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Tattica e mental game

Porsi obiettivi sì, esagerare no

Uno dei più quotati psicologi dell’ambiente tennistico, ex giocatore a sua volta, ci spiega perché e come evitare di trovarsi in difficoltà: porsi degli obiettivi elevati è importante, ma esagerare può essere dannoso.

di | 27 dicembre 2019

*autore del libro “Tennis: winning the mental match”. Courtesy PTR

Troppa enfasi sui propri obiettivi può essere stressante. Normalmente, porsi degli obiettivi elevati è un fattore positivo, ma come accade nella maggior parte dei casi, esagerare può diventare dannoso.

È il caso di una giovane matricola universitaria, chiamiamolo Frank, con cui ho avuto occasione di parlare. A livello giovanile, Frank è stato uno dei giocatori più promettenti, sempre posizionato tra i primi 3 della sua categoria. Grazie al suo livello è riuscito a ottenere una borsa di studio completa in una delle università più rinomate d’America.

Ma Frank era molto infelice. Ha iniziato la stagione giocando come numero 2 della squadra, ma con il proseguo della stagione, a causa dei risultati negativi, è sceso in sesta posizione. Non andava d’accordo con il suo allenatore, era malvisto dai suoi compagni di squadra, aveva la sensazione di non trarre alcun beneficio dagli allenamenti ed era terribilmente scoraggiato perché il suo gioco era peggiorato.

Infelice e incapace di uscire da questo tunnel di malcontento, Frank stava pensando di lasciare la squadra per trasferirsi in un’altra università.

Gli eventi decisivi

Quando cerco di risolvere problemi simili a quelli di Frank, il mio primo passo consiste nel cercare di individuare le cause del problema. Abbiamo perciò analizzato gli eventi che l’hanno portato a scegliere di andare all’università.

Il suo ultimo anno di scuola superiore è stato felice e produttivo, e l’estate precedente al suo arrivo al college è stata eccitante e piena di buone speranze. Aveva programmato di partecipare ad alcuni tornei professionistici minori, oltre ai maggiori tornei nazionali. Anche se aveva ricevuto offerte di borse di studio da parecchie università rinomate, non aveva ancora preso alcuna decisione.

La sua alternativa era di mettere temporaneamente da parte il college per dedicarsi a tempo pieno al Tour professionistico. Frank aveva deciso che i risultati di quell’estate sarebbero stati decisivi per la sua scelta. Se fossero stati buoni, avrebbe proseguito la strada del professionismo, altrimenti avrebbe accettato una borsa di studio all’università.

Frank aveva deciso che i risultati di quell’estate sarebbero stati decisivi per la sua scelta. Se fossero stati buoni, avrebbe proseguito

La pressione autoindotta

Come spesso accade a giovani giocatori con una buona classifica, il desiderio di Frank era quello di andare a giocare tra i professionisti. La sua speranza era di ottenere ottimi risultati ai tornei estivi, di fare un gran balzo nel ranking Atp.

I suoi obiettivi comprendevano anche lasciarsi alle spalle il mondo delle classi scolastiche, dello studio e del tennis universitario. Sfortunatamente c’era un gran numero di giovani tennisti talentuosi quanto lui che aveva la stesso obiettivo.

Quell’estate, i risultati di Frank furono a dir poco modesti, per la pressione (autoindotta) derivante dal voler trasformare i sogni in realtà. Fu sconfitto ai Campionati nazionali juniores e non se la cavò meglio nei tornei pro. Col passare dell’estate, le sue speranze si affievolirono gradualmente. Partita dopo partita perse la fiducia e iniziò a giocare sempre peggio. Infine abbandonò le speranze e accettò una borsa di studio all’università.

L’atteggiamento sbagliato

Ma anche al college, Frank ebbe subito problemi e ben presto si trovò a lottare con un’altra situazione difficile. Quali erano gli elementi comuni con le delusioni estive? I suoi obiettivi troppo elevati e la sua delusione nel non riuscire a raggiungerli. Frank iniziò il percorso universitario con l’atteggiamento sbagliato. Invece di essere entusiasta per la prospettiva di poter studiare in una delle università più prestigiose degli Stati Uniti, era infelice di trovarsi lì. Pensava che il college fosse il premio di consolazione per non essere stato all’altezza di giocare tra i pro. Era demoralizzato perché si ritrovava in un gruppo di giocatori mediocri che non erano riusciti a trovare spazio più in alto. Poiché considerava il college una delusione, Frank ben presto trovò difficoltà a essere motivato durante gli allenamenti e nei match. Col passare del tempo le sue prestazioni in partita peggiorarono. Nonostante Frank ritenesse che i suoi avversari di college non erano granché, erano tuttavia abbastanza bravi da riuscire a batterlo.

Problemi che si autoalimentano

I molteplici problemi di Frank finivano per autoalimentarsi, stressandolo.

Col passare del tempo risolse molti dei suoi problemi comprendendo che le sue convinzioni erano errate: non aveva apprezzato le opportunità che gli si erano presentate. Al contrario, si era concentrato su ciò che riteneva gli fosse dovuto e non aveva ottenuto.

I suoi obiettivi erano fuori controllo e si erano trasformati in aspettative. Solitamente, sani obiettivi sono motivanti e stimolanti, e dovrebbero fungere da guida per uno sviluppo graduale. Ma bisogna assolutamente mantenerli entro una giusta prospettiva. Non ci sono garanzie che le proprie speranze e i propri sogni possano diventare realtà e bisogna comprendere che se non lo diventano, non si ha comunque perso nulla.

In realtà questi obiettivi e questi sogni sarebbero di grande aiuto se restassi sempre concentrato sul miglioramento di te stesso. Ti possono rendere una persona migliore di quella che saresti se non avessi cercato di raggiungerli. Ma non bisogna assolutamente confonderli con certezze.

Nel tennis non si perde

Le aspettative frustranti di Frank gli hanno portato un atteggiamento negativo e la maggior parte dei suoi problemi sono stati la logica conseguenza. Il suo modo di pensare negativo ha oscurato totalmente ciò che avrebbe dovuto rappresentare una situazione felice. Gli facevano considerare il suo percorso di studio noioso e pesante, il suo allenatore come un antagonista, i suoi compagni come un mucchio di giocatori di secondo piano (invece che come amici) e i suoi avversari immeritevoli di rispetto. Date queste premesse, le sconfitte e la caduta in una spirale negativa erano inevitabili.

Una volta cambiato il suo modo di vedere le cose, la situazione è gradualmente migliorata. Fin quando si riesce a mantenere una prospettiva realistica, giocare a tennis resta una situazione in cui non si può perdere. Innanzitutto è uno sport che si pratica per divertimento ed esercizio fisico. Certo, vincere è divertente, ma non sempre è possibile. Anche se perdi, puoi godere della competizione, puoi essere soddisfatto del fatto che ogni volta che colpisci una pallina stai imparando qualcosa. Forse non sarà subito così evidente, ma col tempo migliorerai le tue abilità.

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