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Carlitos e l'importanza di sorridere (spiegata in breve)

Ecco la lezione di Carlos Alcaraz, punto per punto, dopo il suo secondo trionfo a Indian Wells. Dal fatto che tutto può cambiare rapidamente a un dato fondamentale, più volte ribadito: per vincere, bisogna (anche) divertirsi

18 marzo 2024

L'intervista post match di Carlos Alcaraz, dopo il titolo vinto a Indian Wells (battendo, come nel 2023, Daniil Medvedev) ha un che di educativo. Senza volerlo – non ne avrebbe mai l'intenzione, visto un carattere piuttosto schivo e poco incline ad auto-incensarsi – Carlitos stavolta si mette in cattedra. E i destinatari sono un po' tutti. Chi comincia il suo percorso con ambizioni di agonismo di alto livello, i genitori dei ragazzi, i maestri, chi scrive di tennis. Tutti, nessuno escluso. Ecco la lezione di Alcaraz, punto per punto.

TUTTO PUÒ CAMBIARE

“Cosa mi ha insegnato questo torneo? Che puoi superare tutti i problemi che hai. Non importa quali problemi siano. Se credi in te stesso, hai un’ottima squadra intorno e lavori duro, tutto può cambiare. Penso che sia la lezione più importante che traggo dalle due settimane di Indian Wells”.

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I MESI DIFFICILI E IL DIVERTIMENTO RITROVATO

“È difficile spiegarlo, ma ho passato mesi davvero difficili, durante i quali è stato complicato ritrovare me stesso. Non mi piaceva più entrare in campo. Sì, significa molto per me sollevare questo trofeo, perché ho superato molti problemi nella mia testa, così come altri problemi sotto l'aspetto fisico. Il punto non era che non vincessi un torneo dai tempi di Wimbledon dello scorso anno. Per me, questo importa relativamente. Il discorso riguardava invece le emozioni, le sensazioni. Si tratta dell'importanza di divertirsi giocando a tennis, ogni volta che metto piede in campo, mettendo in scena il mio gioco. Ecco perché sono davvero, davvero felice di alzare questo trofeo, perché mi sono ritrovato e finalmente mi sono sentito bene con me stesso”.

IL TEAM

“Ho vissuto un periodo davvero difficile dopo Wimbledon. Non riuscivo a trovare il mio stile, il mio gioco, anche se cercavo di godermi quello che arrivava, provando a ritrovare sensazioni positive, a prescindere dai risultati. Facevo fatica a divertirmi in campo. La mia famiglia, il mio team, le persone a me vicine mi dicevano proprio questo: che non sorridevo tanto quanto prima”.

LO SPETTACOLO

“I colpi ad effetto? Ebbene sì, sto cercando di fare questo tipo di colpi, ogni tanto. E questo mi dà una motivazione in più. Penso che sia fantastico anche per chi guarda il tennis, vedere questo tipo di partite, questo tipo di scambi spettacolari. In particolare, per le persone che di solito non guardano il nostro sport, si prova a portare emozione e a convincerli del fatto che sia una disciplina divertente e coinvolgente. Dico sempre che gioco meglio con il sorriso sulle labbra, e punti spettacolari, non importa se li vinco o li perdo, mi fanno comunque sorridere. Penso che mi aiutino anche a continuare a migliorare il mio gioco in partita e a mostrare il mio miglior tennis. Non so se è una questione di anticipazione, di velocità di riflessi, ma penso un mix di entrambi. A volte credo di essere un ottimo shot-maker”. 


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