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Lo Slam dell’estate australiana è diventato la passerella delle divise più sgargianti e, talvolta, improbabili. Si vuole stupire, osare, trasgredire ma con quale risultato? Alla fine l’unico tennis trendy anche fuori dal campo è quello classico, Anni Sessanta/Settanta
di Enzo Anderloni | 01 febbraio 2020
Più gradimento ha ottenuto la rivisitazione del classico operata da Fila, in versione tricolore: il completo bianco rosso e verde indossato da Andreas Seppi ma anche dall’argentino Pella.
Come semplici, in chiave totalmente sportiva ma di fresco abbinamento cromatico, sono le divise di Ashleigh Barty e Sofia Kenin, che Fila ha visto opposte in una semifinale tutta “di scuderia”.
E, sempre sul classico, sono andati Lacoste, pensando al completo di Novak Djokovic, Adidas per Thiem e Zverev, Lotto con Matteo Berrettini e Ons Jabeur e Uniqlo, disegnando il solito pigiamino da tennis per Federer.
A proposito di colori che spiccano, meritano una menzione le racchette del francese Benoit Paire e della statunitense Sofia Kenin, entrambe marchiate Babolat, la prima una Pure Aero, la seconda una Pure Drive. I due testimonial dell’azienda francese hanno adottato per i loro telai la nuova versione cosiddetta Flag, colorata cioè con tinte e disegni delle bandiere nazionali.
Si tratta di un’idea che Babolat ha sviluppato in prospettiva olimpica, su ampia scala, con edizioni limitate per 7 Paesi: Francia, Usa, Giappone, Italia, Regno Unito, Brasile e Argentina. Per alcune nazioni (Francia, Usa e Giappone) è prevista una collezione Flag di 4 telai: Pure Aero, Pure Drive, Pure Strike e una più economica Boost (89, 95 euro al pubblico). Per Italia, Regno Unito, Brasile e Argentina e stata prevista solo la Boost. Una proposta originale e interessante sulla strada della personalizzazione dell’attrezzo