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Racchette e corde

CX 200 potenza e tocco: bentornata Dunlop!

La prova sul campo del nuovissimo telaio agonistico da 305 g con profilo sottile e squadrato. Ottima maneggevolezza grazie al bilanciamento arretrato che favorisce controllo e sensibilità. Volée e backspin i colpi migliori

di | 05 maggio 2019

Il marchio è storia del tennis. Nell’ultima stagione Dunlop ha acquisito nuova linfa grazie all’acquisizione da parte dei giapponesi di Sumitomo Rubber Industries, colosso degli pneumatici che investe oltre 700 milioni in ‘Ricerca e Sviluppo’. Sumitomo ha deciso di rilanciare in pompa magna tutto il mondo tennistico di Dunlop che, palline a parte (quelle sono sempre rimaste leader per numeri e qualitá), non aveva piú l’appeal dell’epoca di John McEnroe e Steffi Graf. Il segno più evidente, oltre alle partnership illustri e prestigiose con Nick Bollettieri e Patrick Mouratoglou e le loro accademie, è la gamma di telai rifatta ex novo, sfruttando l’esperienza tecnologica di Srixon, altra azienda del firmamento Sumitomo, che ha grande esperienza nello sviluppo di attrezzatura sportiva hi-tech.

Per cui ci sono curiosità e aspettative che le serie di racchette Dunlop promettono di non deludere, cercando di accontentare le esigenze di un po’ tutti i tipi di giocatore e livelli di gioco. Il primo assaggio lo abbiamo in anteprima con un esemplare di CX 200, pezzo forte della famiglia CX, più votata al controllo (mentre le CV sono le racchette più orientate alla potenza).

IL LAB - Lasciando un attimo da parte il telaio di Kevin Anderson, la CX Tour 200, decisamente selettivo (95” di piatto corde, 315 grammi di peso a nudo, pattern fitto 18x20, profilo sottile 20 mm), tra gli attrezzi abbordabili per gli agonisti la CX 200 sembrerebbe per caratteristiche il piú impegnativo della gamma. Anch’esso caratterizzato da profilo sottile da 20 millimetri (costante) e ovale non generosissimo, 98 pollici quadrati. Il peso (305 grammi) e il bilanciamento (31,5 centimetri) sono invece i valori che lasciano intendere la volontá degli ingegneri giapponesi di offrire comunque un attrezzo con un ampio spettro di giocabilità.

Dopo aver montato l’incordatura in monofilamento Dunlop NT Max Plus, a 22-21 kg di tensione, abbiamo messo la racchetta sul Diagnostic. Il peso complessivo era di 319 grammi e il bilanciamento a 32,7 centimetri. Interessante, perché basso, il valore di rigidità (63 punti); in media con le altre agonistiche quello sull’inerzia (311). Il riassunto finale, come prevedibile, parla di un telaio equilibrato in termini di potenza (50 punti su 100) e controllo (48 su 100) con una maneggevolezza davvero da record (79 su 100) se si considera la categoria.

IL CAMPO - Tanto per cominciare la si prende in mano e i 305 grammi proprio non si sentono; è ovviamente merito del bilanciamento arretrato che fa sentire la testa “leggera”. I primi impatti anticipano quello che sarà poi il leit motiv generale: molto molto bene i colpi piatti, puliti e i tagli indietro in backspin: il controllo è ai massimi livelli. Si sta pur sempre giocando con un profilo molto sottile e un ovale midplus da 98 pollici quadrati quindi per un buon utilizzo sono implicite certe capacità tecniche, diciamo almeno da Terza categoria, e una buona preparazione fisica. Ma la selezione all’ingresso è in qualche modo mitigata da un lato dalla rigidità molto bassa (che si sente negli impatti in termini di flessibilità e comfort), dall’altro da uno sweetspot comunque generoso, che in qualche frangente aiuta in situazioni di recupero.

Top e back, così gli effetti - Non conviene esagerare con il top spin né con sbracciate e swing troppo ampi. O meglio: sono richiesti tecnica e fisico di livello per ottenere pesantezza e profondità di palla.

Al contrario il backspin è una goduria assoluta; grazie alla maneggevolezza il controllo è ottimo e trasferendo a dovere il peso del corpo in avanti risulta anche efficace e difficile da affrontare. L’altro fiore all’occhiello di questa CX200 sono sicuramente le volée, sicure e precise oltre che incisive.

La racchetta si muove talmente bene che riescono anche abbastanza agevoli e chi sa ‘accarezzare’ la palla potrà disimpegnarsi davvero bene anche con tocco e sensibilità. Al servizio grande precisione e una discreta velocità; per rendere pesante anche una seconda in kick ci vuole una più che buona spinta di gambe.

IL GIUDIZIO DEL ‘TERZA’ Mauro Simoncini: “Per un tipo di giocatore come il sottoscritto a cui piace spingere da dietro senza perdere campo e appoggiarsi sulla palla dell’avversario, colpendo soprattutto piatto o con poco top spin, è una gran racchetta. Bilanciamento indietro ed elasticità un po’ alla vecchia maniera me la fanno apprezzare ancora di più. Se poi si è cresciuti da Under con racchette come la Dunlop Max 200G di McEnroe...”.

IL GIUDIZIO DEL ‘QUARTA’ Enzo Anderloni: “L’aspetto è molto tecnico: nero opaco e rosso, profilo sottile e squadrato, ovale classico. Ci si aspetta una certa severitá, stile Head Prestige o Wilson Blade. Il genere è quello ma la maneggevolezza è sorprendente (senza pregiudicare la spinta) e lo sweet spot davvero ampio. Lo si capisce soprattutto sotto rete, dove la racchetta facilita e perdona parecchio. Un attrezzo gratificante per chi gioca classico: valorizza il bagaglio tecnico e non richiede supermuscoli”.

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