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L'attrezzatura del campione

Personalizzazioni hi-tech sulla racchetta: Jannik tira più forte

L’aumento di prestazioni ottenute da Sinner grazie agli interventi sulla propria racchetta: frutto dell’analisi dei dati e delle costumizzazioni intelligenti. “Manico, peso, bilanciamento e inerzia: così si modificano per ottimizzare le performance”

di | 28 giugno 2021

Jannik Sinner con la sua Head Speed MP

Jannik Sinner con la sua Head Speed MP

Partiamo dai numeri. 5,13% di aumento dell’accelerazione con il diritto, che ha guadagnato 1,5 km/h di velocità. 7,5% sul rovescio, corrispondente a un incremento della velocità pari a 9 km/h. Altri 3, di km/h, aggiunti sulla velocità di palla del servizio con un’accelerazione del 2%. Sono i dati riportati in un articolo di repubblica.it riguardo alle prestazione dei colpi di Jannik Sinner.

Miglioramenti raggiunti grazie alla tecnologia e alla data-science, la scienza dei dati. Un incremento reso possibile, materialmente, dagli interventi bio-meccanici effettuati da Andrea Candusso sull’attrezzo del fenomeno altoatesino. Frutto della raccolta di dati appunto, del loro studio e del loro utilizzo per migliorare le performance dell’attrezzo.

Il lavoro fatto con Jannik è stato molto ‘pulito’, senza intoppi, perché le idee sue e del suo team erano molto chiare”, ha spiegato Candusso, 44enne piemontese, tecnico nazionale FIT, preparatore fisico di 2° grado ed evoluzione 3.0 della figura del racquet technician.

Aveva bisogno di una sensazione di stabilità nei propri colpi più marcata, Sinner. E l’ha ottenuta anche grazie all’approccio Hi-Tech di Candusso. “Voleva ‘sentire’ meglio l’attrezzo dal punto di vista della stabilità e siamo andati alla ricerca di quei parametri che potessero conferirglielo”, spiega. Il procedimento, come sempre in questi casi, si è articolato con una sessione di test di gioco di circa un’ora, ripreso dalle telecamere (“come si farebbe per una sessione di video-analisi”) e monitorato da una serie di sensori radar e da un accelerometro posto al polso dell’atleta, a mo’ di orologio.

Una volta raccolti i dati, processati e analizzati, è il momento di mettere mano alla ‘materia’, plasmare la racchetta a immagine e somiglianza della volontà di chi la utilizza. “Generalmente si può fare in molti modi - racconta Candusso - ma se dovessi dividere per macroaree direi che gli interventi più importanti si dividono in due tronconi. Quelli sul manico e sulla presa e quelli relativi all’aggiustamento selettivo del peso, che poi ha ricadute molto pesanti su peso percepito, bilanciamento e inerzia”.

Quest’ultima è una caratteristica fin troppo snobbata. “Spesso non le si dà il peso che meriterebbe - sottolinea il piemontese - tanto che non di rado le racchette escono dall’azienda senza che questa ne comunichi il preciso valore. Per trovarlo, il dato d’inerzia, bisogna sottoporre la racchetta ai test diagnostici”. Proprio come quelli che trovate su questo sito quando leggete le prove degli attrezzi, nuovi o aggiornati che siano.

L’inerzia è importante perché, pur semplificando un pochino il concetto, si tratta del peso dinamico che il giocatore deve muovere quando gioca”. Ovviamente la racchetta si utilizza in movimento, ma sulla bilancia la si pesa in maniera statica. Non serve essere prof in fisica per capire che c’è una bella differenza.

Una fase del rilevamento dei dati durante il test in campo con Jannik Sinner

L’inerzia è dunque fin troppo trascurata, ma è essenziale”, rincara Candusso. “Tanto che sulla racchetta di Jannik Sinner abbiamo lavorato principalmente su quell’aspetto, perché dopo diversi tentativi di setup abbiamo convenuto che sarebbe stato il modo migliore per giungere all’obiettivo di maggior stabilità richiesta dal giocatore”.

Come è stato fatto? “Nel suo caso specifico, senza voler ‘spoilerare’  in basso, diciamo a ore 3 e 9, sui lati del piattocordetroppi dettagli, abbiamo modificato l’incidenza del peso spostandolo dalla punta del telaio un po’ più”.

L’inerzia dunque è altamente influenzata dal peso e dalla sua distribuzione: “Pensate che quella discrepanza di +/-7 grammi di peso che molte aziende dichiarano all’uscita dalla propria produzione per ogni telaio, può incidere sul valore d’inerzia per ben 20 punti”.

Ecco perché è così importante, per i giocatori di ogni livello, avere racchette “matchate”, vale a dire riequilibrate assicurandosi che siano davvero perfettamente uguali una all’altra. “La racchetta è una cosa molto personale, ognuno ha le proprie sensazioni, il proprio livello di comfort ma anche la propria bio-meccanica”.

Un po’ più rari gli interventi sulla personalizzazione del manico, ma anche quelli non sono assolutamente da sottovalutare in un processo del genere. “Si può intervenire sulla forma e sullo spessore, diciamo sulla dimensione della presa. E questo è l’aspetto sul quale oggi abbiamo più evidenze scientifiche legate alla bio-meccanica e alla conseguente contrazione muscolare derivate da un grip troppo piccolo o troppo grande”.

Candusso, al centro, e Jannik Sinner osservano i dati

Il bello è che, in questo campo specifico, le ricerche sono ancora in corso e non si escludono novità interessanti in futuro. “Abbiamo già un buon numero di dati e abbiamo anche le idee piuttosto chiare, però l’obiettivo è continuare con le ricerche e con le rilevazioni, per avere un campione statistico tale da formulare ipotesi di valore assoluto e pubblicarle ufficialmente”.

Sta nella strisciolina di piombo messa nel punto giusto o nel silicone là dove serve, il segreto del setup ottimale. Un grammo - o un millimetro - in più o uno in meno. Ecco svelata la formula per ottenere quegli aumenti percentuali nelle prestazioni che citavamo in apertura. Ma non parlate di formule magiche. Queste sono formule scientifiche.

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