

"Al di là dei risultati - spiega l'americano - ora sento di appartenere al gruppo dei più forti al mondo, è una sensazione che si rafforza a ogni torneo. Sinner? Agli Us Open mi sono sentito impotente, a Torino è andata meglio"
16 novembre 2024
La chiave in fondo è semplice e la ripetono tutti, o quasi. "Ho vinto - spiega Taylor Fritz dopo aver raggiunto la finale a spese di Zverev - perché ho giocato meglio i punti importanti. In altri tempi, avrei aspettato l'errore del mio avversario, mentre ora prendo più rischi e questo paga. Penso di aver giocato in particolare un ottimo tie-break".
"Da qualche settimana - continua l'americano - penso di aver aggiunto molto al mio tennis. Al di là dei risultati, ora sento di appartenere al gruppo dei più forti al mondo, è una sensazione che si rafforza a ogni torneo".
"Quali siano questi aspetti del gioco non è qualcosa che voglio approfondire pubblicamente perché non voglio dare notizie ai miei avversari in merito alle mie debolezze. In poche parole, il mio diritto adesso è più efficace rispetto al passato, sento che migliora partita dopo partita e questo mi dà grande fiducia".
I confronti diretti tra i migliori sono l'essenza del torneo dei maestri, e Fritz coi migliori ci sta sempre più a suo agio.
"Difficile dire del perché un giocatore sia più o meno semplice da affrontare. Certo posso dire che ci sono alcuni giocatori contro i quali mi trovo parecchio in difficoltà, che mi fanno sentire non a mio agio. Carlos per esempio (Alcaraz, ndr), ma anche Sinner negli ultimi match, mentre in precedenza non sentivo questo senso di impotenza. E ancora De Minaur, e poi ovviamente devo citare Nole, visto che sono sotto 10-0...".
"Sinner? Agli Us Open mi sono sentito davvero impotente, senza armi. A Torino è stato un po' diverso, ho perso 6-4 6-4 ma mi sono sentito maggiormente in partita, penso che avrei meritato qualcosa in più. Lui è il numero 1, gioca in maniera perfetta i punti che contano, ma non mi sentivo così lontano".
"Perché a volte si perde nel girone e si vince in finale? Una combinazione di fattori: strategia che si cambia, sensazione di avere meno da perdere, oppure semplicemente fortuna".
Mastica amaro, invece, Alexander Zverev, che ci ha sperato fino all'ultimo prima di dover alzare bandiera bianca. "Onestamente - spiega il tedesco - nel secondo e nel terzo set penso di aver giocato meglio di lui. Purtroppo non ho sfruttato le mie chance e ho giocato un tie-break decisamente sotto la media. Ho perso per questa ragione".
"Rispetto ai match precedenti, Taylor è migliorato parecchio sul diritto. Ha sempre colpito in modo molto robusto, ma nei momenti cruciali poteva tirare un vincente sulla riga oppure colpire i teloni. Adesso la percentuale si è spostata decisamente sui vincenti, credo che in questo modo abbia fatto la differenza".
"Dopo il match contro Alcaraz, che è stato il picco della settimana, contro Fritz mi sono sentito in parte svuotato di energie. Soprattutto all'inizio ho faticato a entrare in partita, poi ho trovato il ritmo ma non è bastato. Del resto qui giochi ogni giorni contro i migliori al mondo, non puoi permetterti nessun tipo di calo".
Infine, si torna a parlare dell'annata di Sascha, con uno spunto finale degno di nota. "Ho giocato una grande annata - continua Zverev - vincendo molto e sono nel complesso soddisfatto di come è andata. Ma quello che resterà nella mia testa sono le sconfitte dure da digerire nei tornei importanti, in particolare in Australia contro Daniil (Medvedev, ndr) e al Roland Garros contro Alcaraz. Con Carlos siamo buoni amici, parliamo spesso. Ed è curioso che alcuni dei giocatori con cui lui si trova peggio siano alcuni di quelli con cui mi trovo meglio io. E viceversa. A volte il tennis è una questione di confronto, non di valori assoluti".
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