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Sempre in forma

5 dritte per non farsi male

Un discreto livello aerobico, lo stretching, lo sviluppo dei muscoli posturali e delle capacità motorie o ancora avviamento e defaticamento aiutano a prevenire gli infortuni. Ecco le linee guida per ridurre i rischi a zero

di | 20 giugno 2019

Praticando una qualsiasi disciplina sportiva, ancora prima di cercare di incrementare i livelli della prestazione, è di fondamentale importanza creare tutte quelle condizioni per evitare probabili infortuni. Le scienze motorie hanno individuato alcuni cardini fondamentali per non incorrere negli stessi. Quali sono le attività motorie da cui non si può prescindere per evitare di farsi male? Ci sono età più a rischio? La pratica del tennis espone a rischi certi? Innanzitutto facciamo chiarezza su alcuni aspetti ed elenchiamo cinque punti ben precisi.

1. Quanto più è alto il livello di resistenza e tanto meno si va incontro a infortuni. Certamente un discreto livello aerobico aiuta a prevenire gli infortuni in quanto il muscolo viene sufficientemente “ossigenato” sia nelle fasi di stress che in quelle di ristoro.

 

2. I muscoli posturali costituiscono una sorta di corazza che sostiene tutte le parti del corpo. Laddove i suddetti muscoli vengono sviluppati armonicamente e adeguatamente, svolgono un’azione preventiva in quanto mettono in condizione l’atleta di non assumere posizioni inadeguate (paramorfismi) particolarmente rischiose. Alcuni esempi di muscoli posturali sono gran pettorale, trapezio, grande dorsale, ecc.

3. La pratica quotidiana dello stretching e della mobilità articolare consente al tennista di svolgere qualsiasi attività sportiva in condizioni di scioltezza muscolare. Queste pratiche oramai diffuse costituiscono un cardine a livello preventivo in quanto incidono favorevolmente sull’estensibilità muscolare e sui gradi di escursione di tutte le articolazioni del corpo umano. Assumono particolare importanza nelle fasi più intense del gioco, scongiurando così probabili infortuni.

4. Lo sviluppo di tutte le capacità motorie, in primis quelle coordinative e poi quelle organico-muscolari certamente scongiurano fortemente la possibilità di farsi male. Uno degli errori più comuni nell’apprendimento del tennis, ma anche degli sport in generale, è quello di cercare di utilizzare la forza ancora prima di avere acquisito la tecnica, invertendo così la naturale successione delle capacità organico-muscolari rispetto a quelle coordinative. Questa condizione determina una gestualità particolarmente disarmonica e caratterizzata da un’eccessiva tensione muscolare che aumenta in modo esponenziale la possibilità di imbattersi in infortuni.

5. L’avviamento motorio e il defaticamento, due splendide abitudini motorie, consentono all’atleta inizialmente di essere pronto a qualsiasi tipo di richiesta fisica e successivamente creano le basi per rigenerare tutti gli aspetti di carattere psico-fisico che consentiranno in seguito di affrontare nuovi stress fisici nella pienezza dei propri mezzi.

Età e intensità

Per quanto riguarda i rischi relazionati all’età, è naturale comprendere che col passare degli anni gli acciacchi aumentano in quanto avviene una sorta di sommatoria di traumi conseguenti a tutte le ore praticate in precedenza. Un tennista che gioca da trent’anni paga lo scotto dell’usura di tutte le strutture utilizzate, pertanto gli infortuni sono sicuramente maggiori. Ancora più dell’età è l’intensità della prestazione che espone a rischio. Quando non si è più bambini bisogna avere la consapevolezza che la ricerca spasmodica e sistematica della prestazione aumenta in modo esponenziale la possibilità di frequentare più il fisiatra che il compagno di gioco. Il tennis, fermo restando quanto evidenziato, ha l’enorme vantaggio di essere praticato a qualsiasi età e a livelli diversi. Quando la pratica del tennis viene intesa come un mezzo per potenziare la salute, per concepire la vita in modo dinamico e per imparare a rispettare i propri e gli altrui limiti, i rischi si riducono a zero.

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