
Chiudi
Nel padel l’obiettivo di una buona volèe è che sia rapida e particolarmente profonda, così da incollare l’avversario alla parete di fondo. Ma non è necessariamente la scelta giusta: talvolta, considerando le condizioni di fondo e vetri, è meglio indirizzare la pallina verso i piedi del rivale, come fanno i “pro”. Ecco perché
di Marco Caldara | 20 agosto 2022
Nel padel la volèe è un colpo fondamentale. Nel corso di un qualsiasi incontro ogni giocatore ne esegue una quantità elevatissima, visto che l’obiettivo di ogni coppia è quello di prendere la rete, e poi provare a difenderla cercando di aggiudicarsi il punto. Ma come si esegue una buona volèe? Oltre ai dettagli tecnici, uno degli aspetti fondamentali è quello di cercare profondità, così da obbligare gli avversari a difendere una palla complicata, spesso molto bassa, con un effetto che fa sì che, dopo aver toccato la parete di fondo, la pallina cada a terra. L’ideale sarebbe giocare una volèe che rimbalzi dopo la linea del servizio, così che abbia meno spazio per alzarsi in direzione del cristallo, quindi esca dalla parte più bassa e più rapida.
Ma non è sempre una regola assoluta, perché nel decidere come giocare la volèe e dove piazzarla il giocatore dovrebbe sempre tenere in considerazione anche la rapidità del campo e il comportamento dei vetri, fattori che possono variare a seconda di temperatura e condizioni di gioco (indoor, outdoor). In un campo particolarmente lento, con rimbalzi alti, una volèe profonda risulterà meno efficace perché il fondo la rallenterà, alzando la traiettoria e facilitando la vita della coppia impegnata in fase difensiva.
Visto che l’obiettivo è sempre quello di fare in modo che la volèe muoia subito dopo aver toccato la parete di fondo, il giocatore può lavorare sulla profondità della giocata, colpendo magari più corto. Una buona idea, come spesso si vede a livello professionistico, è quella di cercare di colpire la volèe in direzione non della parete di fondo ma di uno dei due avversari, così da obbligarlo a giocare una palla dal basso. Qualora decidesse di lasciarla passare si troverebbe a difendere una pallina molto complessa, con pochissimo spazio (e tempo d’azione) per rispedirla dall’altra parte del campo.
Se dovesse invece decidere di colpire prima del rimbalzo sulla parete, sarà costretto a difendersi su una palla bassa e rapida, carica di effetto, con l’obbligo di fare tutto molto rapidamente e magari senza lo spazio ideale. Di conseguenza, difficilmente riuscirà a eseguire un colpo efficace o un pallonetto profondo. Ciò si trasforma in un vantaggio per chi ha colpito la volèe, che può guadagnare una posizione ancora più offensiva e provare a chiudere lo scambio con la soluzione successiva.
Quando invece le condizioni del campo invitano a giocare la classica volèe profonda, dal punto di vista tecnico al giocatore che cerca efficacia serve un accompagnamento molto pronunciato in avanti, ossia la capacità di “seguire” la palla dopo averla colpita. Per fare ciò è importante colpire la pallina in linea con il corpo, senza anticipare troppo il colpo, altrimenti col braccio già disteso diventa difficile accompagnare la palla, che quindi perderà profondità. Meglio attendere una frazione di secondo in più e colpire quando la palla è più vicina al corpo, così da poter allungare il braccio a dovere dopo l’impatto.
Se si vuole incollare l’avversario alla parete di fondo, la profondità è fondamentale. La linea del servizio è il primo obiettivo da superare, ma fra quella e il cristallo ci sono ancora oltre tre metri (3 metri e 5 centimetri, per la precisione) quindi è possibile cercare ulteriore profondità. Puntare sempre a mettere la pallina a 20 centimetri dal vetro può produrre molti errori, specie se la mano non è quella di Fernando Belasteguin, ma l’unico modo per imparare a giocare davvero profondo è… sbagliare. Solo così il giocatore si abituerà a conservare un piccolo margine d’errore, iniziando a ridurre poco alla volta la potenza e l’accompagnamento fino a trovare la sua soglia di sicurezza, ovvero quella zona dove è comunque in grado di mettere il rivale in difficoltà, ma con un rischio di commettere errori ridotto il più possibile.