-
Personaggi e interviste

"Il campo dei Finzi Contini? Una meravigliosa invenzione"

Gianni Clerici ha raccontato la sua amicizia con Giorgio Bassani in un'intervista per Nazione, Giorno e Resto del Carlino. "A Ferrara mi disse che il campo da tennis del romanzo non l'aveva mai visto, se l'era immaginato"

14 gennaio 2020

«La radura, il tennis, il cieco sperone della magna domus, e poi, là in fondo, incombente sopra le cime fronzute dei meli, dei fichi, dei susini, dei peri, lo spalto delle Mura degli Angeli…». Così Giorgio Bassani descrive il campo da tennis di Micòl, la protagonista del Giardino dei Finzi Contini. Nel romanzo, ambientato a Ferrara, che racconta gli incontri da ghetto di un gruppo di ragazzi ebrei, pretesto per una sfida anche amorosa, il tennis ha una parte importante. In un'intervista per il Giorno, la Nazione e il Resto del Carlino, rivela che quell'iconico da tennis non sarebbe mai esistito.
"Una volta ad esempio passeggiavamo lungo le mura di Ferrara. Lui viveva proprio vicino ad esse. A un certo punto gli ho domandato dove fosse la villa e il campo da tennis dei Finzi Contini - ha raccontato Clerici -. Giorgio ha preso fiato e mi ha detto una cosa che al tempo mi ha molto impressionato: che non lo aveva mai visto, che se l'era immaginato. lo nonostante tutto quello che si è detto sul libro e su chi lo ha ispirato ho sempre pensato che la vicenda potesse non essere reale. Il periodo, ovvio, lo era. Ma la storia secondo me è tutta una invenzione di quel genio di Giorgio".

La storia racconta i progetti di vita di ragazzi ebrei perfettamente integrati a Ferrara tra il 1938 e il 1941. Le partite di tennis scatenano la passione non ricambiata di Giorgio per Micòl che segretamente si incontra con il “vincitore” delle partite, Giampi Malnate, chimico «con gli occhi grigi d’acciaio, da uomo forte».

E' una storia fuori dal tempo, protetta e riparata dalla Storia che intanto sta trasformando l'Italia fuori da quel giardino. L'eco della guerra non arriva, ma finisce per incorniciare la gioventù di quegli anni universitari. 

Bassani, non soddisfatto della versione cinematografica diretta da Vittorio de Sica, che pure ha invece contribuito al successo del romanzo, ha trasmesso nel racconto la sua passione sportiva. Suo padre è stato infatti presidente della squadra di calcio di Ferrara, la Spal tra il 1921 e il 1924: anni in cui ha sfiorato la finale per lo scudetto nel 1922.

La sua seconda casa era il Club Tennistico Marfisa d’Este, anche questo fondato dal padre, in cui si organizzava un campionato Sociale che ha visto alternarsi nell'albo d'oro, dal 1933 al 1937, lo stesso Bassani e Michelangelo Antonioni. Il regista userà proprio il tennis come potente metafora nella scena finale di uno dei suoi film più celebri, Blow up. Due mimi ne inscenano una "finta", senza racchette o palline, su un campo vero in un vero parco. Il protagonista del film, un fotografo, si ferma a guardarla e comincia a vedere anche le racchette e le palline. Tra essere e non essere, la realtà più forte è quella che esiste nella nostra mente.

La partita fra mimi in Blow Up di Michelangelo Antonioni

Questa forma di protezione, in modi diversi, si avverte anche nel Giardino dei Finzi Contini. Il tennis dei gesti bianchi, con quella sua apparenza un po' retrò, costituiva uno strumento narrativo potente per rappresentare il contrasto tra il presente fuori e dentro il giardino, fra la tragedia imminente e l'illusione che niente possa cambiare. Bassani lo conosce, quel mondo, racconta Gianni Clerici, la cui amicizia con lo scrittore è stata rinforzata proprio dalla passione comune per il tennis. I primi tempi, racconta, "[ci incontravamo] al Foro Italico, lui era in tribuna stampa a seguire gli Internazionali e io, dopo avere partecipato a sei edizioni del torneo, ne ero diventato un cronista. Poi cominciammo a incontrarci anche fuori".

Il Bassani tennista, aggiunge, "Aveva una classifica di terza categoria universitaria ai tempi, aveva un gioco geometrico, sapeva dove mettere la palla". Hanno anche giocato insieme, una volta, a Firenze. "Lui mi ha fatto conoscere Manlio Cancogni. Abbiamo giocato una partita e ricordo che Cancogni faceva il tifo per Giorgio".

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti