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Tecnologie e accessori

Il set-up della racchetta, coi dati e l'intelligenza artificiale

Scienza dei dati, sensori radar, accelerometri e - in prospettiva - intelligenza artificiale. Così l’attrezzatura dei campioni (e non solo) viene sempre più ottimizzata per performance e prevenzione. Andrea Candusso, fondatore di HyperTennis, ci spiega come vengono raccolti i dati e come si utilizzano

21 giugno 2021

La bellezza salverà pure il mondo, ma sono i dati che lo cambieranno. Anzi, lo hanno già cambiato, per molti versi in meglio. Vale anche per il tennis, che sempre più viaggia nella direzione dell’iper-specializzazione e della tecnologia. Anche, se non soprattutto, per quanto concerne le attrezzature. Ma in questo caso non si parla di materiali avveniristici o ultra-leggeri, per lo meno non direttamente.

Qui si parla di attrezzature ottimizzate per migliorare le performance (e non soltanto, come vedremo) di chi scende in campo tutti i gironi con una racchetta in mano. A spiegarci da vicino la rivoluzione in atto è Andrea Candusso, 44 anni, piemontese. Ha da poco fondato la sua HyperTennis, startup innovativa che si occupa proprio di tennis, bio-meccanica e attrezzature. La startup è recente, sì, ma la sua esperienza nel tennis è lunga una vita.

“Sono cresciuto con l’idea di diventare un giorno un maestro di tennis e per questo ho pianificato tutto il mio percorso”, spiega. La laurea in scienze motorie, la qualifica di tecnico nazionale Fit (la più alta della classificazione federale), quella di preparatore fisico, le certificazioni delle associazioni internazionali d’incordatori di racchette, per non farsi mancare niente. “In realtà è per combinare tutte le varie competenze necessarie nel campo in cui mi sono voluto specializzare negli anni. Mi considero un bio-meccanico del tennis”.

Per chi crede alla teoria dell’unire i puntini come Steve Jobs, Andrea ha fatto proprio così: oggi è un’evoluzione della figura del Racquet Technician, e molto di più. Capace di sviluppare un metodo per l’analisi e la costumizzazione delle racchette. Come quelle di Jannik Sinner, tanto per fare un esempio, di Lorenzo Sonego, dello spagnolo Ramos Vinolas o della nazionale kazaka di Coppa Davis, Andrey Golubev - recente finalista in doppio al Roland Garros - compreso.

La startup - nata dall’incubatore I3P del Politecnico di Torino, città sempre più al centro del pianeta-tennis - si occupa di raccogliere dati legati alle performance e applicarli, elaborandoli, al miglioramento delle prestazioni dei giocatori. “Nel tennis di alto livello non è una novità in senso stretto, i grandissimi campioni come Federer o Djokovic hanno professionisti privati che si occupano di studiare e ottimizzare i loro attrezzi”.

Ma l’innovazione c’è eccome, in HyperTennis, e sta proprio nella raccolta e nell’elaborazione dei dati. “Per ogni atleta effettuiamo un test che mira a raccogliere quante più informazioni possibili - racconta Candusso -: si tratta di un protocollo standardizzato per un’analisi generale, generalmente un’ora di gioco in campo. Ma lo schema può variare ed essere anche molto specifico a seconda delle richieste del singolo atleta. In quel caso andiamo a simulare situazioni particolari. Con Ramos Vinolas, per esempio, ci siamo concentrati sulla fase difensiva del gioco”.

Andrea Candusso, 44 anni, piemontese, è tecnico nazionale FIT e preparatore fisico di 2° grado

I dati sono raccolti tramite un sistema di videocamere, di sensori radar e di accelerometri. “Uno nel caso di un test standard, che viene posizionato sul braccio del giocatore come fosse un orologio. Non possiamo applicarlo alla racchetta perché, benché leggero, andremmo ad alterare la purezza dei dati”. E in un lavoro così di fino, non è qualcosa che ci si può permettere.

Già, perché tra le attività principali che Candusso mette in pratica ormai da anni, c’è quella del cosiddetto matching. “Non tutti sanno che le racchette escono dall’azienda produttrice con una forbice di potenziale differenza dal peso dichiarato di +/-7 grammi. E vale anche per gli attrezzi fatti su misura per i campioni”. Per cui il matching consiste proprio nell’equilibrare queste piccole differenze e rendere ogni attrezzo identico all’altro.

“Ma questa è solo una piccola parte del lavoro - preciso ancora Candusso -. Con i nostri test specifici immagazziniamo moltissimi dati, tra i più importanti ci sono l’accelerazione e la velocità dello swing, la velocità d’uscita della palla e la durata dello swing eseguito dal giocatore. Dai risultati che otteniamo andiamo ad agire poi sul set up della racchetta per raggiungere gli obiettivi che con il giocatore e il suo staff ci siamo precedentemente posti”.

Una delle cose più interessanti, che rende tutta questa operatività utile anche al giocatore di club, all’amatore del circuito FITpra e all’agonista non super-competitivo, è che tra gli obiettivi dichiarati non c’è solo l’innalzamento della performance, ma anche la prevenzione degli infortuni. “Quando giochiamo a tennis usiamo una racchetta, e quella racchetta per il nostro corpo rappresenta un sovraccarico, anche se minimo visto che in genere si tratta di circa 300 grammi. Però lo stesso gesto, ripetuto migliaia di volte nell’arco di una vita su un campo da tennis, ha certamente delle conseguenze”.

Per questo la racchetta deve essere certosinamente complementare a chi la impugna. Per riuscirci, oggi, è fondamentale il fattore umano. Nel senso che quella gran mole di dati deve essere interpretata da un esperto del mestiere, come Candusso: “Ma non nego che il nostro obiettivo di medio termine, che stiamo già perseguendo, è quello di creare degli algoritmi abbastanza sofisticati da agevolare e automatizzare anche questo processo”.

Ecco dove scende in campo l’intelligenza artificiale. “Utilizzando l’A.I. sarà possibile raggiugnere questo obiettivo”, prosegue Candusso. E non ci sarà da aspettare nemmeno così tanto. “La nostra timeline si prefigge l’obiettivo di raggiungere questo traguardo già nel corso del prossimo anno”. 2022 insomma. "Ma lo step più prossimo sarà quella di installare un campo tecnologicamente attrezzato e permanente per agevolare questo processo di sviluppo”.

Il primo di questi campi verrà installato al Circolo La Stampa Sporting di Torino, il club che farà da cuore pulsante dell’attività cittadina durante la fase di avvicinamento e di svolgimento della prima edizione tutta italiana delle Nitto ATP Finals. “Da lì in poi sarà possibile tramite un sistema sempre più complesso di accelerometri e telecamere ricostruire il gesto dell’atleta in 3D”. Un’altra rivoluzione è servita, ma questa volta oltre a essere digitale è anche bio-meccanica.

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