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Viaggi e turismo

Il nuovo Roland Garros: visita guidata

Mai come quest’anno a Parigi si fondono novità e storia, tra luoghi simbolo dello Slam francese e ‘prime visioni’ strutturali. Il Chatrier è stato rimesso a nuovo ed è nato il campo-serra circondato dalle piante di tutto il mondo intitolato a Simonne Mathieu. Andiamo a visitarlo

di | 01 giugno 2019

Guarda le più belle foto nel nuovo stadio Simonne Mathieu

Uno dei privilegi del frequentare il tour Pro è il piacere della scoperta. Non solo ammirare dal vivo i gesti dei campioni della racchetta, ma anche immergersi nelle bellezze di Roma, Parigi, Londra e via dicendo. Tornei straordinari, ricchissimi di storia e fascino, inseriti in città e contesti altrettanto unici. La possibilità di unire, anno dopo anno, l'amore per il tennis e la curiosità di scoprire luoghi, colori e sapori diversi rende l'esperienza qualcosa di straordinario. Ogni volta che si arriva al Foro Italico o in altri eventi inizia un vero viaggio, si passeggia tra gli stadi, i campi da gioco, le aree verdi, gli shop e gli spazi comuni, rivivendo i propri ricordi e ammirando le novità necessarie a tenere in vita i tornei. Sul tour non è concesso star fermi: tutto è migliorabile, sempre in movimento, con l'obiettivo di crescere e dare a giocatori e pubblico il miglior servizio e spettacolo possibile.

La vista dal rinnovato campo centrale sui 'corridoi' del Roland Garros: sullo sfondo lo stadio Suzanne Lenglen

Verso il Bois de Boulogne

La faccenda si fa ancor più interessante quando ci si reca in un torneo in pieno rinnovamento, come il Roland Garros 2019. Arrivare a Parigi è sempre un'esperienza suggestiva. La “Ville Lumiere” ti rapisce, la sua bellezza può stordirti, tanto che l'unica difesa è entrare in sintonia con la sua diversità, finendo letteralmente rapiti dai suoi i dettagli. Il tennis non può attendere, direzione Porte d'Auteuil, l'accesso verso il verde di Bois de Boulogne e Roland Garros.

Lo storico campo 1

Lo Slam parigino, mai come quest'anno, è nuovo che convive col vecchio. È tradizione che si sta rinnovando verso il moderno senza perdere la sua forte identità. Entrando nell'impianto dalla Porte I, un breve corridoio con qualche stand commerciale ci conduce verso la Grande allèe Marcel-Bernard, il viale principale dell'impianto che collega lo storico campo 1 con il più recente stadio Suzanne Lenglen (costruito nel 1994). Court 1.... Vederlo ancora lì fa tirare un sospiro di sollievo. Resiste stoicamente, continuando a regalare ai giocatori e al pubblico una visione stupenda e soprattutto quell'acustica rara per un'arena sportiva. Sentire dagli spalti (meglio se nelle file più vicine al campo) il suono dei colpi vale il viaggio. Provare per credere. Dicono che l'edizione 2019 sarà la sua ultima: secondo il progetto della futura sistemazione della Place des Mousquetaires, oggi un po' angusta tra Philippe Chatrier e campo 1, quest'ultimo sarà abbattuto alla fine del torneo in corso e sostituito da una grande area verde, di sosta e ristoro per il pubblico. Anche nel recente passato era dato per “spacciato”, chi ama Roland Garros si augura di no…

Lavori straordinari

Tuttavia bisogna ammettere che in certe giornate, soprattutto nella prima settimana quando i campi laterali sono ricchissimi di incontri, transitare nell'impianto può essere complesso, ed arricchire quella zona “critica” con uno spazio ampio potrebbe aiutare la vivibilità generale dell'evento. Archiviando la nostalgia per questa probabile e dolorosa perdita, bisogna dare atto alla FFT di aver compiuto nel corso degli ultimi due anni una serie di lavori straordinari, riuscendo nell'intento di preservare i luoghi più interessanti riorganizzando quasi tutte le zone, il tutto in un'area complessiva non così grande per gli standard degli altri Slam.

