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Le storie

Tutti i colori della terra

A Madrid diventò blu, ma l'esperimento durò una sola stagione. A Charleston è verde, a Siviglia è gialla. La terra battuta non è solo rossa ma è solo sul rosso che si fa la storia

05 maggio 2019

La chiamano rubico, la conosciamo come Har-tru. Un'etichetta commerciale, diventata ormai il nome comune della terra verde. Ma c'è anche quella grigia, sempre negli Stati Uniti, e quella gialla, l'alvero su cui si gioca a Siviglia. Per un anno, a Madrid, è diventata anche blu. Oltre al rosso c'è di più, anche se i tornei che contano davvero, Roma e Parigi su tutti, si giocano da sempre sul mattone tritato. L'unica materia su cui si scivola per sogni tennistici davvero leggendari.

La terra verde nasce da un desiderio che oggi definiremmo sovranista. Horace Alexander Robinson, imprenditore americano, all'inizio degli anni Trenta cercava un fornitore locale per costruire dei campi in terra (Già aveva iniziato a giocare sul rosso, sul classico mattone tritato che arrivava via nave dalla Gran Bretagna). Lo trova. È la Funkhouser Company che lavora una particolare pietra verde, la roccia di basalto estratta dal monte Catoctin nel Maryland. Dal primo campo costruito nel 1931, la terra verde si è diffusa negli Usa con quel nome che è tutto un programma: Har, come le iniziali di Robinson, tru, perché il colore è vero, autentico. È una roccia vulcanica, che deve il colore alla presenza del minerale epidoto: le pietre che lo contengono, se particolarmente lucenti, vengono utilizzate anche per la realizzazione di gioielli.

Storia della terra verde

Nel 1952 la Funkhouser assume Bob Lee con il compito di girare lo Stato e non solo alla ricerca delle miniere da cui estrarre la miglior qualità di granuli per la lavorazione dei tetti. Le particelle più fini, che non avrebbero potuto essere utilizzate, costituiscono l'essenza della terra verde su cui si gioca ancora a Charleston. Lee ha poi fondato una sua compagnia a Charlottesville e nel 2011 ha acquisito il nome Har-tru e l'azienda dove aveva cominciato.

La terra verde ha mantenuto un ruolo iconico nel tennis americano. Su questa superficie, nei campi pubblici a Fort Lauderdale ha imparato a giocare Chris Evert. Sull'har-tru si sono giocate le ultime edizioni dello Us Open a Forest Hills, tra il 1975 e il 1977, prima del passaggio a Flushing Meadows e al duro nel 1978.

Più veloce della tradizionale terra rossa, l'har-tru risente meno degli effetti dei cambiamenti di temperatura e umidità, ma ci si può scivolare con meno facilità.
Proprio la scivolosità ha confinato la terra blu nel cassetto degli esperimenti non riusciti. L'intenzione di Ion Tiriac, direttore del Madrid Open, era chiara: il blu in televisione rende meglio. Per questo tinge di questo colore la terra battuta su cui si disputa l'edizione 2012 del Masters 1000 alla Caja Magica. Il materiale originario è lo stesso da cui si ricava la tradizionale terra battuta. Dalla polvere però viene estratto l'ossido di ferro, e questo la sbianca. Viene poi cotta in mattoni, successivamente sbriciolati e tinti di blu.

Madrid, tutti contro la terra blu

I giocatori però si lamentano da subito che si scivola troppo, che così non si può giocare. Il direttore dei servizi per i giocatori del torneo, José Manuel Garcia, spiega al New York Times che molti si erano lamentati anche negli anni precedenti per il sistema di drenaggio. Ipotizza che questi problemi si siano poi acuiti per l'effetto combinato di giorni di pioggia e di un'ondata di caldo in rapida successione che hanno reso la base e la terra meno stabili.

Anche perché a Madrid, comunque, causa l'altura, le condizioni di gioco sono già in partenza più rapide rispetto ai tradizionali tornei sulla terra battuta. Sulla particolare terra blu, si vede un tennis forzatamente più offensivo perché la minore stabilità impedisce o quasi i cambi di direzione in difesa e rende praticamente impossibile tornare al centro del campo dopo essere stato messo all'angolo.

“E' una mancanza di rispetto verso la tradizione di questo sport, spero un giorno di non dover giocare sull'erba blu” scrive allora sui social Rafa Nadal, sconfitto da Fernando Verdasco. L'innovazione non piace nemmeno a Novak Djokovic. E tanto basta perché il presidente dell'ATP Brad Drewett annunci la conclusione dell'esperimento dopo una sola edizione. “Dopo attenta considerazione, ho deciso che non consentiremo di giocare sulla terra blu nel 2013” spiega. “Credo nell'innovazione e nell'esplorazione di nuove strade nel nostro sport. La terra blu può aver offerto una migliore visibilità in tv, ma ci sono stati evidenti problemi dal punto di vista della qualità dei campi. E indipendentemente dal colore, dobbiamo garantire che i campi siano sicuri”.

 

C'è anche il giallo tra i colori della terra battuta. È l'albéro, accento sulla e, su cui si gioca a Siviglia dove Nadal ha ottenuto il suo primo punto ATP: una roccia sedimentaria che contiene anche resti di fossili e conchiglie diffusissima in Andalusia. È la polvere su cui si esibiscono i toreri nelle corride, con cui si pavimentano parchi e giardini. Richiede meno acqua rispetto alla terra rossa, è più dura e più rapida, per cui il rimbalzo è meno verticale.

Negli Usa in diverse accademie è diffusa poi la terra grigia, più scivolosa e farinosa che si ricava dalla frammentazione del basalto. Esistono anche varianti di terra sintetica che possono assumere differenti colorazioni. Non tutta la terra, dunque, è rossa. Ma solo sul 'rosso' si può diventare immortali. 

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