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Cultura e costume

Townsend, Ostapenko e le altre: le ragazze del tennis fanno giri immensi ma poi ritornano

Il nuovo appuntamento con la rubrica "Vincenti & Gratuiti". Al centro le storie di Townsend e Ostapenko, Osaka e Raducanu. Storie di giocatrici che arrivano, vincono, si prendono pause più o meno lunghe poi rientrano

di | 21 maggio 2023

Taylor Townsend la trovate oggi in campo in finale al Ladies Open di Firenze contro l’azzurra Jasmine Paolini. Seguitela: ogni centimetro del suo possente fisico è una storia. A Roma, da numero 130 al mondo all’incirca, ha fatto fuori Jessica Pegula, 3 WTA, americana come lei. Quand’era più giovane è stata aiutata assai poco poco dalla federazione americana, l’USTA: troppo fuori dalle regole quel ragazzina di colore e sovrappeso, dicevano.

Jelena Ostapenko l’avete vista lottare sul Centrale del Foro Italico in semifinale contro la numero 6 del mondo e campionessa in carica di Wimbledon, la russa-kazaka Elena Rybakina. E’ finita male, anche a male parole, perché la lettone voleva andare avanti nonostante un po’ di pioggia e l’avversaria, in quel momento sotto nel punteggio, voleva smettere. Emma Raducanu, l’inglese che ha incantato tutti vincendo a 18 anni gli Us Open 2021, è stata fotografata tre giorni fa su un letto di ospedale londinese con due braccia e una gamba fasciate. “Tornerò - ha scritto in un post - ma intanto devo saltare Parigi, Wimbledon e forse anche Flushing Meadows”. Cioè la stagione intera. Pareva che dovesse conquistare il mondo, flessibile come un giunco e quel sorriso infinito, invece è lì, pallida e impacchettata. La buona notizia per lei è che le tre operazioni programmate sono finite. Della serie che peggio di così non potrà andare. Forse.

Naomi Osaka, la nippo-americana quattro volte campionessa slam, ex numero 1 del mondo, occhi a mandorla, carnato scuro e capelli rasta - il trionfo del mondo che si mescola - ha invece annunciato a gennaio che è incinta e avrà un figlio. A Naomi va riconosciuto il coraggio di aver bucato la bolla del tennis ed essere riuscita a portare nel pieno di uno slam l’urlo di denuncia e dolore dei Black Live Matters.

Poi agli Us Open dell’anno successivo (2021) dichiarò che “quando vinco non mi sento felice, quando perdo mi sento molto triste. Penso che mi prenderò una pausa dal gioco per un po’ perché il mondo fuori da qui è tutta un’altra cosa”.   

 

Sono stelle che splendono, all’improvviso. Illuminano il circuito del tennis e lo star system che gli gira intorno. Altrettanto all’improvviso spariscono, inghiottite da paure, angosce, vertigini, senso di inadeguatezza. Talvolta ritornano. E sono sempre storie di vittoria e riconquista.

Taylor “Tay” Townsend ha 27 anni, viene da Chicago, è sempre apparsa una predestinata - aveva 16 anni ed era in predicato per una wild card agli Us Open -  per la potenza di gioco ma non è mai stata come la volevano gli altri. A cominciare dalla sua forma fisica, troppo peso rispetti ai canoni previsti dal sistema. L’USTA le chiese di dimagrire. Lei non lo ha mai fatto. È andata avanti con la sua testa. Anche quando nel 2021 decise che voleva un figlio. “Nel mezzo della carriera?” le fecero notare i vertici del tennis americano e gli sponsor. “Se non ora quando?” rispose lei.

Adyn Aubrey Johnson è nato nel 2021 e mamma Tay continua a giocare a tennis. È precipitata in classifica, è risalita, è tornata e scesa ancora. Oggi è ufficiosamente numero 107 ma a Roma, appunto, ha battuto in tre set Pegula: “Ancora una volta è solo un altro passo, un altro mattone che sto posando sul mio cammino. Continuerò ad andare avanti e a posare questi mattoni” ha detto nella conferenza stampa dopo il successo ai danni della ricchissima collega di Buffalo. In campo sfoggia completini supercolorati e superaderenti. Alla faccia dei suoi 80 chili fuori dalla grammatica del tennis.

Gioia e lacrime, i due volti della finale femminile

Potremmo parlare a lungo qui di Jelena Ostapenko, anche lei 80 chili non previsti e spuntati all’improvviso dopo che nel 2017 ha vinto Parigi, è salita al numero 5 del mondo per poi sprofondare intorno al numero 50 e dintorni. Jelena sta risalendo e a Roma è sembrata allegra, sorridente, leggera con i suoi chili in più e i vestitini da tennis rosa e turchese che nemmeno un’indossatrice.

“Ma li fanno in Lettonia” ha detto fiera. Una cosa è certa: Ostapenko giocherà per giocare, sorridere e terrà lontane pressioni e attese. “Basta, ho già dato” ha sottolineato.

Potremmo parlare di Leylah Fernandez, la canadese di origini filippine, anche lei cometa apparsa all’improvviso (finale 2021 a New York persa con la  Raducanu) e poi scomparsa intorno alla posizione numero 50. Il padre-coach, famiglia, soldi, attese: i motivi sono purtroppo sempre gli stessi. Potremmo parlare di Sloane Stevens, di Madison Keys e altre stelle che però hanno brillato meno del previsto.

Si dice che il tennis femminile sia in crisi, orfano ormai di fenomeni che hanno illuminato la scena e le cronache per decenni come Graf, Seles, Serena e Venus diventate leggenda quando erano ancora nel circuito. Ma cercate nelle loro vite, in biografie raccontate a pezzi qua e là. Non troverete titoli e slam. Scoprirete però mondi e sfide incredibili. Appaiono, scompaiono, a volte tornano. Ed è un successo.    

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