

“Luca - spiega Giorgio Galimberti - ha fiducia nei propri mezzi, ha più forza mentale rispetto a prima. Sia nella stessa partita, sia nel lungo periodo, i progressi sono evidenti”. Con l'ex davisman, del team fanno parte anche Marco De Rossi e il preparatore Stefano Barsacchi
07 aprile 2024
Jannik Sinner come esempio ma pure come aiuto, nel senso che gli permette di lavorare tranquillo, senza pressioni. Una fiducia in crescita costante, che va di pari passo con i miglioramenti fisici e tecnici e con una ottima tenuta sulla lunga distanza. Luca Nardi sta trovando continuità, parola magica che fa da anticamera del successo. Nel tennis e non solo. Dopo il trionfo su Novak Djokovic a Indian Wells, è arrivato il titolo nel Challenger di Napoli. E dopo Napoli, la qualificazione a Monte-Carlo.
“Luca ha fiducia nei propri mezzi, ha una migliore forza mentale rispetto a prima”, sottolinea Giorgio Galimberti, l'ex davisman che lo segue da qualche mese in un team di cui fanno parte anche Marco De Rossi e il preparatore Stefano Barsacchi. “Sia nella stessa partita – prosegue Galimberti – sia nel lungo periodo, i progressi sono evidenti. Abbiamo perso tre settimane di preparazione in avvio di stagione, però ad ogni modo abbiamo lavorato anche durante i tornei. Stefano Barsacchi, che la FITP ci ha assegnato come preparatore, ha messo un bel po' di benzina nel motore. E pensare di fermarsi 'quando il ferro è caldo' è un azzardo. Il tennis è fatto anche di classifica e di punti, quindi andiamo avanti fino a che il piede sta ben piantato sull'acceleratore. Poi ci fermeremo quando Luca raggiungerà un livello tale da sentire lui stesso l'esigenza di fermarsi”.
Marco De Rossi, sammarinese, a sua volta ex pro, conferma aggiungendo un dettaglio importante: “Hai più responsabilità quando affronti avversari che hanno più o meno la stessa classifica. Con Djokovic paradossalmente è tutto più facile mentalmente. Ora sono tante le partite che vince al terzo, ci sono progressi fisici e mentali”.
Le qualificazioni superate a Monte-Carlo, per la seconda volta di fila, sono un altro segnale positivo. E regalano un tabellone tremendamente affascinante: prima Felix Auger-Aliassime, che oggi non è certamente nel suo momento migliore. Poi, in caso di vittoria, Carlos Alcaraz. Luca Nardi torna a mettersi in luce nel Principato, che lo scorso anno fu gioie e dolori, come racconta il suo coach: “Magari – sottolinea Galimberti – è sembrato che quella sconfitta con Musetti (6-0 6-0, ndr) sia passata in modo relativamente sereno, indolore. Ma non è stato proprio così: certamente Luca non meritava quel punteggio, lo ha accettato ma non digerito del tutto, fino alla sfida con Djokovic a Indian Wells. Prima di entrare in campo, la sua preoccupazione principale era quella di non subire una lezione. Abbiamo parlato a lungo con lui per fargli capire che questo rischio non c'era. E infatti, è accaduto quello che abbiamo visto: ha battuto il numero 1 del mondo”.
Luca Nardi (foto Sposito)
Se Galimberti ha più tennis alle spalle, per Marco De Rossi questa è la prima esperienza con un giocatore di questo livello, nelle vesti di tecnico. “Per me è una grande occasione, che mi è stata data da Luca in primis. E collaborare con Giorgio è importante, anche perché è stato a lungo il mio allenatore. Con Nardi tutto è partito dall'amicizia, poi col tempo si è instaurato il rapporto lavorativo. Il team funziona e c'è tanto da imparare come sempre”. “Marco – aggiunge Galimberti – ha giocato a buon livello, ha fatto esperienza da tecnico e capisce la mia visione del gioco. Ci capiamo al volo ormai, dopo tanti anni passati insieme. Ci risulta facile trasmettere a Luca lo stesso pensiero, visto che spesso il nostro coincide”.
Adesso Nardi ha un atteggiamento più maturo in campo, meno propenso a quello scoramento che spesso mostrava agli avversari nei momenti negativi. “Ora – spiega Galimberti – nasconde la frustrazione e riesce a reagire. Una qualità importante, non solo per se stessi ma anche di fronte agli avversari”. De Rossi concorda: “Ormai è consapevole di essere pronto per competere a un certo livello: vincere in due o in tre set non gli cambia molto, per questo sta vincendo tanto sulla distanza, cosa che prima non accadeva”.
Galimberti rincara la dose: “Prima diceva sempre, degli altri, che erano fortissimi. Oggi lo fa ma nella giusta misura. Perché anche lui fa parte di quelli fortissimi, mentre se reputi gli altri troppo forti, allo stesso tempo sminuisci te stesso. Sono convinto che se lui riuscisse a portare un po' di varietà nel gioco, oltre alla capacità di giocare vicino al rimbalzo, allora potrebbe diventare ostico anche sulla terra. Se invece si mette a scambiare in modo monotematico contro avversari consistenti, allora perde qualcosa in qualità. Lui deve essere un giocatore universale anche sulla terra battuta, prendendo la rete ogni volta che ce n'è bisogno. Anche perché forse i campi di Monte-Carlo sono lenti ma la terra di oggi in generale tende a essere veloce”.
A proposito di terra, c'è un buon amico di Luca che sul mattone tritato sarà l'osservato speciale e – molto probabilmente – il favorito in ogni torneo a cui prenderà parte. “So che con Alcaraz sono buoni amici – conferma De Rossi – ma Luca adesso è molto concentrato su se stesso, non guarda troppo agli altri, nemmeno a quelli che conosce bene. Per lui la cosa più importante è diventata la propria crescita persona, non il confronto con chi sta al vertice”.
E parlando di top player, non si può non parlare di Sinner. “Jannik – prosegue De Rossi – fa da traino, è importante per tutto il movimento. Fa scuola, è un esempio per chiunque, a partire dall'attitudine. Spiega con i fatti perché sta avendo successo”. Galimberti annuisce: “Sta portando tanta attenzione sul tennis e così ne traggono giovamento anche gli altri. Ci sono tanti investimenti sul nostro sport in generale, Jannik è da solo ma il movimento è grande e sono in tanti a poter crescere. Un tempo, uno come Nardi sarebbe stato al centro dell'attenzione. Il fatto di restare un po' nascosto è un fattore positivo per lui. Non è uno di quelli che cercano visibilità o amano fare la star. Anche se, quando poi salirà, forse dovrà abituarsi. Ma Sinner ci insegna qualcosa pure qui: è partito da antidivo, adesso è un fenomeno anche sotto questo aspetto”.
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