Lo stadio Philippe Chatrier, rinnovato nel 2019 e pronto in questa conformazione ad accogliere il tetto retrattile

il nuovo "Chatrier"

Proprio per adeguarsi alle necessità del pubblico, dello svolgimento del torneo e delle tv, negli ultimi dodici mesi Roland Garros ha compiuto uno sforzo titanico per ammodernare il Centrale Philippe Chatrier. Dotare il campo di un tetto mobile era esigenza non rimandabile, viste le bizze meteorologiche della primavera parigina. Il giorno dopo la finale 2018 si è immediatamente iniziato un'opera colossale di demolizione e ricostruzione del campo. Arrivando al maxi schermo sul lato esterno del campo 1 di prima mattina, è impressionante vedere il time-lapse di come si sono svolti i lavori: oltre l'80% del “vecchio” Chatrier è stato demolito e ricostruito con tecniche all'avanguardia, con moltissimo acciaio (dicono corrispondente alla metà del peso della Torre Eiffel!) e cemento, a formare un nuovo studio più ampio e confortevole. Il tetto retrattile sarà pronto per la prossima edizione, mentre i posti per i 15mila spettatori del “catino” sono già pronti.
L'80% del vecchio Chatrier è stato demolito e ricostruito con tecniche all’avanguardia. L’acciaio usato corrisponde a quello di circa mezza Torre Eiffel

CORRIDOI E VERTIGINI

Sono i lavori più importanti eseguiti nello stadio dal 1928, grande la curiosità nell'entrare ed osservare le molte novità. Mentre si aspetta l'ascensore per arrivare all'area media (piano 3), la mente corre inesorabile al ricordo della vecchia tribuna stampa, una delle più belle e comode dell'intera stagione tennistica. Posta sul lato lungo del campo, in penombra poiché sovrastata dalla tribuna superiore, rendeva l'atmosfera realmente magica. Nelle belle giornate di sole le figure agili degli atleti uscivano dalla penombra come le star al teatro, a danzare leggere tra righe e terra rossa.

Giunti al terzo piano, dal corridoio esterno - totalmente a vetri, astenersi se sofferenti di vertigini! - si gode di una vista notevole sul viale centrale. L'ingresso nello stadio è impressionante, la vista è impagabile, più in alto rispetto al passato (per i media). Colpisce la struttura nuova in alto, un anello collegato su tre lati, con le lastre di cemento ancora piuttosto fresco in attesa delle ultime strutture necessarie al tetto retrattile.

Quel profumo... da cantiere

Nell'aria circola ancora il profumo acre “da cantiere”, e l'occhio si sofferma spontaneamente sulle nervature grigiastre dello scheletro ancora incompiuto, che conferiscono al tutto un che di vissuto e modernissimo, quasi a voler imitare le tendenze della nuova architettura civile che suggerisce di esternare la struttura della casa, per conferire carattere e una sorta di tela grezza da colorare con arredamento di carattere.

È affascinante questo contrasto, uno stadio grezzo e non finito animato dal pubblico variopinto e dal mutevole cielo parigino, con giochi di luce continui che infiammano i colori della struttura. Molto francesi (e comodi) i nuovi sedili pieghevoli, in pregiato legno di castagno chiaro, a cancellare i vecchi verdi di plastica, un po' rigidi dopo parecchie ore di tennis...

Ancora tante novità

Le novità non sono affatto finite. Uscendo dal Centrale, si nota a Nord-Est che gli storici campi 2 e 3 sono stati chiusi, in attesa di nuove opere. Mentre dall'altro lato è stata ulteriormente rifinita la grande area Lounge, questa forse la meno riuscita dell'intero ammodernamento. Con la sua mole ingombrante e sgraziata quasi soffoca i campi 7 e 9 (del 2018), spazio forse rubato al torneo e ai campi da gioco... ma questo richiede il mercato oggi. Al di là del Suzanne Lenglen, dedicata alla Divina, è stata completata la riqualificazione dello spicchio Sud Ovest dell'impianto, la cosiddetta Fonds des Princes, già iniziata lo scorso anno con l'inaugurazione del campo 14. Sono stati aperti sei nuovi campi, quattro per gli incontri (dal 10 al 13) e gli ultimi due per allenamento (15 e 16). L'area è stata concepita in modo eccellente per accogliere e far scorrere il pubblico dalla nuova porta di accesso P. I campi sono in basso rispetto ai corridoi, permettendo così una visione modesta anche ai (molti) che non riescono a trovare posto sugli spalti, e allo stesso tempo isolando maggiormente il gioco dal caos circostante. Molto carina anche la piccola area di sosta che porta al Lenglen, una fila di sdraio da mare griffate RG, con bel tessuto color terra battuta, che invita a una breve sosta, magari per un rapido pranzo prima di rituffarsi nel vortice degli incontri.

