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Doppio: perché le stelle Wta lo giocano (e sono un esempio)

Dalle azzurre che sono riuscite a vincere tutti gli Slam nella specialità, alle altre grandi protagoniste del circuito, tanto in singolare, quanto in doppio. Ecco perché la gara di coppia, tra le donne, ha delle protagoniste tanto speciali

28 settembre 2023

Si doveva capire subito: è il 4 settembre del 1984 e la prima leader del neonato ranking Wta di doppio si chiama – rullo di tamburi – Martina Navratilova. La quale, mentre guarda tutte dall'alto al basso nella specialità, incidentalmente vince anche quattro Slam. In singolare. La questione sta tutta qui: è possibile che fra le donne siano davvero così tante le top players che non hanno affatto rinunciato a giocare in coppia, quando le stelle del tennis maschile non degnano il doppio di uno sguardo a meno che si tratti di Coppa Davis?

Diamo un'occhiata ai nomi, così da capire meglio. Martina, dicevamo, certo. Ma chi è arrivato dopo di lei non è da meno: parliamo di ragazze come Pam Shriver, Helena Sukova, Jana Novotna, Natasha Zvereva, Arantxa Sanchez, Lindsay Davenport, Martina Hingis, Anna Kournikova. E in tempi più recenti Kim Clijsters, Sam Stosur, Serena e Venus Williams, le nostre Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci, o ancora Sania Mirza, Barbora Krejcikova, Aryna Sabalenka. Per arrivare a Coco Gauff e Jessica Pegula. Tutte sono state numero 1 nel ranking di doppio, ma diverse sono state in vetta pure al singolare. In totale, parliamo di otto giocatrici capaci di prendersi entrambe le posizioni più ambite.

Singolare e doppio, stesse star

Veniamo ai giorni nostri: tra le top 20 di doppio troviamo appunto le citate Gauff e Pegula, ma troviamo pure Mertens, Krejcikova, Haddad Maia, Fernandez e Kudermetova. Poco più indietro, Ostapenko, Kostyuk, Azarenka, Samsonova. Il paragone col tennis maschile è impietoso. Per trovare un nome di un certo rilievo dobbiamo scendere fino al numero 57, dove staziona Andrey Rublev. Ma allora da dove arriva tutta questa distanza? Perché le donne apprezzano il doppio molto più degli uomini, anche se sono impegnate ad alti livelli nel singolare?

Risposte ce ne possono essere più d'una. Intanto, la tradizione. È chiaro che quando si comincia con Navratilova, Shriver e compagnia, poi provare a essere all'altezza è quantomeno doveroso. Piano piano il fascino del doppio è mutato anche nel circuito Wta, ma quella sorta di imprinting è rimasto, senz'altro per i primi 20-25 anni, in qualche modo anche adesso. Si potrebbe poi obiettare che il Tour maschile è più faticoso, che gli uomini hanno impegni complessivamente più severi. Il che è vero in parte. Il punto è che dove ci sono più punti in palio – dunque negli Slam – i ragazzi giocano sulla lunga distanza dei tre set su cinque. E questo non agevola la scelta di impegnarsi su più fronti: dopo 3 o 4 ore giocate – magari anche sotto un sole cocente – in singolare, l'idea di utilizzare il giorno successivo per un altro match duro, anche se con solo metà campo da coprire, non è esattamente piacevole.

Spesso, inoltre, per le ragazze il doppio è un esercizio utilissimo in vista dello sviluppo di capacità che altrimenti sarebbero complicate da allenare. Non a caso giocatrici come le nostre Flavia Pennetta e Sara Errani, attraverso le gare di coppia hanno saputo evolvere il loro gioco di volo, poi portato con successo anche in singolo. Non che questo – teoricamente – non valga anche per gli uomini. Il punto è che nel tennis maschile le avventure a rete sono sempre più sporadiche, o almeno lo sono state negli ultimi 20 anni e passa. E a nessuno – tranne che agli Juniores – è venuto in mente di usare il doppio per poter poi giocare meglio una volèe che al 90 per cento, in singolare, non si sarebbe mai eseguita.

Dagli Juniores, però, arriva un altro spunto utile al tema. Quando si cercano le strategie (più volte è stato fatto, da Itf, Wta e Atp) per rendere il doppio più popolare, si ignora quella che proprio a livello Under 18 già è una regola da tempo: una parte dei punti presi in doppio concorrono al ranking di singolare. Si dice che un cambiamento del genere – a livello Atp in particolare – sarebbe troppo radicale e porterebbe a una specie di rivoluzione dei big. Ma le alternative, ad oggi, non si sono mostrate utili. Inclusi gli aumenti di montepremi. Di conseguenza, tra gli uomini, abituiamoci a continuare come adesso, a due sport diversi, nella forma e nell'impatto sui media. Mentre le donne regalano (come spesso accade) un buon esempio che appare molto difficile da seguire.

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