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Le storie

ATP Finals, quando Sampras conquistò la Germania

Negli anni Novanta, le ATP Finals si giocano a lungo in Germania. La passione per il tennis è esplosa grazie a Boris Becker. Ma è Pete Sampras il protagonista dei momenti indimenticabile di questa stagione del torneo. E a vincere una delle finali più memorabili di sempre

21 novembre 2020

Continua la serie celebrativa sul sito dell'ATP per i 50 anni delle Nitto ATP Finals, con uno sguardo alle stelle più grandi e ai momenti migliori nella storia del torneo. Ve ne proponiamo una selezione in traduzione italiana. Questo articolo è di Dave Seminara

Negli anni ’90 i Nirvana conquistavano la scena musicale, l’Unione Sovietica si dissolveva, Netflix, Google e il dating online venivano lanciati sul nuovo World Wide Web e Pete Sampras dominava l’ATP World Championships in Germania. L’imperturbabile californiano dal sangue freddo ha vinto, nell’arco del decennio, la bellezza di 12 Majors.

Guida la squadra americana alla conquista della Coppa Davis nel 1995, sconfiggendo la Russia in finale a Mosca. Si fregia, inoltre, per cinque volte del titolo del Masters e per due volte vince la Grand Slam Cup. A parte guarire lebbrosi, moltiplicare i pani e i pesci e vincere il Roland Garros o l’oro olimpico, Sampras è riuscito a fare tutto. 

Da quando ha annunciato il suo ritiro dallo sport nel 2002 dopo aver battuto Agassi in finale agli US Open, Petros “Pete” Sampras si è man mano allontanato dalla luce dei riflettori. Con l’avvento dei “Big Three” che hanno superato il suo record di 14 Slam, gli appassionati di tennis più giovani, che non hanno mai avuto il piacere di vedere il suo micidiale smash in salto, potrebbero non saperne granché della sua fantastica storia, della quale ha parlato poco durante la carriera, ma che ha raccontato in modo più dettagliato nella sua autobiografia A Champion’s Mind: Lessons from a Life in Tennis.

Da ragazzo, Sampras si allenava anche 12 ore al giorno. Fino all’età di 13 anni il suo allenatore insisteva nel farlo giocare con una racchetta di legno, perché era convinto che lo aiutasse a perfezionare i colpi.

“Non so perché, non avevo ‘migliori amici’ – se è per questo, neanche amici – ma credevo in Dio, perché lui mi aveva dato il Dono”, scrive nel suo libro. Sampras soffre di talassemia, una malattia che inibisce la capacità del sangue di trasportare ossigeno, ma ciò non gli ha impedito di fare irruzione a 19 anni nella Top 10 e di rimanerci per quasi tutta la carriera. 

L’impresa più difficile di Pistol Pete è stata, per sua stessa ammissione, ottenere il record dell’era Open di sei annate consecutive concluse da numero 1 del mondo, dal 1993 al 1998.

I suoi 5 titoli al Masters gli hanno consentito di consolidare tale posizione, ma non hanno ricevuto l’attenzione che meritavano. In un recente dibattito su Atptour.com con il grande tennista britannico Tim Henman e con Novak Djokovic, Sampras ha ricordato quegli anni che hanno contribuito a renderlo il giocatore più importante del decennio. 

È stato stressante, non riuscivo a dormire bene, non riuscivo a mangiare bene, in un certo qual modo mi caricavo di pressione per raggiungere quel record che era così importante per me”, ha confessato Sampras. “È stato grandioso, ma senza dubbio molto faticoso a livello emotivo. E gli anni successivi, quelli in cui ero primo in classifica e cercavo di rimanere in cima, anno dopo anno dopo anno…è molto difficile rimanere n.1. Pensate che cosa è stato riuscirci per sei anni consecutivi nella mia carriera…mi guardo indietro e ho vinto molti Slam, ho raggiunto traguardi incredibili…ma rimanere n.1, per tutti quegli anni, è stato il mio successo più grande.” 

