Malgrado sia la più anziana fra le prime 200 giocatrici del mondo, Sara Errani ha ancora una gran voglia di lottare. A Bogotà ha appena raggiunto una semifinale WTA che le mancava da sette anni e fra singolare e doppio ha ancora margine per togliersi delle soddisfazioni. Il suo è un esempio da ammirare
11 aprile 2024
Si dice che non si debba mai chiedere l’età a una donna, ma quando la data di nascita può diventare un vanto il veto cade, alla faccia degli anni che passano. Perché nel caso di Sara Errani il 29 aprile 1987 stampato sulla carta d’identità le regala un primato niente male: la romagnola è numero 101 del ranking mondiale WTA e fra le 100 che la precedono in classifica (e pure le 100 che la seguono) non c’è una sola giocatrice nata prima di lei. Un record di longevità che diventa ancora più significativo quando accoppiato ai risultati dell’ultimo periodo, che mostrano un ritorno a livelli che alla quasi 37enne nata a Bologna mancavano da un pezzo.
È vero che la top-100 l’aveva già ritrovata nel 2023 a cinque anni dall’ultima volta, ma nei tornei del circuito maggiore WTA non disputava un quarto di finale da quasi tre anni e una semifinale addirittura da sette, dal torneo cinese di Tianjin del 2017. Due limiti sbriciolati nel giro di due mesi: a febbraio ha ritrovato un quarto di finale sul cemento rumeno di Cluj-Napoca, mentre la scorsa settimana sulla terra di Bogotà ha sfatato anche l’altro tabù, conquistando finalmente una semifinale dopo sei stop consecutivi ai quarti. E pazienza se poi ha perso contro un’avversaria – la colombiana Camilla Osorio – che in passato aveva battuto due volte su due, mancando una buona chance di ritrovare un titolo WTA che le manca dal 2016.
I risultati dimostrano che sta ritrovando continuità e che fisicamente è ancora ad altissimi livelli: caratteristiche che miscelate con la sua celebre tenacia possono permetterle di porsi ancora obiettivi in linea con la storia della sua carriera. Il primo è l’accesso diretto al main draw del Roland Garros: con la semifinale in Colombia dovrebbe aver fatto il passo decisivo, ma migliorarsi ancora non sarebbe affatto male.
Sara è uno dei simboli della classe 1987 che continua a ruggire: in Italia c’è il suo amico Fabio Fognini, che lotta quotidianamente con le noie di un fisico provato da vent’anni di tennis ad altissimi livelli, ma quando sta bene è ancora uno spettacolo per gli occhi. Nel mondo, invece, c’è il caso più unico che raro di Novak Djokovic che continua a stare davanti a tutti, ma anche Andy Murray che della battaglia contro l’età che avanza ha fatto uno dei suoi mantra.
Un discorso validissimo anche per “Sarita”, una che in carriera ha vinto tantissimo, è stata numero 5 della classifica WTA quando solo papà Giorgio ci avrebbe scommesso un euro, e non avendo davvero più nulla da dimostrare potrebbe tranquillamente appendere la racchetta al chiodo per dedicarsi ad altro. Invece continua a lottare come il giorno uno, come quando da ragazzina doveva fare il doppio della fatica per farsi notare, con un tennis che – l’avremmo capito dopo – aveva tantissimo da dare. Pensarla di nuovo capace di arrivare a certi traguardi è esagerato, ma rende il suo esempio sportivo ancora più concreto: lotta senza una vera destinazione, ma solo per amore nei confronti di ciò che fa. Perché è sempre stata abituata così ed evidentemente non vede (ancora) il motivo per salutare.
I risultati danno ragione al suo pensiero, sia quelli in singolare sia una ritrovata competitività anche in doppio, la specialità che l’ha vista vincere tutti i tornei del Grande Slam insieme all’ex partner Roberta Vinci. A quasi dieci anni dall’ultimo Major delle “Chichis”, Sara ci sta riprovando con Jasmine Paolini e la coppia funziona alla grande. Nel primo spicchio di 2024 hanno raggiunto gli ottavi all’Australian Open, vinto a Linz e conquistato la semifinale a Miami. Risultati che valgono alla coppia il numero 8 della Race, ultimo valido per l’accesso alle WTA Finals di specialità. Oltre ad alimentare il sogno di una medaglia olimpica, l’unico grande traguardo che ancora manca nella carriera di una giocatrice da prendere come esempio.