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La vita fuori dal campo

Tsitsipas, ritratto d'artista

Sui suoi profili Instagram e Twitter, il greco rivela le sue passioni per i viaggi e le sue ispirazioni profonde

04 aprile 2019

Il cielo limpido di Montecarlo una mattina d'autunno. Una gru che si staglia, appesa al cielo come un trofeo. “Ora è l'inverno del nostro scontento” come accompagnamento. È uno degli ultimi post sul profilo Instagram di Steve the Hawk, l'alias che Stefanos Tsitsipas per raccontarsi come “esploratore del mondo e fotografo astratto”. Si presenta così in questa sua veste creativa, che completa l'esperienza di videomaker su Youtube e raffina la percezione di un ventenne dal multiforme ingegno. “Vive spesso nel suo mondo” ha detto lo scorso agosto Patrick Mouratoglou al New York Times, parlando di questo figlio di Vouliagmeni che, come il Riccardo III figlio di York di shakesperiana memoria, trasforma l'inverno del nostro scontento in estate gloriosa. Anche se le inquietudini dell'America di Johm Steinbeck, al cambio di passo di fine anni Cinquanta, hanno lasciato all'espressione solo il suo senso più cupo.

Si rappresenta come un creatore, in campo e non solo, si specchia in un selfie in giacca scura e telefonino rosso perché, scrive in un altro dei post, “la moda è l'arma per sopravvivere alla realtà della vita di tutti i giorni”. Chissà se qualcuno gli avrà mostrato l'eleganza di Ernesto Calindri che sorseggiava un amaro contro il logorio della vita moderna.

Si rappresenta come un creatore, in campo e non solo, si specchia in un selfie in giacca scura e telefonino rosso perché, scrive in un altro dei post, “la moda è l'arma per sopravvivere alla realtà della vita di tutti i giorni”. Chissà se qualcuno gli avrà mostrato l'eleganza di Ernesto Calindri che sorseggiava un amaro contro il logorio della vita moderna.

 

Come l'ottico di De André, Tsitsipas in versione aquila improvvisa invita a seguire i suoi occhi sognare, fuggire dall'orbita e non voler ritornare, vagare come fiumi che cercano il loro mare mentre la luce trasforma il mondo in un giocattolo.

Eccolo fissare l'orizzonte a Shanghai, che conserva “qualcosa di vitale e di emozionante, una città con due anime, una moderna e l'altra che arriva da un tempo lontano”. Il suo è un invito a “non evitare quello che ti può rendere una persona con più esperienza, a non chiudersi “dentro la colonna sonora della propria vita senza rispondere al contesto” come i pendolari sulla metro di Shanghai ognuno perso dentro ai fatti suoi con telefonini e auricolari.

Il mondo è un palcoscenico

Come l'ottico di De André, Tsitsipas in versione aquila improvvisa invita a seguire i suoi occhi sognare, fuggire dall'orbita e non voler ritornare, vagare come fiumi che cercano il loro mare mentre la luce trasforma il mondo in un giocattolo. Eccolo fissare l'orizzonte a Shanghai, che conserva “qualcosa di vitale e di emozionante, una città con due anime, una moderna e l'altra che arriva da un tempo lontano”. Il suo è un invito a “non evitare quello che ti può rendere una persona con più esperienza, a non chiudersi “dentro la colonna sonora della propria vita senza rispondere al contesto” come i pendolari sulla metro di Shanghai ognuno perso dentro ai fatti suoi con telefonini e auricolari.

Non evitate nessuna esperienza che possa arricchirvi

A New York regala scatti affini allo spirito inquieto di Edward Hopper, il pittore di un'America solitaria, ingiallita dietro la conformità di una composizione armonica. L'incrocio fra la Lexington Avenue e la 47ma Est, fotografato in bianco e nero, diventa l'occasione per suggerire ai follower di “non perdere mai il senso di meraviglia”. L'orologio ai piedi della Trump Tower, quando mancano dieci minuti alle sei, “sfortunatamente continua a ticchettare, le ore se ne vanno. Il passato si allunga, il futuro si abbrevia. Diminuiscono le possibilità, aumentano i rimpianti”. È la poetica malinconica di chi la solitudine l'ha cercata anche come risposta di libertà, la libertà di essere e di esprimersi, dopo i problemi vissuti con i compagni di scuola spesso crudeli per quella sua incipiente diversità.

Momenti in movimento

Stefanos l'artista ha una sua linea, si lascia attirare da quel che è evoluzione, movimento, che siano auto, bici, persone che attraversano la strada in uno scorcio di New York che forse involontariamente ricorda Abbey Road e l'iconico passaggio dei Beatles lungo le strisce pedonali. “Conta solo questo momento in movimento”, scrive per accompagnare un altro degli scatti newyorchesi pubblicati come Steve the Hawk. “Rendete il momento importante, vitale, degno di essere vissuto. Non lasciatelo scappar via ignorato e sprecato”.

“Nutri le tue sensazioni” scrive come didascalia di un selfie in piscina a Corfù. È il primo ad applicare il suo invito, cerca di percorrere tutte le strade da vedere perché lo si possa chiamare un uomo. Insieme alle architetture che rubano l'occhio (le torri, i grattacieli, l'Arco di Trionfo a Parigi), sono proprio le strade il tema più ricorrente dei suoi scatti. Forse perché, come Bruce Springsteen, anche Tsitsipas quando esce in strada può camminare come vuole, può parlare come vuole. Può essere come vuole e sentirsi davvero bene.

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