-
L'angolo dell'insegnante

Timing esecutivo, tutti i segreti

Quali sono i meccanismi che regolano l'abilità di coordinare al meglio l'azione dei vari segmenti del corpo? Scopriamo anche che cosa sono “la catena cinetica” e la “fase di transizione”...

di | 23 marzo 2020

* I.S.F. R. Lombardi

Nell’analisi tecnica dei tennisti moderni, uno degli aspetti che cattura maggiormente l’attenzione è il timing esecutivo. Che si traduce nell’abilità di coordinare al meglio l’azione dei vari segmenti corporei per produrre azioni motorie efficaci ed efficienti.

Le abilità percettive sottendono la possibilità di attivare al meglio i programmi motori che regolano l’esecuzione di ogni abilità tecnica. Quando un tennista riesce a rispondere in modo efficace a un servizio che supera i 200 km/h, in primo luogo, fa leva sulla capacità di anticipazione motoria e conseguentemente può modulare al meglio i parametri del movimento (ampiezza, forza, direzione, ecc.) con il risultato di colpire la palla integrando la precisione temporale con la precisione spaziale.

L’analisi della precisione temporale ci consente di comprendere “quando colpire”, mentre l’analisi della precisione spaziale ci consente di comprendere “dove colpire”. Entrambi i parametri presi in considerazione sono rilevanti per quanto concerne il timing esecutivo.

C'è ampio e ampio

Più un movimento è ampio, minore è la precisione temporale. Nelle prime fasi del percorso formativo è opportuno che gli allievi eseguano movimenti di preparazione non molto ampi per non avvertire problematiche relative al tempo sulla palla che influirebbero direttamente sul grado di controllo dell’abilità tecnica.

Al contrario un giocatore evoluto può eseguire anche movimenti di preparazione piuttosto ampi purché riesca a produrre un’accelerazione dell’attrezzo tale da garantirgli di recuperare precisione al momento dell’impatto.

È chiaro che quanto detto va associato al tempo che si ha a disposizione in relazione alla situazione tattica (non a caso nell’esecuzione delle volée o della risposta al servizio si avverte l’esigenza di ridurre l’ampiezza dei movimenti di preparazione). Ecco due aspetti molto significativi:

1. La catena cinetica

In tutti i movimenti in cui è necessario produrre la massima velocità, è fondamentale che i segmenti corporei siano reclutati nell’unità di tempo (mediamente sono stati calcolati 300 millisecondi per quanto concerne la fase di accelerazione) in una sequenza che coinvolge arti inferiori-tronco-braccio-avambraccio-mano.

È fondamentale evidenziare che per massimizzare la velocità finale, i segmenti corporei devono essere reclutati in modo tale che ognuno di essi inizi il suo movimento nell’istante in cui il segmento precedente ha raggiunto la massima velocità.

Ecco perché il timing esecutivo e più specificatamente la coordinazione dell’atleta sono così rilevanti in termini di prestazione.

2. La fase di transizione

È risaputo che per sfruttare al meglio il principio biomeccanico dell’energia elastica, il tempo di latenza che intercorre tra il movimento di preparazione e quello di accelerazione deve essere particolarmente ridotto. È altrettanto vero che se si eseguissero preparazione e accelerazione troppo velocemente non si riuscirebbe ad accumulare sufficiente energia nei muscoli per la produzione di forza.

Così è di fondamentale importanza determinare la cosiddetta “fase di transizione”, cioè un rallentamento o una breve fase di arresto dell’attrezzo al termine del movimento di preparazione.

Concludendo, possiamo definire il timing esecutivo come un elemento di stabilità della tecnica, in quanto in ogni fase del percorso formativo assume una grande importanza per garantire il controllo motorio delle abilità nonché l’efficacia ed efficienza delle stesse.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti