-
L'angolo dell'insegnante

BIOMEC, il glossario della biomeccanica

Da “Balance” a “Catena cinetica” passando per “Momentum”, a ogni lettera corrisponde un principio importante per il rendimento tecnico. Ecco un acronimo divenuto fondamentale nel tennis moderno.

di | 11 agosto 2019

Nel tentativo di educare gli insegnanti di tennis alla comprensione della biomeccanica e far sì che questi possano integrare la stessa nell’ambito dell’insegnamento, può essere utile riferirsi allo studio dell’acronimo B.I.O.M.E.C. Ad ogni lettera di tale acronimo corrisponde un particolare principio che può essere ritenuto oggettivamente importante per ottimizzare il rendimento di ciascuna abilità tecnica. Per aiutarci nella comprensione utilizzeremo tre immagini del servizio del ceco Tomas Berdych.

B come Balance

Per “balance” si intende la capacità di controllare al meglio l’equilibrio corporeo sia in fase statica che dinamica. L’equilibrio statico può essere preso in considerazione riferendosi alla tecnica dello split-step. Se un tennista effettuando uno split-step determinasse una base di appoggio troppo ampia, avrebbe un buon equilibrio in fase statica ma evidenti difficoltà a muoversi rapidamente. D’altra parte se la base di appoggio fosse troppo stretta, l’atleta potrebbe muoversi più facilmente ma avrebbe difficoltà a produrre velocità di spostamento in quanto la sua capacità di spinta risulterebbe piuttosto limitata. L’equilibrio dinamico è l’abilità del tennista di mantenere la propria linea di gravità all’interno della base di appoggio mentre il corpo è in movimento. Per far ciò occorre fissare l’attenzione sull’azione degli arti inferiori per quanto concerne la tecnica degli spostamenti e soprattutto sulla stabilità del tronco e della testa in fase dinamica. Si può notare come il ceco Tomas Berdych (immagine 1) durante la  preparazione del servizio, porti progressivamente il piede posteriore dietro a quello anteriore (tecnica del foot-up). Così facendo riduce la base di appoggio ma nonostante ciò ha un buon equilibrio. Questo perché la combinazione del piegamento degli arti inferiori e della torsione del tronco gli consentono di mantenere la linea di gravità all’interno della base di appoggio.

I come Inerzia

Nel tennis è particolarmente significativo il “momento di inerzia” che può essere riferito alla resistenza che la racchetta incontra durante la fase di accelerazione. Per tale motivazione chi esegue il rovescio a una mano ha l’esigenza di flettere il gomito al termine della preparazione, mantenendo l’arto dominante piuttosto vicino al tronco anche durante la prima fase di accelerazione. Se al contrario la racchetta fosse distante dal corpo, il tennista avrebbe grande difficoltà nel produrre la massima velocità dell’attrezzo in quanto il momento di inerzia angolare risulterebbe troppo elevato. Nel servizio di Berdych (immagine 1) si può apprezzare come nella fase precedente l’accelerazione riduca la distanza tra racchetta e corpo in modo da ruotare l’attrezzo più velocemente.

O come Opposite Force

In questo caso si allude al principio di azione e reazione. Per un tennista è di grande rilevanza piegare  gli arti inferiori durante la fase di preparazione perché così facendo potrà sfruttare la forza proveniente dal terreno durante la successiva fase di estensione. Sempre nell’immagine 1 si evidenzia come attraverso il piegamento degli arti inferiori l’atleta eserciti una forza verso il terreno. Quest’ultimo restituirà la medesima energia che è stata impressa (“ground reaction force”) garantendo notevoli benefici in termini di spinta.

M come Momentum

Il “momentum” è il prodotto tra massa e velocità e pertanto il tennista, per favorire la massima accelerazione dell’attrezzo, deve cercare di aumentare la velocità prodotta dai propri segmenti corporei in modo da trasferire alla racchetta il “momentum” generato. Possiamo distinguere due differenti tipologie di “momentum”: lineare e angolare. Può essere semplice comprenderne la differenza raffrontando l’open stance con la neutral stance nell’esecuzione dei colpi a rimbalzo. Nell’open stance il tennista enfatizza la torsione del tronco e utilizza in misura predominante il “momentum” angolare. Al contrario nella neutral stance l’atleta impiega soprattutto il trasferimento del peso del corpo come componente di spinta e pertanto il “momentum” lineare è prevalente rispetto a quello angolare. Durante la fase di accelerazione del servizio, Berdych ruota il tronco (immagine 3) producendo quantità di moto angolare (in particolare attraverso il ribaltamento del piano delle anche e delle spalle) ma nel contempo trasferisce il peso del corpo in avanti generando quantità di moto lineare.

E come Energia elastica

L’energia elastica può essere riassunta considerando l’applicazione del cosiddetto “stretch-shorten cycle” (ciclo di allungamento e accorciamento). In particolare, durante la fase di preparazione di ciascuna abilità tecnica, i muscoli sono soggetti a una fase di allungamento che consente l’accumulo di energia elastica. Quest’ultima sarà impiegata durante la fase successiva attraverso l’accorciamento delle fibre muscolari e viene trasferita all’attrezzo favorendone una maggiore accelerazione. In riferimento al servizio di Berdych, non appena gli arti inferiori si estendono la racchetta cade verticalmente (immagine 2) portandosi in una posizione piuttosto distante dalla schiena. In tale fase i muscoli deputati alla produzione di energia come ad esempio il “latissimus dorsi” e il “grande pettorale” si allungano garantendo un accumulo ottimale di energia elastica. Tale energia sarà impiegata durante la fase di rotazione interna del braccio favorendo una maggiore accelerazione dell’attrezzo.

C come Catena cinetica

La catena cinetica è l’azione sinergica dei vari segmenti corporei i quali agiscono come se fossero anelli di una catena, in cui la forza generata da ognuno di essi viene trasferita a quello successivo. La coordinazione è l’aspetto più significativo correlato a tale principio biomeccanico perché, per massimizzare la velocità finale, i segmenti corporei devono essere reclutati in modo tale che ognuno di essi inizi il suo movimento nell’istante in cui il segmento precedente ha raggiunto la massima velocità. Pertanto durante la fase di accelerazione del servizio di Berdych (immagine 3) una sequenza di movimenti coordinati (estensione degli arti inferiori, torsione del tronco, pronazione dell’avambraccio, rotazione interna del braccio, flessione della mano) intervengono al fine di produrre una sommatorie di forze al momento dell’impatto, con evidenti benefici in termini di prestazione.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti