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Esistono 4 punti cruciali da tenere presente. Iniziamo a scoprire nel dettaglio i primi due: la soggettività emotiva e la differenza tra piacevolezza e funzionalità. Ecco quanto è importante essere tennisti... consapevoli
di Antonio Daino ed Elena Uberti * | 26 novembre 2019
* I.S.F. R. Lombardi
Gestire le emozioni sul campo da tennis è un’abilità piuttosto complessa. Tuttavia è possibile incrementare il riconoscimento emotivo acquisendo una maggior consapevolezza della propria individualità, imparando a distinguere ad esempio la piacevolezza e la funzionalità, nelle varie situazioni esperienziali.
I risultati sono maggiormente efficaci se si inizia fin dalle prime fasi giovanili. Per questa ragione, lo staff dell’Area Mentale dell’I.S.F. Roberto Lombardi, ha avviato nei Centri Estivi della FIT un progetto denominato Alfabetizzazione emotiva, finalizzato alla rilevazione delle modalità più frequentemente utilizzate dai giovani tennisti, in materia di consapevolezza emozionale.
Il tennis costituisce indubbiamente un ottimo contesto per la comprensione profonda dell’aspetto emotivo e di come la funzionalità degli stati emotivi possa condizionare l’espressione del proprio livello di gioco in campo.
Allenare i giovani tennisti, fin dalle prime fasi di sviluppo, all’osservazione intra-soggettiva di stati fisiologici, reazioni e comportamenti, consente di migliorare sia il livello di prestazione, che quello relativo al benessere generale.
La letteratura scientifica sull’educazione emotiva suggerisce il peso di alcune variabili soggettive e ambientati che risultano cruciali nello sviluppo del livello di meta-cognizione (intesa come la componente auto-riflessiva e cioè come la capacità di compiere un’analisi sul proprio e altrui comportamento).
Esistono sostanzialmente quattro punti cruciali che è opportuno tenere bene in considerazione quando si parla di stati emotivi. Iniziamo a scoprire quali sono i primi due: la soggettività emotiva e la differenza tra piacevolezza e funzionalità.
In primo luogo, all’interno del percorso di allenamento, è molto importante rendere il giocatore consapevole del fatto che gioia, rabbia, tristezza e tutte le altre emozioni sperimentate nel contesto tennistico, si presentino in modo del tutto personale e unico: ogni tennista sperimenta stati emotivi diversi, in relazione a contesti di gioco differenti.
Durante lo svolgimento della ricerca, i giovani tennisti si rendevano conto che le risposte che fornivano spontaneamente alle domande risultavano differenti tra un giocatore e l’altro. Questo dato di realtà forniva loro la prova tangibile del fatto che non avesse senso supporre emozioni giuste o sbagliate, neppure l’esistenza di una risposta corretta in assoluto, valida per tutti, oppure stati emotivi migliori o peggiori rispetto ad altri.
In secondo luogo, esiste una sostanziale differenza tra la piacevolezza e funzionalità di stati emotivi: la prima dimensione ha il ruolo di diversificare quando questi vengono connotati in modo positivo (cioè quando sono vissuti come piacevoli) o al contrario in modo negativo (in corrispondenza di un vissuto spiacevole).
La seconda dimensione riguarda la possibile influenza in termini di resa prestazionale di tipo migliorativo, peggiorativo oppure del tutto ininfluente rispetto al rendimento effettivo nella prestazione.
Per fare un riferimento concreto a una situazione emersa frequentemente nel corso del lavoro sperimentale, alcuni tennisti si rendevano conto di come la rabbia potesse risultare per loro uno stato spiacevole da sperimentare, nonostante questa potesse costituire in alcuni casi (e con una specifica modulazione) una condizione facilitante per poter eseguire i propri colpi con maggiore determinazione.
Avviare dei percorsi di allenamento mentale, che prevedano un incremento sistematico del grado di competenza emotiva (e non solo di padronanza di abilità tecniche, tattiche e atletiche), potrebbe facilitare il percorso dell’atleta verso un miglioramento sia personale che agonistico.
La consapevolezza della soggettività emotiva espressa sul campo da tennis, connessa a ciò che risulta piacevole o funzionale al proprio gioco, potrebbe costituire uno degli elementi chiave per la costruzione della convinzione del tennista, nelle proprie potenzialità espressive di gioco.