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Tattica e mental game

Mai sentito parlare di big points?

Non tutti i punti di un match sono uguali. Ce ne sono alcuni che fanno la differenza più di altri. Vediamo come riconoscerli e analizziamo la teoria del “lungo periodo” per affrontarli al meglio. Ragionando come fanno i casinò di Las Vegas...

di | 14 ottobre 2019

* I.S.F. R. Lombardi

In un'intervista Roberta Vinci sosteneva la tendenza delle giovani giocatrici del circuito a giocare i punti con un approccio monocorde del tipo “o la va o la spacca”. Per non fare esempi che potrebbero toccare la suscettibilità delle giocatrici in attività si può fare riferimento al giovane Agassi e all'Agassi post “cura“ Gilbert per cogliere il diverso approccio al gioco. Nel primo caso, Agassi giocava ogni colpo per fare un vincente a prescindere dalla situazione di gioco, nel secondo caso giocava il colpo più adatto alla specifica situazione, e quindi con un più alto coefficiente di realizzazione. Questo approccio più razionale e funzionale gli ha consentito di rimanere al vertice della classifica mondiale ancora per diversi anni seppur non più giovanissimo.

I big vincono i big point più spesso

Molti coach sostengono che i punti del tennis hanno lo stesso valore e quindi che vanno giocati tutti allo stesso modo senza preoccuparsi della situazione di punteggio; un vantaggio di questo approccio è quello di non generare ansia nel giocatore, ansia dovuta alla tensione percepita dal giocatore soprattutto sui punti cruciali. Questo approccio semplicistico può essere funzionale nel percorso di costruzione del giocatore, ma non può essere un punto di arrivo, perché la tecnica esecutiva dei primi 100 giocatori al mondo è relativamente simile, ma i primi 10 del ranking sono quelli che più frequentemente vincono i cosiddetti big points.

Quali sono i big points?

Iper semplificando per fini didattici, in una partita vinta con il punteggio di 6-4 6-4 si saranno giocati circa 100 punti e almeno due break point, due set points e un match point. Mediamente questi punti vengono raddoppiati e quindi potrebbe essere realistico fissare convenzionalmente a circa 10-12 quelli che vengono definiti i cosiddetti “big points” di una partita.
Un approccio interessante al riguardo è quello utilizzato da Allen Fox, lo psicologo americano che ha raggiunto il più alto livello di classifica tennistica raggiungendo gli ottavi agli Us Open che all'epoca si giocavano a Forest Hills. Fox faceva riferimento agli ingenti guadagni dei gestori dei Casinò di Las Vegas che non si interessano della singola giocata, ma si preoccupano di avere un vantaggio percentuale sul lungo periodo, è questo che li fa guadagnare grandi quantità di denaro.

Il lungo periodo: come giocare i big point

Sui punti cruciali quindi il tennista dovrà giocare il suo colpo che gli dà la più alta percentuale di successo. Il tennista non può avere la certezza di vincere quel punto, ma alla distanza quella strategia gli farà vincere il maggior numero di partite. La caratteristica di un giocatore mentalmente forte è quella di sapere che per vincere deve fare i suoi colpi abituali e non pensare di dover fare cose eccezionali. Il punto di partenza anche in questo caso è sempre il primo assioma della forza mentale che dice, “conosci te stesso” nel senso di conoscere il punto forte e il punto debole del tuo gioco, al fine di poter produrre la tua migliore prestazione.
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