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Abbiamo analizzato e misurato in laboratorio le prime edizioni di questi due telai mitici e le ultime evoluzioni targate 2018. Raccontano come l’attrezzo tennistico, pur cercando di non snaturarsi, cambi faccia e prestazioni
di Raffaello Barbalonga | 08 luglio 2019
Da tempo il popolo dei tennisti si divide tra nostalgici del passato, dove tutto era meglio e il tennis rappresentava lo sport nobile, e i positivisti del presente, fatto di tecnologia e concretezza. E’ pertanto ovvio che anche affrontando il discorso racchette, ci si divide tra questi due mondi e le opinioni sono tanto diverse quanto fantasiose.
Erano meglio i materiali d’un tempo? Le manifatture erano più accurate perché realizzate in Occidente? La globalizzazione ha standardizzato i processi produttivi? Le aziende risentono della crisi economica e non favoriscono la ricerca? Tutte domande che circolano e che non trovano facilmente risposte. Da osservatori che si vogliono scrollare di dosso supposizioni e pregiudizi abbiamo voluto fare un esercizio che ci pareva interessante: creare un confronto tra prodotti di epoche diverse e cercare di valutare le strade percorse. Per provare a capire anche una parte dell’evoluzione del tennis.
1985: nasce la Pro Staff - Si chiama “Pro Staff” e non verrà mai realizzata in formati standard (69sq.in) come le antesignane. Midsize (circa 83sq.in), Large e Super Large sono i formati che chiariscono subito la decisione radicale di affrontare con coraggio un nuovo percorso.
La composizione è per l’80% in graphite e per il 20% in Kevlar (aramide). Stefan Edberg, oltre a Chris Evert e Jimmy Connors (che per la prima volta abbandona la leggendaria “T-2000”), rappresenta il testimonial perfetto e le sue vittorie saranno il migliore biglietto da visita per questo splendido telaio.
È l’inizio di una storia infinita, alimentata soprattutto dalle figure di Pete Sampras e Roger Federer, che arriverà ai giorni d’oggi attraverso una sfilza di campioni e palmares davvero invidiabili.
1986: ecco la Prestige - Nell’anno seguente, Head produce un mold innovativo e raffinato, la chiameranno “Prestige”.
Il suo formato, è nuovo, lo definiscono “PRO”, cioè un “midplus” di grandezza superiore a uno standard del 35% (93sq.in). Il materiale è un mix di graphite e piccole percentuali di Twaron (aramide).
Apparentemente hanno mantenuto i caratteri estetici delle antenate. “Pro Staff” si presenta opaca ed elegante, leggermente meno spigolosa ma sempre chiaramente “boxed”.
“Prestige” lavora ancora una volta sul bumper/grommets e ne ricava una forma inedita e snella. Le differenze vengono però subito a galla nelle specifiche.
Variando le specifiche possiamo ottenere risultati simili ma, per sensibilità, sempre diversi. Peso, inerzia, ampiezza del piatto e pattern, profilo e rigidità generale sono i primi dati che vengono in mente. Ma esistono dettagli ancora più sottili che hanno grande importanza: polarizzazione, twistweight, recoilweight, tipo e ampiezza della sezione degli steli, layup, front beam, rigidità progressiva, eccetera eccetera, fino a elementi accessori (come ad esempio i grommets) che contrariamente a ciò che si pensa hanno grande influenza sul comportamento di un telaio.
Wilson Pro Staff e Head Prestige sono rimaste dei riferimenti fondamentali del mercato, ma nel tempo si sono evolute e per strade diverse adeguate all’evoluzione del gioco e alle esigenze dei giocatori moderni. Il nome è rimasto lo stesso, ma la sostanza è cambiata radicalmente. E se sono cambiate così loro, come può esserci ancora qualcuno che sostiene che le racchette siano tutte uguali?
Wilson Pro Staff 1985
Wilson Pro Staff RF 2018
Head Prestige Pro 1986
Head Prestige Mid 2018