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Le storie

Naomi Osaka fa Slam: come si diventa numero 1

Chi ha vinto il primo major ha fatto spesso molta fatica prima di trovare il secondo. La giapponese invece ci è riuscita subito. Il secondo major l'ha resa la prima asiatica in vetta al ranking Wta. Si candida a succedere al suo idolo, Serena Williams

di | 10 aprile 2019

Nel gennaio 2018 Naomi Osaka era numero 72 al mondo. Dodici mesi dopo, la campionessa dello Us Open 2018 e dell'Australian Open 2019 diventa la prima numero 1 asiatica. Ha vinto i suoi primi due titoli Slam di fila in due tornei consecutivi, e non succedeva dall'accoppiata Australian Open-Roland Garros di Jennifer Capriati nel 2001.

Nessuna aveva più vinto due major uno dopo l'altro dal 2015. L'ultima fu Serena Williams, con cui si è scusata per averle rovinato la festa all'ultimo Us Open, per i fischi che le stavano piovendo addosso. Serena è il suo idolo da sempre, lo scrisse anche in un tema a scuola. La prima volta che l'ha incontrata non è praticamente riuscita a parlare. E farlo in pubblico, l'ha confessato anche durante la premiazione sulla Rod Laver Arena, non è esattamente il suo forte. Preferisce che sia il campo a parlare per lei. “Non mi interessa la fama, ho sempre desiderato solo essere la tennista migliore che potessi diventare”, ha raccontato alla WTA.

La rivista Time l'ha scelta per la copertina prima del torneo e l'ha incoronata come erede di Serena. Affinità familiari e di stile di gioco - anche Naomi ha una sorella maggiore che ha iniziato prima di lei a giocare a tennis - aumentano anche il suo potenziale di marketing. Uno dei suoi sponsor, un marchio di noodles, l'ha trasformata in un cartoon promozionale: ma l'ha resa come una ragazza bianca e con i capelli stirati. Lei però non ha cavalcato l'onda polemica, ne è uscita con eleganza: “la prossima volta, magari, possono chiamarmi prima”.

Da mamma e papa'

Osaka è una "ha-fu", una giapponese nata da famiglia mista e qualche problema di accettazione rimane. Figlia di mamma giapponese e padre haitiano, porta in campo le due anime che le derivano dalle due culture in cui è cresciuta, prima a New York poi in Florida. Dal papà, Leonard Francis, ha ereditato l'amore per le passeggiate (che lui continua a fare anche durante le sue partite). “Dovrei dargli una Go Pro prima di andare in campo”, ha scherzato dopo lo Us Open. Naomi porta con sé una certa aria di innocenza, a volte un po' stralunata, più volte interpretata come un tratto naif, in cui però non si riconosce più di tanto.

Non mi interessa la fama,
voglio diventare la tennista
migliore che posso essere

Dalla mamma, che per anni non ha avuto alcun rapporto con i suoi genitori per via del matrimonio con un nero, ha preso un'autodisciplina che, nella finale dell'Australian Open contro Kvitova, ha fatto la differenza. “Nel terzo, non volevo disperdere energie - ha detto -. Eseguivo i miei ordini, in un certo senso stavo solo facendo quello per cui mi sono allenata tutta la vita”. Serviva però, per fare un balzo in avanti di questa portata, il grande incontro con Sascha Bajin, ex sparring partner di Serena Williams, Caroline Wozniacki e Vika Azarenka, che al primo anno da coach ha contribuito alla sua miglior stagione di sempre.

Marzo 2018, il salto di qualità

Arrivata almeno in semifinale in cinque tornei nei primi sei che ha giocato dopo lo Us Open 2018, Osaka è la più giovane giocatrice in attività con almeno due Slam all'attivo. Eppure, prima del trionfo a Indian Wells dello scorso marzo, non aveva vinto nessun titolo, di nessun tipo, da 'pro'.

Ognuno di questi tre grandi trionfi le ha lasciato una lezione. “Dopo Indian Wells non ho fatto grandi risultati. Vincere lo Us Open mi ha fatto capire che potevo far bene nei grandi tornei. Soprattutto negli Slam, quelli da vincere per fare la storia”. Restava almeno uno step da fare per chi come lei da oltre due anni non perde dopo aver vinto il primo set (ma fatica a gestire le partite in cui non sente di giocar bene). Melbourne le ha aperto gli occhi. Ha vinto diverse partite lottate, in cui ha dovuto rimontare. “Ho capito che posso vincere anche se vado sotto nel punteggio, con la sola forza di volontà”. Così si realizzano i sogni, anche se per un po' non sembra neanche vero. Un sogno che non le fa perdere la sua dimensione. “Dopo le conferenze stampa ho chiamato mia mamma - ha detto a Courtney Nguyen per il podcast della WTA - Non mi ha fatto nemmeno i complimenti, mi ha detto di andare subito a dormire. Mi sono sentita molto amata”. Sogna, ragazza, sogna, non cambiare un verso della tua canzone.

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