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L'attrezzatura del campione

Ai box dell’Italia di Davis: i segreti delle racchette azzurre

Pier Paolo Melis, incordatore delle squadre nazionali italiane, ci svela i segreti degli attrezzi di Sinner, Sonego, Fognini, Musetti e Bolelli. E avverte: i campi per la Davis sono più lenti rispetto alle Nitto ATP Finals e anche le palle, diverse dalle ATP, tendono a rallentare il gioco

di | 25 novembre 2021

Pier Paolo Jambo Melis con Lorenzo Musetti e Jannik Sinner

Pier Paolo 'Jambo' Melis, incordatore delle Nazionali italiane, con Lorenzo Musetti e Jannik Sinner

Ormai tutto è pronto, fino alle ultime rifiniture: l’Italia si immerge nell’avventura delle Davis Cup Finals by Rakuten da grande protagonista, con un gruppo di giocatori ad altissima competitività. Il capitano Volandri li ha definiti “cinque leader”, che possono affrontare la sfida senza porsi limiti.

Jannik Sinner, Lorenzo Sonego, Fabio Fognini, Lorenzo Musetti e Simone Bolelli, andando in puro ordine di ranking, sarebbero pietre preziose in qualunque altra squadra impegnata in questo vero e proprio campionato mondiale a squadre. E lasciano aperta qualunque prospettiva azzurra nonostante l’assenza “pesante” di Matteo Berrettini, n.7 del mondo, n.1 azzurro convalescente dall’infortunio gli addominali patito alle Nitto ATP Finals.

Uno dei passaggi fondamentali per scendere in campo e poter esprimere la massima performance è quello dal box degli “stringers”, dove a mettere a punto l’incordatura dei propri attrezzi, alla tensione giusta in base alle proprie caratteristiche e alle condizioni di gioco: superficie, tipo di palle, condizioni climatiche.

A presidiare la macchina incordatrice per il team Italia c’è sempre lui Per Paolo ’Jambo’ Melis, stringer con lunga esperienza e curriculum: insegna ai corsi dell’Istituto di Formazione Roberto Lombardi ed è Ersa Pro Tour Stringer, la massima qualifica dell’ente che certifica i professionisti a livello internazionale.

Ormai conosce le racchette dei “ragazzi” (e delle “ragazze”, perché opera anche in BJKing Cup) alla perfezione: pesi, bilanciamenti e personalizzazioni, non solo tensione delle corde. E per quest’ultima usa il riferimento di controllo più sicuro, cioè il rilevamento della tensione dinamica (Dinamic Tension, DT) che si verifica, a lavoro finito, grazie a un piccolo dispositivo digitale (ERT 300) che, fissato al centro del piatto, vibra simulando un impatto e misura così l’effettiva tensione complessiva del reticolo.

Più alto è il valore, più “duro” è il piatto: a parità di dimensione dell’ovale e di tipo di filamento, è la tensione che determina questo valore. Chi vuole più spinta preferirà valori inferiori rispetto a chi chiede al proprio attrezzo un aiuto in termini di controllo.

“La tensione più elevata è quella del piatto corde di Jannik Sinner – spiega Jambo. Per la sua Head Speed MP, da incordare con Head Hawk Touch, calibro 1,30 mm, chiede una tensione di 28 kg. Un valore elevato che fa sì che il suo piatto sia il più duro di tutti: DT 41. L’attrezzo invece è il più leggero del gruppo, 305 grammi. E anche la dimensione dell’impugnatura e piccola, n.2. A livello di personalizzazione possiamo notare delle striscioline di piombo, a ore 3 e ore 9, che appesantiscono l’attrezzo di qualche grammo e accentuano leggermente il bilanciamento verso la testa”

“Per rimanere tra gli esordianti in Coppa Davis, tutt’altro peso è quello della Head Extreme Tour di Lorenzo Musetti: ben 345 grammi, con un bilanciamento a 32 cm dall’estremità del manico – ci svela Melis - E’ una racchetta dal profilo costante (20 mm) con un piatto corde dal 98 pollici quadrati (contro i 100 della Speed di Sinner), rigidità modesta (60 punti RA) e discreta attitudine alla spinta (il valore dell’inerzia è 317 kg/cm2). Lorenzo la fa incordare con un ibrido, una combinazione di due monofilamenti sintetici: Head Hawk Rough 1,25 mm per le verticali e Head Lynx Tour 1,25 per le orizzontali. Quando misuro alla fine con L’ERT 300 il valore deve essere 38 DT”.

Per quanto concerne Fognini, nessuna sopresa: la sua racchetta è un classico. “Fabio usa la sua inseparabile Babolat Pure Drive, incordata con sintetico Babolat RPM Blast (come Nadal n.d.r.). Chiede 27,2 KG per le verticali e 25,2 per le orizzontali: Il valore finale di 39 DT”.

“L’azzurro con la tensione più bassa e, di conseguenza, il piatto più morbido è Lorenzo Sonego – prosegue l’incordatore della Nazionale italiana -. Sulla sua Wilson Blade 98 fa montare un sintetico Luxilon Alu Power, tirato a 20/19 kg. La tensione dinamica è solo 33DT.”

Dulcis in fondo, lo specialista del doppio, Simone Bolelli, arrivato dopo il forfait di Fognini, ma già a Torino come riserva delle Nitto ATP Finals: insieme all’argentino Maximo Gonzalez ha formato la coppia n.9 del mondo nel 2021.

“La racchetta del ‘Bole’ è una Head Prestige bella consistente: 344 grammi di peso senza le corde. Però ha un bilanciamento personalizzato a soli 29 cm dall’estremità del manico. La leggerezza in testa che ne deriva, la rende molto più manovrabile sotto rete – precisa Jambo -. Per quanto riguarda l’incordatura Simone utilizza un sintetico Solinco Hyper-G, calibro 1,20, alla tensione di 25/24 Kg. Il suo valore di DT è 40”.

Dopo averci svelato i piccoli segreti degli attrezzi azzurri, Jambo Melis, che se la cava molto bene anche nel maneggiarli, gli attrezzi, ci offre un ultimo dato tecnico, relativo alle condizioni di gioco: “Ho provato personalmente i campi rifatti per la Davis al Pala Alpitour. Sono sempre in green set ma più abrasivi e più lenti rispetto alle Atp Finals. Anche le palle, rispetto alle Dunlop ATP , sono molto diverse: le Wilson Tour con cui si giocano le Davis Cup Finals tendono ad “ aprirsi” e quindi ad essere più lente, sensazioni che mi ha confermato lo stesso Jannik Sinner”.

“Speriamo che aiutino a limitare la potenza esplosiva dei bombardieri americani”, conclude. E si rimette al lavoro. La sfida sta per cominciare e la tensione… sale.

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