Il numero 1 inglese, più giovane di appena 4 mesi dell’altoatesino con cui ha perso in semifinale agli US Open, si compiace della maturità dimostrata quest’anno in campo coi primi 2 titoli ATP come fuori
di Vincenzo Martucci | 02 dicembre 2024
Ognuno ha i suoi tempi. Già da junior Jack Draper aveva mostrato le sue qualità, a dispetto della finale di Wimbledon di categoria che aveva perso nel 2018 contro Tseng Chun-hsin, cinese di Taipei, oggi 119 ATP che sia barcamena nel purgatorio dei Challenger, dopo il bum di due anni fa al numero 83 della classifica. Mancino, ben costruito da mamma Nicky, ex campionessa britannica juniores e poi allenatrice, che gli aveva messo la racchetta in mano a 3 anni, il piccolo Jack Alexander era ingovernabile. Si deconcentrava facilmente, si arrabbiava spesso, non accettava gli alti e bassi suoi e dell’avversario, era impaziente, nervos e volubile, era roso da qualcosa dentro di sé. Voglia di emergere, certo, legittima ambizione che cozzava contro le difficoltà di mettere insieme i pezzi del gioco e del fisico.
Ma, soprattutto, il ragazzo del servizio e dal rovescio naturali, ce l’aveva col mondo, a cominciare dal padre, ex buon tennista dilettante, amministratore delegato della potente LTA, la Federtennis britannica, che lo faceva apparire come un raccomandato ogni qual volta riceveva una wild card. Figurarsi quand’ha ricevuto una borsa di studio comprensiva di supporto medico e finanziario e la possibilità di allenarsi al National Tennis Centre sotto la guida del coach numero 1, James Trotman, che tuttora lo segue.
RACCHETTE ROTTE
Justin Sherring, l’allenatore che l’ha formato da junior, amico di famiglia, racconta: “Gli capitava di perdere totalmente le staffe e di distruggere racchette a raffica, tanto che mi è anche capitato di dover chiamare il suo sponsor per farsene mandare in fretta e furia delle altre, con la scusa che si erano rotte sotto la macchina da incordatura”.
Forse Jack, proprio per via dei genitori e delle enormi aspettative che tutti - a cominciare da se stesso - avevano posto su di lui, era soprattutto frustrato: "Abbiamo avuto discussioni accese, più e più volte. E’ normale a quell’età. Aveva un insopprimibile sentimento di grandezza che gli rimbombava dentro, e doveva trovare il modo di tirarlo fuori e di esprimersi”.
Ci ha messo del tempo, parecchio tempo, ha sicuramente lavorato molto su se stesso e sul controllo delle emozioni, ma certo oggi quel Draper non somiglia affatto allo stesso Draper che quest’anno, con due titoli è arrivato al numero 15 del mondo, mostrandosi finalmente freddo e compassato come non mai, agli US Open, dove s’è fermato solo in semifinale contro Jannik Sinner, al culmine di una crescita davvero significativa. Dopo la finale di Adelaide, Jack è tornato protagonista solo sull’amata erba, aggiudicandosi a giugno il primo titolo ATP, a Stoccarda, a spese di Matteo Berrettini e poi di nuovo a ottobre conquistando Vienna, battendo stavolta due italiani, prima Darderi e Musetti.Un bel salto di qualità al pensiero che a settembre di un anno fa era uscito dai top 100.
ALTI E BASSI
Al Guardian, Draper ha confessato alcuni vizietti: “Quand’ero più giovane non avevo la mentalità del lavoro. Passando pro, non sapevo veramente che cosa aspettarmi, ma il cambiamento è brutale perché capisci che se davvero vuoi essere all’altezza devi maturare ed essere autonomo già a 20 anni. Io non ero pronto a metterci tutto il lavoro che serviva, non volevo essere professionale, non volevo fare tutte le cose che occorrono. Fondamentalmente non volevo sacrificarmi”.
Il campanello d’allarme del 2021, con la la rottura dei legamenti della caviglia, gli aveva pregiudicato una stagione, la tendinite alla spalla gli ha rovinato il 2022, negandogli i tornei sull’erba e costringendolo a un bel passo indietro, al circuito Challenger, per ritrovare partite, sicurezza e punti in classifica: “E’ stato allora che ho capito che avevo davvero bisogno di cambiare. Sono molto, molto orgoglioso del modo in cui mi sono preso la responsabilità di essere davvero diverso e ho ricevuto molte ricompense da quelle decisioni. Molte cose buone sono venute semplicemente cercando di assumermi davvero la responsabilità di essere migliore e crescere, essere una persona migliore, essere più indipendente e semplicemente più uomo”.
When @jackdraper0 asked his good friend Jannik for advice ??
— Janniksin_Updates (@JannikSinner_Up) December 1, 2024
“I didn’t know how to cook anything. He’s Italian, so I thought he’d know how to make pasta. I should have just asked my mum, but I didn’t. He did a good pasta and taught me how to do it.”
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Via @guardian pic.twitter.com/4pFqcjtkEA