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Errani e Paolini sono le favorite per l'oro: tutti lo pensano ma nessuno lo dice. Si sono allenate secondo la solita routine: poi riposo in albergo, trattamenti di rito e via a cena. Cercando di non pensare troppo all'appuntamento con la storia...
di Alessandro Catapano, da Parigi | 03 agosto 2024
Sara è un filino tesa, Jasi prova a darle un po’ della sua leggerezza. Tathiana cerca di intercettare la pressione che vorrebbe posarsi sulle spalle delle ragazze. Insieme, le nostre girls si sforzano di vivere questa vigilia come una vigilia normale. O almeno, non più straordinaria di vigilie già vissute, prima di una finale Slam, anche se difficilmente ricapiterà, ad entrambe, di giocarsi un oro olimpico. Non in questa formazione. Oddio, Sara è la wonder woman del tennis e magari la troveremo anche a Los Angeles tra quattro anni, quando ne avrà compiuti 41. Ma nel dubbio, meglio approfittare di questa occasione, no?
Nessuno lo dice, ma tutti lo pensano: Errani e Paolini sono le favorite. Troppo brave, troppo determinate, troppo assemblate per non considerarle un filo avanti alle giovani russe. Giovanissime, in realtà. Lo ricordiamo perché fa impressione, la Shnaider (20) e la Andreeva (17) insieme fanno 37 anni, l’età di Sara. Considerata anche la maturità di Jasi (28), diventa quasi banale presentarla come la sfida tra la nostra esperienza e la loro gioventù. Motivo per cui, delle avversarie – oltre al loro innegabile talento tennistico, sono entrambe discrete singolariste – dà pensiero innanzitutto la spensieratezza della giovane età, quella particolare (e invidiabile) condizione esistenziale che ti fa affrontare la vita con un certo grado di incoscienza, senza avvertire il peso della responsabilità.
Che, inevitabilmente, è sulle spalle delle nostre ragazze. D’altronde, Sara e Jasi giocano per l’Italia, Diana e Mirra per uno stato senza nome e senza bandiera, ma a titolo individuale (e chissà se in cuor loro sentano di rappresentare la Russia). Ma questo, visto da un’altra angolatura, può rappresentare uno stimolo importante, magari decisivo. Lo hanno già detto, le nostre, dell’orgoglio che provano a indossare la maglia azzurra, nella competizione olimpica, cioè nella competizione per eccellenza.
Sara ci ha raccontato di questo sogno che aveva fin da ragazza – “E’ sempre stato il mio pallino” -, dei sacrifici che ha fatto per rincorrerlo e, poi, realizzarlo, e di quelli che ha imposto alla compagna Jasmine nell’ultimo anno, da quando, cioè, le ha fatto questa proposta indecente. Ecco, a proposito, non è stato sottolineato a sufficienza, ciò a cui questi ragazzi hanno rinunciato, pur di essere qui, a rappresentare il Paese, provare ad arrivare in fondo.
Soprattutto chi – ed è il caso di Jasi e Muso – dovrà forzatamente saltare la trasferta in Canada, dove probabilmente sarebbero stati entrambi protagonisti, e facilmente avrebbero portato a casa punti preziosi per il ranking (Paolini e Musetti sono rispettivamente 5 e 16 del mondo, ed entrambi in ascesa da mesi), senza contare l’aspetto economico, che sarà pure volgare, ma lavoriamo tutti per guadagnare, non solo per la gloria. Oltretutto, è assai probabile che entrambi saranno multati per essersi cancellati dalle entry list di Toronto e Montreal. Ma questa è l’Olimpiade, signore e signori. E tutto il resto, al momento, è noia.
Dunque, si diceva della vigilia delle nostre ragazze. Normalissima (come no). Si sono allenate sul campo 7, facendo le cose che fanno solitamente, lasciando poi spazio a quel fenomeno di Alcaraz con cui, giustamente, è scattato il selfie. Poi, riposo in albergo, “trattamenti” di rito e cena ai soliti posti, con Sara che a tavola è sempre abbastanza silenziosa e Jasi che parla a macchinetta e ogni tanto interrompe questa specie di flusso di coscienza con delle risate fragorose. Di routine anche lo studio delle avversarie, né più né meno di altre volte, “perché – racconta Tathiana Garbin – più che focalizzarci sui loro pregi e difetti, ci concentriamo sui nostri punti di forza. Che sono tanti. A cominciare – ricorda – dall’affiatamento: ormai Sara e Jasi sono una coppia collaudatissima, e nel doppio questo fa parecchia differenza”. Perciò, Shnaider e Andreeva non fanno paura. “Le rispettiamo, sono due ottime singolariste, tirano palle pesanti, ma io non ho mai visto nessuno determinato come Sara e Jasi in questo momento”. Appuntamento con la storia. Italia del tennis presente.