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Attivazione e defaticamento costituiscano due vere e proprie fasi dell’allenamento a tutti i livelli. Determinano variazioni fisiologiche e neuromuscolari che implementano la prestazione, facilitano il recupero e aiutano a prevenire infortuni
24 giugno 2019
Attivazione e defaticamento, questi sconosciuti... Molti tennisti amatoriali, anche di buon livello, trascurano le fasi di attivazione e defaticamento, ritenendo siano un qualcosa di superfluo, o magari addirittura di troppo evoluto per il loro livello, arrivando così a supporre che rappresentino pure uno spreco di tempo ed energia.
Quanto andremo qui a descrivere si pone lo scopo di dimostrare come sia l'attivazione che il defaticamento non siano solo una specificità di atleti agonisti o professionisti, bensì costituiscano due vere e proprie fasi dell’allenamento a tutti i livelli, poiché in grado di determinare variazioni fisiologiche e neuromuscolari, che implementano notevolmente la prestazione, facilitano il recupero e aiutano a prevenire infortuni. Analizziamole nel dettaglio.
È la fase preparatoria a quella centrale dell’allenamento. Consiste in un’attività fisica prima di tipo generale, che interessa cioè grandi gruppi muscolari non necessariamente associati all’attività che verrà svolta, poi di tipo speciale, dove invece saranno coinvolti in maniera mirata i gruppi muscolari impegnati nell’attività specifica.
La sua intensità viene sviluppata in modo crescente, il che significa che si partirà da un livello moderato fino a raggiungere il livello di gioco.
Come detto gli effetti positivi della fase di attivazione si possono distinguere in fisiologici, psicologici e legati alla sicurezza.
Gli effetti fisiologici consistono in un incremento della funzionalità enzimatica, con aumento di velocità delle reazioni, che si producono grazie all’aumento della temperatura corporea; l’attivazione agevola il metabolismo al punto da favorire una minore produzione di lattato, una maggiore attitudine al suo smaltimento e pertanto, una ritardata insorgenza dell’affaticamento; produce inoltre un aumento della lubrificazione delle articolazioni e di conseguenza della loro mobilità e stabilità; infine stimola l’attivazione del sistema nervoso centrale aumentando l’efficienza degli impulsi nervosi.
Gli effetti psicologici sono relativi all’aumento dell’attivazione nervosa e della predisposizione allo sforzo, fino al punto di creare il giusto atteggiamento mentale per un allenamento performante.
Gli effetti legati alla sicurezza infine, rappresentano il miglior metodo per prevenire eventuali traumi alle strutture osteoarticolari e muscolo-tendinee.