Due professori della Luiss, Cesare Amatulli e Matteo De Angelis (autori del libro "Effetto Sinner. Consumi responsabili e nuovo made in Italy oltre lo sport”), analizzano i possibili effetti della sconfitta di Jannik contro Alcaraz nella finale dell'ultimo US Open
di Paolo Rossi | 11 settembre 2025
Delle analisi sportive, sulla finale Sinner-Alcaraz degli US Open, ne abbiamo letto abbondantemente. La domanda che ora ci si pone è: ma il nostro campione azzurro come ne è uscito dalla sconfitta? Lo abbiamo chiesto a due professori universitari della Luiss, Cesare Amatulli e Matteo De Angelis che, esperti di marketing, hanno studiato il caso Sinner e scritto “Effetto Sinner. Consumi responsabili e nuovo made in Italy oltre lo sport”, che vede anche la prefazione del presidente della FITP Angelo Binaghi.
Professori, avete approfondito l’esito dell’ultimo Slam del 2024?
De Angelis: “Abbiamo visto l’effetto Sinner anche con la sconfitta già durante la cerimonia di premiazione, dalle sue dichiarazioni a caldo fino alla comunicazione non verbale: sportivissimo e sincero, aveva la serenità di chi sa che che tornerà a vincere a breve”.
Amatulli: “Esatto, la conferma di quello che esce fuori anche dal libro: la sconfitta fa parte del modello Sinner: umiltà, resilienza, autocontrollo, l’accettazione dell’esito senza drammi, vittimismo o colpevoli. Sono gli elementi che la sconfitta mette in luce. In questo senso la sconfitta paradossalmente rafforza l’immagine di questo ragazzo, ne fa venire fuori un campione vicino alle persone, caratterizzato da autenticità. E c’è un altro aspetto importante: il concetto di tempo, che non riguarda lui e il come influenza i consumi, perché Jannik non spingerebbe mai i consumatori al consumo veloce ma all’utilizzo più lungo del prodotto con un allungamento del circolo di vita. Quindi la sconfitta è la metafora di questo concetto: la sua forza non è nell’immediato, ma nel lungo periodo”.
A conferma di quello che dite la città di Torino lo ha nominato cittadino onorario, per il suo comportamento oltre che per i meriti sportivi.
Amatulli: “Torino è una di quelle città dove il dare arriva prima dell’avere. In questo ritroviamo la personalità di Jannik, c’è tanta coerenza”.
Allora tra l’essere numero uno, o numero, non c’è poi tutta questa differenza…
De Angelis: “No, perché l’analisi prescinde dalla stretta attualità e performance sportiva. Jannik ha dei valori personali, familiari, che sono inalienabili e immodificabili e caratterizzano il suo modo di fare sport rendendolo più umano e più vicino alla gente comune di quanto non lo sia già. Altro che automa, come alcuni lo dipingono: la sconfitta, da questo punto di vista, potrebbe ulteriormente aiutarlo assolutamente”.
In fondo se c’è una persona che non ama mettersi in mostra quello è proprio Jannik Sinner.
Amatulli: “Lui è un modello non replicabile. Jannik funziona perché non è costruito e questo lo rende forte e unico a differenza di tanti altri. È credibile perché non recita un ruolo diverso dalla propria persona. La sua è una coerenza naturale, una autenticità spontanea”.
De Angelis: “Aggiungo che noi abbiamo usato il termine paradosso per Jannik, perché lui è un moderno tradizionale. Un ossimoro, ma lui è moderno perché associato a un’immagine dell’Italia inclusiva, considerando che viene da un luogo di confine. E tradizionale, perché personifica tutti i valori del miracolo economico italiano, incarnandone tutti i valori”.
Per concludere: Jannik Sinner ha bisogno di consigli?
Amatulli: “Gli direi di continuare così e di non lasciarsi condizionare dalle tentazioni del terzo millennio. Ma se proprio devo… magari se si associasse con qualche brand più umile, chissà…”.
De Angelis: “Ci siamo accorti che gli altri campioni hanno cominciato a imitarlo. Alcaraz ha capito di dover essere più Sinneriano per potersi avvicinare a lui. Jannik, con i suoi valori, genera una visione ai giovani, e a tutti gli italiani”.


E se alla lunga l’effetto Sinner venisse meno?
De Angelis: “Non credo proprio, non vedo questo rischio. A prescindere dalla solita sparuta minoranza di haters”.
Amatulli: “Ritengo anch’io che non si raggiungerà una saturazione, sia a livello mediatico che sportivo. Anche di fronte a una super esposizione mediatica: il suo stile personale, la sua sobrietà, la non invadenza, il non urlato lo rendono immune. Non solo: Jannik rende coerente il messaggio cosiddetto pubblicitario e sta contribuendo all’evoluzione del tennis: Alcaraz è più antico, Sinner invece rappresenta il futuro del tennis con il suo approccio didattico e scientifico”.