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Jack Draper ai raggi X: sull’erba può insidiare Sinner e Alcaraz?

C’è più di un motivo per credere che Jack Draper possa inserirsi nella lotta fra Sinner e Alcaraz per la conquista del torneo di Wimbledon. Perché sull’erba il tennis mancino dell’inglese funziona a meraviglia e può renderlo un avversario molto complesso. Resta da capire come gestirà la pressione di casa: fino a qui non l’ha fatto benissimo

18 giugno 2025

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Nel tennis non è mai soltanto una questione di tennis, inteso come colpi, perché per vincere una partita serve spesso molto di più. Ma alla vigilia di un torneo come Wimbledon, su quell’erba che più di ogni altra superficie esalta certi giocatori e ne penalizza altri, lo stile di gioco rimane uno dei fattori determinanti per capire se e come un determinato tennista possa fare strada oppure no. In vista dello Slam londinese, l’indiziato numero uno per inserirsi nella lotta fra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz pare essere l’idolo locale Jack Draper, che per la prima volta in carriera si presenterà all’AELTC con (giustificate) ambizioni di arrivare in fondo.

Il pubblico british attendeva grandi cose da lui anche lo scorso anno, dopo il titolo a Stoccarda, ma Jack da Sutton era appena entrato nei primi 30 del ranking ed era ancora alla ricerca della sua vera dimensione. Una speranza che dodici mesi dopo si è trasformata in certezza, con la vittoria di un Masters 1000, il best ranking al numero 4 e molto altro.

Dunque sì, oggi è giusto considerarlo uno dei favoriti, subito alle spalle dei due fenomeni contemporanei, oltre che (secondo i bookmaker tanto cari al popolo inglese) dell’immancabile Novak Djokovic. Perché Draper è un giocatore maturo, pronto per certi palcoscenici: dopo anni condizionati da problemi, oggi è integro e soprattutto consapevole, ha trovato continuità dei risultati e capito di poter fare a spallate per un ruolo da protagonista, non più solo da comprimario.

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Da buon inglese, Draper sull’erba fa più paura che altrove, ma non è solo un luogo comune dovuto alla nazionalità e al fatto che sui prati ci abbia giocato più di altri già negli anni della crescita. Oppure perché le due sfide “verdi” contro Sinner e Alcaraz le ha vinte entrambe lui, sempre al Queen’s Club della sua Londra, battendo Jannik nel 2021 e Carlos nella passata stagione.

A mettere in guardia è soprattutto il suo tennis, che ben si sposa con l’erba, a partire dal servizio mancino: un plus ovunque, ancora di più sui prati dove i rimbalzi sono rapidi e bassi. È un colpo che gli offre velocità e potenza, ma anche angoli e una grande varietà di soluzioni che lo rendono imprevedibile e difficile da leggere. Un’arma potenzialmente importantissima contro Alcaraz e – specialmente – Sinner, due giocatori che hanno nella risposta uno dei principali punti di forza.

Poi c’è il diritto mancino: colpo esplosivo e piatto, ideale per fare male sull’erba, sempre grazie ai rimbalzi. Stesso discorso per il rovescio, sicuramente meno incisivo ma ugualmente piatto, spesso colpito (come il diritto) cercando l’anticipo, per non perdere campo e tenere i piedi vicini alla linea di fondo. Non si può definire Draper un giocatore d’attacco, come sono stati alcuni grandi connazionali del passato, ma è comunque un tennista dalle buone soluzioni offensive, che ama gli scambi brevi e sa togliere il tempo ai rivali col suo stile aggressivo. Tutte qualità che sui campi di Church Road possono diventare difficili da contrastare, specialmente nella prima settimana quando i campi sono meno usurati e più rapidi.

In sostanza, a livello di stile di gioco (ed efficacia) Draper può essere seriamente considerato un potenziale ostacolo anche da parte dei primi 2 giocatori del mondo. È sicuro di non trovare né l’uno né l’altro prima dei quarti di finale, ma un sorteggio amico potrebbe anche ritardare il potenziale scontro di un altro turno (semifinale). Tuttavia, detto che il suo tennis può far paura, rimane da capire come sarà gestire una pressione che in passato ha fatto tante vittime, specialmente fra i giocatori di casa.

Fino a qui, ai Championships non è andata affatto bene neanche a lui: nel main draw non è mai andato oltre il secondo turno e in cinque partecipazioni (fra tabellone e qualificazioni) è riuscito a vincere due sole partite. L’ultima lo scorso anno, quando superò in cinque set Elias Ymer prima di crollare in tre contro il connazionale Cameron Norrie. Uno storico non esattamente all’altezza di certe ambizioni o di certi proclami da parte della stampa britannica, che lo indica come candidato per il titolo. Il suo tennis non si discute, ma la vera sfida sarà riuscire a far valere solo quello, dribblando tutte le altre difficoltà. Dovesse farcela, allora sì, può essere davvero il primo degli outsider.

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