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Racchette e corde

Da Agassi a Murray e Schwartzman: quella racchetta arancione...

Prime impressioni sul prototipo della nuova versione della Head Radical, un attrezzo portato al successo dall’americano alla fine degli Anni Novanta, in pugno allo scozzese per i suoi tronfi a Wimbledon e alle Olimpiadi e oggi utilizzato dall’argentino capace di battere Nadal e Thiem sul rosso

di | 04 novembre 2020

Il prototipo della nuova Head Radical

Il prototipo della nuova Head Radical

Ce la vogliono far assaporare a poco a poco. La nuova versione della Head Radical è in uscita in questo finale di stagione e dalla Casa madre arriva impacchettato un prototipo che nasconde la veste grafica definitiva sotto una spruzzata uniforme di grigio metallizzato. Niente specifiche delle misure né altre indicazioni se non quell’arancione della scritta Head che si accende, come un riflettore, sulla storia di un attrezzo leggendario.

Anche la corda proposta è arancione, una Head Lynx realizzata per l’occasione, che montiamo per l’occasione a kg 20/21, prudenzialmente contenuta, trattandosi di un monofilamento in co-poliestere.

Il prototipo della nuova Radical svelato - Le foto

Andre Agassi con la Head Radical nel 2003

Così, dopo averla spogliata dell’imballaggio protettivo ‘millebolle’, non si può impedire alle emozioni di tornare, con i ricordi di quella formidabile Radical Liquidmetal (contraddistinta dalla prevalenza di arancione) con cui Andre Agassi, nella seconda metà degli Anni Novanta, costruì il suo alone di leggenda: le sfide con Sampras, le vittorie Slam e gli amori con star della popolarità di Brooke Shields o Barbra Streisand, prima di convolare a nozze con Steffi Graf.

La racchetta è molto cambiata da allora, ma conserva come cifra primaria quella capacità di mixare molto bene spinta e controllo che era fondamentale per il Kid di Las Vegas, che utilizzava la versione oversize, da 107 pollici quadrati.

La Head Radical conserva come cifra primaria quella capacità di mixare molto bene spinta e controllo

La palla esce facile ma non gratuita, nonostante la tensione volutamente contenuta. Il mix di generosità e precisione si esemplifica al meglio nella gestione del rovescio in back: esce sempre profondo e preciso, con facilità e traiettoria radente. Non tende mai a fare parabola verso l’altro.

Andy Murray con la sua Head Radical ha vinto Wimbledon e Olimpiade

Caratteristiche come queste sono sempre state riferimento fondamentale anche per Andy Murray, approdato alla Radical quando era un grande prospetto e capace con questa racchetta di cambiare la storia del tennis britannico portando Slam e titoli di Wimbledon che Oltremanica mancavano dagli Anni Trenta, i tempi di Fred Perry.

Picchiava forte con poca rotazione l’highlander di Dunblane. E non sbagliava mai. Non voleva e doveva sbagliare mai. Ecco perché la spinta sotto controllo della sua Radical You Tek IG Pro (così si chiamava la versione del 2012) lo accompagnò fedelmente dall’oro olimpico di Londra 2012 al titolo degli Us Open nello stesso anno. Fino al primo trionfale Wimbledon del 2013.

La sensazione rilasciata da questo prototipo esteticamente particolare è che la zona di impatto utile sia ampia: il prezzo di un colpo non centrato in modo ottimale non è un esito fallimentare ma eventualmente una perdita di profondità e di peso della palla.

Velocissimo, di testa e di gambe, il minuto argentino Diego Schwartzman ne ha tratto quest’anno prestazioni folgoranti. La sua è la versione più recente, quella uscita a inizio 2019, denominata Graphene 360, perché realizzata con l’inserimento del materiale tecnologico più robusto e leggero, il graphene appunto, in tutte le zone nevralgiche del telaio.

Schwartzman, a un passo dalla prima qualificazione per le Atp Finals, ha impallinato Rafael Nadal a Roma e Dominic Thiem a Parigi a suon di incrociati stretti, accelerazioni anticipatissime e smorzate imprevedibili. Il segno di un attrezzo mitico che supporta l’evoluzione de gioco. 

Le prime impressioni della nuova versione ce lo restituiscono ben equilibrato, confortevole e ben disposto a tollerare qualche imperfezione esecutiva. Molto stabile e facile sotto rete. 

Sempre, comunque, un attrezzo dal chiaro sapore agonistico, pensato per chi in un telaio gradisce la potenza ma per generarla conta soprattutto sulla propria forza.

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