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Il sogno di Bublik: da Torino a Torino?

Alexander Bublik nel 2025 ha conquistato tre titoli del circuito maggiore (Halle, Gstaad, Kitzbuhel) e un Challenger 175 (Torino). Tutto concentrato tra maggio e luglio. In tre mesi, il kazako di origine russa ha collezionato un record non da lui: 22 vittorie su 25 partite giocate. Quali sono le sue chance di giocare le Nitto ATP Finals?

di | 29 luglio 2025

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L'argomento Bublik è da maneggiare con cura: oggi vince (tanto) e se ne può parlare in un certo modo. Domani potrebbe non vincere più (per tanto) e allora si dovrebbe tornare alle origini del discorso. Restiamo ai fatti, dunque. Nel 2025, Alexander Stanislavovic Bublik ha conquistato tre titoli del circuito maggiore (Halle, Gstaad, Kitzbuhel) e un Challenger 175 (Torino). Tutto concentrato tra maggio e luglio. In tre mesi, il kazako di origine russa ha collezionato un record non da lui: 22 vittorie su 25 partite giocate. Non da lui perché fino ai primi mesi di questa annata d'oro, il buon Sasha aveva sì creato degli exploit isolati di spessore, ma senza mai nemmeno avvicinare una continuità del genere. A ricordarci che è sempre lui, ci ha messo la caduta all'esordio a Wimbledon contro Jaume Munar, non proprio un erbivoro doc.

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Oggi Bublik si trova a essere numero 25 Atp (ma è stato anche 17, dunque non è questa la notizia) e soprattutto numero 12 della Race, vicinissimo ai top 10 e non lontano nemmeno dai migliori 8, considerato che l'ottavo – Alex De Minaur – ha un vantaggio su di lui di 575 punti. I milioni di tifosi (non è un'esagerazione) che il buon Sasha vanta in giro per il mondo, di conseguenza, stanno già pregustando un possibile ritorno a Torino, ma stavolta per le Nitto ATP Finals. Impossibile? No, stavolta non è impossibile e c'è il ranking a dirlo.

Ma la natura del personaggio è sempre la stessa e allora bisognerà capire fino a che punto, il kazako, è davvero riuscito a fare pace con se stesso e col proprio talento. Ammesso che ci sia riuscito, bisognerà anche capire quanto durerà, questa pace. Perché la questione sta tutta lì e non ce ne sono altre. Non la superficie, visto che ora arriva il duro (outdoor e indoor), dove Sasha ha tutte le carte in regola per continuare a vincere. Non gli avversari, spesso ridotti al ruolo di comparse, persino quando vincono. Con tutto il rispetto per chi lo precede, i vari Ruud, Shelton, De Minaur e Fritz non possono certo considerarsi tecnicamente al di sopra del kazako. E a dirla tutta, tolti Sinner e Alcaraz (forse ancora un Djokovic in forma), oggi si fatica a trovare qualcuno che non sia alla sua portata.

La gioia di Alexander Bublik (Getty Images)

La gioia di Alexander Bublik (Getty Images)

Proprio contro Sinner, Bublik ha vissuto due momenti chiave di questo 2025. Il primo ha rappresentato la conclusione di una splendida cavalcata parigina, con Sasha proiettato per la prima volta nei quarti di finale del Roland Garros. Il secondo momento è invece andato oltre ogni immaginazione (anche del kazako), visto che ad Halle è giunto il successo sul numero 1 del mondo, prologo al titolo sull'erba tedesca. Sarà che Jannik non era al massimo, durante quel match, ma in realtà non bisogna togliere nulla al modo in cui il suo avversario si è preso la partita. Tanto più che in seguito ha trovato pure la chiave per piegare Daniil Medvedev in finale.

La vera forza del nuovo Bublik, tuttavia, non è data dall'exploit contro il grande nome, ma dalla concretezza nei tornei più piccoli, come i 250. In realtà è un processo recente, cominciato a Torino nel 175 dello scorso maggio: Sasha arrivò deciso a prendersi il titolo, dicendo – testuale – che non si aspettava altro che la vittoria. Un concetto che deve essere rimasto ben presente nella sua testa quando poi è andato a prendersi i trofei di Gstaad e Kitzbuhel. Dove senza dubbio l'aria di montagna – sotto forma di condizioni più rapide – gli avrà dato una mano, ma dove lui ha saputo prendersi ogni chance, lasciando per strada poco o nulla: un solo set perso – in finale in Svizzera – e un dominio pressoché totale in tutti gli altri confronti.

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Ma allora cosa non convince ancora, di questo Bublik? Cosa fa dubitare del fatto che abbia davvero cambiato marcia in maniera definitiva? La risposta, in fondo, sta nella sua storia: Sasha ha 28 anni, non è un bambino e quel talento che oggi è così in evidenza ce l'ha sempre avuto. Solo che poi, per lunghi periodi, si dimentica di mostrarlo. A Parigi, dopo l'approdo ai quarti, disse che era 'la giornata più bella della vita'. A Kitzbuhel, dopo aver preso il terzo titolo della stagione nel Tour maggiore, ha detto di non credere a quello che stava facendo. Insomma, qualche dubbio sta venendo persino a lui, sul fatto che questa condizione sia destinata a durare. A Toronto, intanto, non ci è andato, ma tornerà per Cincinnati e Us Open: proprio da questi due tornei potremo capire qualcosa in più sulle sue chance di andare a Torino, anche se lui avrà poi un'altra bella fetta di stagione – quella sui terreni indoor – per conquistare punti pesanti.

Il suo miglior risultato a New York è un terzo turno che risale addirittura al 2019, la sua prima apparizione nello Slam americano. E dal 2022 a oggi, l'estate negli States gli ha portato in dote praticamente solo dolori. Il cemento outdoor è democratico e nasconde tante insidie. In più, il rallentamento costante delle condizioni di gioco ha portato i big server ad avere un'arma spuntata contro chi risponde bene (ormai, quasi tutti). E se ci mettiamo pure le mille distrazioni che provengono dalle tribune in un torneo d'oltreoceano, si capisce perché Bublik da quelle parti non abbia mai brillato. Ora però è giunto il momento per cambiare marcia. Altrimenti, torneremo a parlare di Alexander nello stesso modo in cui se ne parlava qualche tempo fa: come del più grande incompiuto del tennis contemporaneo.

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