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Racchette e corde

Swiatek tira più forte con la racchetta più corta: e tu perchè non provi?

La fortissima 19enne polacca, campionessa al Roland Garros, usa una racchetta pensata per il tennis femminile (più maneggevole ma comunque molto potente), con quasi un centimetro di lunghezza in meno. Non potrebbe essere una scelta interessante anche per tanti agonisti uomini, specie dall’over 40 in su?

di | 11 febbraio 2021

Iga Swiatek, campionessa in carica del Roland Garros, in campo a Melbourne con la nuova racchetta, più corta

Iga Swiatek, campionessa in carica del Roland Garros, in campo a Melbourne con la nuova racchetta, più corta

Iga Swiatek e Camila Giorgi oggi facevano a gara nel tirare una più forte dell’altra sul campo della John Cain Arena di Melbourne. E alla fine l’ha spuntata la ragazzona polacca, 19 anni, n.17 del mondo vincitrice dell’ultimo Roland Garros, un metro e 76 di potenza e agilità, un centimetro in meno di racchetta. Per la precisione 8 millimetri.

Sì perché la formidabile atleta di Varsavia, pur avendo mostrato a Parigi una potenza di fuoco superiore a tutte le altre, ha scelto quest’anno una racchetta assolutamente controcorrente per un agonista professionista.

Entrando a far parte della scuderia francese Tecnifibre (marchio storico oggi parte del gruppo Lacoste) la star emergente del tennis mondiale ha scelto l’attrezzo top di gamma di una collezione, T-Rebound, pensata appositamente per le giocatrici. Una scelta dichiaratamente “al femminile” che va controcorrente rispetto alle consolidate logiche del mercato che hanno sempre finito bocciare ogni tentativo in questo senso.

Tecnifibre aveva già tentato questa strada, giusta per l’altro sotto il profilo tecnico, anni fa. Il limite è che le tenniste sono storicamente un pubblico numericamente più ristretto rispetto ai colleghi maschi e, mentre le giocatrici non si fanno problema alcuno a scegliere una racchetta da uomo (la stessa Camila Giorgi, utilizza da quest’anno una Yonex Vcore 98, telaio della stessa collezione di quello utilizzato da Denis Shapovalov), lo stesso non avviene al contrario. Il maschio, specie quello italico, non prende in considerazione le racchette “da donna”: giammai.

Alla Tecnifibre sono stati coerenti e hanno rinnovato la collezione puntando su scelte tecnologiche coraggiose. Volevano trovare il compromesso ideale per offrire un attrezzo il più maneggevole possibile senza perdere in spinta e rotazioni. Una racchetta da torneo ma più veloce da muovere e potente, bella potente.

Ne è uscita la collezione T- Rebound che è caratterizzata dalla tecnologia chiamata “Tempo System”: racchette dal piatto ampio (100 pollici quadrati), dal peso contenuto (il modello Tempo 3, quello della Swiatek, il più tecnico, è da 285 grammi ma ne esistono altri 3 ancora più leggeri), dal profilo di spessore considerevole (variabile da 24 a 25 millimetri a seconda della zona dell’ovale e del telaio), dalla rigidità elevata ma soprattutto più corte di 8 mm: 67,7 cm anzichè i classici 68.5 cm come il 95 % del mercato.

E’ intuitivo che muovere una racchetta più corte sia più facile. La scelta degli sviluppatori delle racchette da tennis negli ultimi anni era andata invece verso l’allungamento, per dare più potenza: le sorelle Williams, Sara Errani ma anche Andreas Seppi utilizzano racchette “longbody”: quella di Serena arriva addirittura a 71 cm, quella di Sara è 69,9.

Maggiore leva vuol dire sì più potenza, ma se riesci a non perdere velocità nel gesto. Accorciare il telaio significa invece proprio cercare velocità: guadagnare tempo. E, con le giuste caratteristiche tecniche dell’attrezzo, anche spinta.

Il discorso potrebbe rivelarsi immediatamente interessante per i tennisti di club, specie in campo “over”. Peraltro già da anni i più forti giocatori del circuito dai 40 anni in su. Utilizzano attrezzi leggeri e dal profilo importante, per ottenere spinta e profondità senza troppo dispendio di energie.

La domanda che viene spontanea però è: ma se un’atleta del livello tecnico e atletico della Swiatek fa faville con una racchetta del genere, perché non potrebbe funzionare a meraviglia anche per un giocatore agonista, almeno dalla terza categoria in giù. Difficile immaginare che in campo maschile nazionale ci siano giocatori (professionisti e primi gruppi della seconda categoria esclusi) che si possano dire più prestanti e performanti della vincitrice del Roland Garros. Puntualizzarlo vuole essere una provocazione, una spinta a provare nuovi attrezzi senza pregiudizi.

Fa un certo effetto vedere tante “romantiche“ insistenze nell’utilizzare vecchi cimeli, anche meravigliosi a modo loro (es. le antiche Pro Staff 90 o addirittura 85 di Federer e Sampras) da tennisti che dopo 5 minuti di nostalgico godimento possono solo venirne penalizzati.

Forse alla stragrande maggioranza dei frequentatori dei tornei di “quarta categoria” converrebbe molto di più imitare Iga Swiatek. E puntare alla vittoria con agilità, velocità e più facilità. Non vediamo l’ora di provare.

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