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Cobolli in Laver Cup: perché è un'esperienza che sarà utile

A Berlino, il romano è rimasto in panchina, come osservatore (e alternate) di un gruppo che contava su diversi top 10. “Qualcosa che mi aiuterà – ha spiegato Flavio – e che mi motiva a migliorare ancora per poter essere protagonista la prossima volta”

23 settembre 2024

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Dalla Davis Cup alla Laver Cup cambia tutto. Ma per Flavio Cobolli si tratta sempre di esperienza. Se a Bologna il romano era stato protagonista in campo aiutando gli azzurri a staccare il biglietto per Malaga, a Berlino è rimasto in panchina, come osservatore (e alternate) di un gruppo che contava su diversi top 10. “Qualcosa che mi aiuterà – ha spiegato Flavio nella conferenza stampa finale, chiamato in causa da Zverev – e che mi motiva a migliorare ancora per poter essere protagonista la prossima volta”. 

In qualche modo, però, Flavio protagonista lo è stato lo stesso. Come quando è stato pizzicato dalle telecamere in un simpatico speech motivazionale destinato a Carlos Alcaraz: “Tira forte sulle righe e pensa che sei il miglior giocatore del mondo”, ha suggerito l'azzurro al vincitore di Roland Garros e Wimbledon. Un incitamento che non è passato inosservato ma che – a dispetto della classifica attuale – si inseriva perfettamente nel contesto di una manifestazione per team: per aiutare i compagni, anche una mezza verità può essere utile alla causa.

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Ciò che conta invece è che Cobolli, in tutto questo, ha dimostrato una volta di più il suo carattere deciso, a suo agio anche in contesti che potrebbero intimidire chiunque. Flavio quest'anno sta completando la migliore stagione della carriera, è numero 32 Atp e nei top 30 della Race, ma non si accontenta. Intanto in Davis ci vuole tornare, ma in generale essere già arrivato così in alto – persino oltre le attese di questo 2024 – non rappresenta un motivo per adagiarsi. Al contrario. Ciò che colpisce maggiormente della sua attività negli ultimi mesi è poi la costanza di rendimento su superfici che fino a poco tempo fa poteva percepire come lontane. Per esempio, erba e cemento.

Già agli Australian Open di gennaio, Cobolli aveva raggiunto il terzo turno partendo dalle qualificazioni. Ma è stato in estate, a Washington, il momento in cui è arrivato un altro salto di qualità, con una finale in un 500 e una sconfitta di fronte a Sebastian Korda che non ha tolto il sorriso al tennista romano. Persino l'erba non è stata così indigesta: un quarto di finale a Eastbourne e un secondo turno a Wimbledon non sono affatto da buttare, soprattutto se rappresentano un'esperienza formativa da far fruttare in seguito.

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Proprio 'esperienza' è la parola chiave: Cobolli è cresciuto in un anno in modo repentino, passando da quota 101 all'attuale 32 Atp. Ma l'esperienza ad altissimo livello è ancora – inevitabilmente – piuttosto limitata. “Ho avuto la chance di conoscere Roger Federer – ha detto Flavio parlando della competizione berlinese – ma in generale mi sono trovato a mio agio con tutti quanti, malgrado si parli di alcuni dei migliori giocatori del mondo. Per me è stato qualcosa di impagabile, di molto diverso rispetto a quello che posso sperimentare nei tornei”.

Eccola qui la chiave, per analizzare la Laver Cup dell'azzurro, rimasto riserva senza entrare in scena ma capace in realtà di cogliere tutto quanto si poteva dai tre giorni in Germania. Allenarsi con Alcaraz, Zverev e compagni, tutto sommato, lo si può fare anche altrove. Ciò che non si può riprodurre è la vicinanza (anche emotiva) coi colleghi che un appuntamento a squadre può dare. Vicinanza che significa maggiore semplicità nel cogliere i dettagli da 'rubare' e da portare poi in campo la prossima volta.

“Farò di tutto – ha sottolineato il romano tornando a parlare di Nazionale – per fare in modo di essere a Malaga con il team azzurro e continuare la mia avventura in Davis, anche se siamo in tanti a meritare la convocazione”. Le prime scelte di capitan Volandri sono arrivate, ma c'è ancora un mese e mezzo abbondante per coltivare sogni e ambizioni. Tutto attraverso il lavoro, così come attraverso nuove esperienze: chissà che Cobolli sarà, dopo la Laver Cup vissuta a stretto contatto con campioni di oggi e leggende di ieri.

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