L’effetto Wow...

Lasciamo volutamente alla fine la chicca del nuovo Roland Garros 2019, l'effetto 'wow': il nuovo campo Simonne-Mathieu. Amando profondamente le sensazioni che regalava il campo 1, fa davvero impressione passarci davanti, versare una piccola lacrimuccia e incamminarsi nel verde del giardino botanico adiacente, in direzione del Mathieu. In pochi metri si è catapultati dal trambusto che circonda il Chatrier alla pace di un verde ottocentesco, dominato dalle bellissime Serres d'Auteuil. Si attraversano piante d'alto fusto, fiori e mille varietà di vegetazione dal mondo, passando per l'incantevole corridoio della Orangerie, totalmente ristrutturata e diventata uno spazio ristorazione deluxe con alcuni shops. Il tenue verde chiaro delle parti in legno a contrastare i mattoni a vista della struttura Belle Epoque fa compiere un salto all'indietro. Persi nel profumo avvolgente della vegetazione, pare quasi di immergersi in un film in bianco e nero, con Lacoste e Cochet che scivolano sul rosso mulinando “gesti bianchi” con racchette di legno, fino a prendere un the con qualche bella signora.

E l’effetto arena

Scoprire la nuova area non conoscendo i dettagli ti strega e ripaga i sensi. Ma la sorpresa non è finita: al termine dell'Orangerie si scorge una struttura in vetro, moderna, di forma ricurva grazie ad una serie di pannelli disposti quasi ad arco. È l'esterno del nuovo campo, scavato nel terreno per non sovrastare il verde. Contiene ben 5.000 spettatori su due file, la visuale è straordinaria, e la struttura in vetro copre parzialmente le tribune, proteggendo il campo da gioco e fornendo quell'effetto acustico da arena che arricchisce moltissimo l'esperienza per lo spettatore. Curiosa ed interessante la genesi di questo nuovo campo. Per anni la FFT ha lottato con il governo di Parigi per ampliare lo spazio per il tennis verso il giardino delle antiche Serres d'Auteuil; la risposta è sempre stata negativa: “quando metti i piedi in un giardino nel centro di Parigi, hai un sacco di gente contro di te”, ha dichiarato recentemente Marc Mimram, l’architetto della nuova struttura.

Vista interna sul nuovo campo Simonne Mathieu: i vetri che coprono le serre 'arrivano' fino al campo dando così alla struttura un suggestivo "effetto Arena"

Il campo… serra

L'identità e storia di Parigi, inclusi gli spazi verdi e le Serres ottocentesche, sono più importanti della crescita del torneo; ma l'unica area in cui poter ampliare l'evento era quella. La risposta di Roland Garros è stata esemplare, risolvendo il problema in modo creativo: se non è possibile spostare le Serres, allora creeremo nell'unica area concessa - accanto all'antica struttura - un nuovo stadio che sarà sia un campo da tennis che… una serra! Ecco la meraviglia del campo Simonne Mathieu, dedicato alla campionessa francese. Con un progetto davvero riuscito si è integrato un edificio contemporaneo all’interno del giardino storico, fondendo alla perfezione il nuovo con l'antico, e con la possibilità di rendere fruibile la struttura verde tutto l'anno. Nelle nuove serre sono ospitate circa mille piante, protette da un’architettura di doppi vetri a taglio doppio che non ha bisogno di giunture, producendo un effetto simile a una scatola di cristallo.
Ogni serra chiude un lato del campo, e ha un clima diverso, per un totale di 500 specie diverse custodite all'interno
Ogni serra chiude un lato del campo, e ha un clima diverso - l’Africa a sud, l’Asia a est, l’Oceania a nord e la serra delle Americhe a ovest, per un totale di 500 specie custodite all'interno. Sono visitabili gratuitamente dal 21 giugno. È un esempio notevole di come si possa coniugare esigenze diverse per la comunità, regalando a tutti gli appassionati della racchetta qualcosa di unico al mondo. Come la sua città, Parigi, che ha tra le sue perle anche Roland Garros. Scoprirlo quest'anno arricchito di un nuovo che si sposa alla perfezione col classico ci ha fatto sentir parte di qualcosa di speciale.
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