Anche Djokovic, che ha appena raggiunto il suo sesto Year-End da n.1 e che a settembre aveva superato il record di Sampras di 286 settimane passate in vetta al ranking ATP, è d’accordo. “Rimanere al n.1, finire la stagione al n.1…è un risultato straordinario e la quantità di dedizione che devi metterci e il modo in cui devi organizzarti, non solo in campo ma anche fuori, è pazzesco. Quindi sei anni consecutivi? Non riesco a crederci… Pete c’è riuscito, e nutro un profondo rispetto per questo.” 

Sampras ha raccontato che l’obiettivo di concludere l’anno al n.1 in classifica era un lavoro totalizzante che lo consumava. “Essere dominante, non raggiungere la prima posizione solo per sei mesi o un anno, ma consolidarla e appropriarsene, è tutt’altro che facile, come ben sa Novak”, ha detto Sampras, che oggi ha 49 anni. 

Negli anni’90 il cammino per consolidare il suo primato si concludeva ogni stagione in Germania, agli ATP World Tour Championships. Sampras ha partecipato al torneo la bellezza di 11 volte consecutive, dal 1990 al 2000, con un bilancio di 35 vittorie e 14 sconfitte.

Per contro, Djokovic, che come Pete ha vinto il titolo cinque volte, porta avanti un record di 36-14 e ha giocato il torneo 10 volte consecutive, dal 2007 al 2016. Dal canto suo, Federer ha preso parte per ben 14 anni di fila, dal 2002 al 2015, all’evento conclusivo della stagione. Lo svizzero ha vinto il titolo sei volte, con un bilancio totale di 59 vittorie e 17 sconfitte. 

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Ciascuno dei cinque titoli di Sampras – ha vinto due volte quando il torneo era ospitato a Francoforte e tre volte dopo il suo trasferimento ad Hannover – è stato costellato da vittorie contro delle leggende di questo sport. La lista delle vittime comprende nomi illustri del tennis: Michael Stich, Andre Agassi, Ivan Lendl, Jim Courier, Stefan Edberg, Goran Ivanisevic, Patrick Rafter e, chiaramente, il suo grande rivale Boris Becker, con cui ha giocato sette volte, tutte in Germania, dove Boris era considerato un eroe nazionale. 

Sampras ha vinto quattro di quelle sette sfide, incluse le due volte in cui si sono incontrati in finale, nel 1994 e nel 1996. “(Boris) era acclamato come un re,” ha raccontato Sampras a Henman e Djokovic.

Era tosto giocarci contro… era una bestia. Boris giocava bene indoor. E in campo era una figura imponente. Boris è un ragazzone. E per di più in Germania col supporto del pubblico, era tosto, senza dubbio – non stai solo affrontando un grande giocatore, ma devi anche fare i conti con il pubblico.”

Quella finale del 1996, tra le mura del Festhalle di Hannover, durata quattro ore e conclusa al quinto set, resta uno dei momenti memorabili nella storia del torneo. Becker aveva conquistato il quarto set dopo un avvincente tie-break, terminato 13-11, ma Sampras è andato a prendersi il match vincendo 6-4 il quinto set, chiudendo l’incontro con uno scambio da 24 colpi. 

“Entrambi eravamo sfiniti”, ha ricordato Sampras. “Alla fine ci siamo dati un grosso abbraccio. È stato uno dei match più intensi che ho giocato. L’atmosfera era fantastica. E tutti e due stavamo giocando alla grande. Proprio come doveva essere. Credo sia stata una delle partite delle ATP Finals più belle di sempre.”

Sampras non è proprio il tipo da farsi pubblicità o esagerare. Tempo prima aveva dichiarato a Sports Illustrated, “avrei potuto essere più presuntuoso e farmi pubblicità, ma non sono fatto così.” Dunque il suo orgoglio nel ricordare i cinque titoli alle Nitto ATP Finals e le sue incredibili vittorie contro Becker in Germania ha ancora più valore. 

“Entrambi giocavamo alla grande sul veloce,” ha ribadito. “Eravamo due pesi massimi. E il pubblico era rumoroso, ma sportivo. È stata una magnifica rivalità.”

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