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La sfida fra il greco e lo spagnolo ha finora favorito nettamente addirittura 5 volte 5 l’erede di Nadal, ma Stefanos sembra maturato, più conscio che la sostanza va rivalutata rispetto alla forma. Mentre Carlos sembra ancora legato all’applauso, suo e del pubblico
di Vincenzo Martucci | 04 giugno 2024
Chi vincerà il derby degli esteti fra Stefano Tsitsipas e Carlos Alcaraz? Mettiamo prima il dio greco, al di là della classifica mondiale (numero 3 contro 9 del mondo) e dei precedenti (addirittura 5-0) che favoriscono lo spagnolo perché, oltre ad amare il bello, terribilmente, inesorabilmente, irrimediabilmente, il figlio di Atene è molto bello anche lui.
Più alto (1.93 contro 1.83), coi lineamenti da eroe ellenico, la barbetta tagliata il giusto, e lo sguardo talmente seducente da conquistare la più bella del reame del tennis donne, Paula Badosa. Lo mettiamo davanti anche perché è arrivato prima sulla scena da più anziano d’età (25 anni contro 21), anche se indietro come grandi successi rispetto all’erede di Rafa, già bi-campione Slam e più giovane numero 1 del mondo di sempre.
Mettiamo soprattutto Tsitipas davanti ad Alcaraz in questa eccitante sfida dei quarti del Roland Garros perché, in questo momento della sua esistenza e sulla scia dei risultati sulla terra di questa stagione, sembra pronto al grande salto, soprattutto perché sembra più convinto a sporcare quei suoi bei colpi tennistici puliti che sembrano scolpiti nel marmo in funzione di un semplice “15” e non dello spettacolo e dell’approvazione personale e del pubblico.
Magari la sostanza va rivalutata rispetto alla forma. Viceversa, Carlitos, che è appena uscito dall’ennesimo, misterioso, infortunio, sembra ancora troppo legato al narcisismo e alla difficoltà nel trovare la freccia ideale nella sua faretra fors’anche troppo piena di possibilità.
Scegliere è un’arte difficile, lo sapeva bene il primo Roger Federer, riuscirci nei millesimi di secondo di un’azione sportiva è ancora più complicato, peggio ancora nello sport moderno sempre più veloce, se poi ci aggiungi il senso dell'estetico che prevale nel giovane spagnolo almeno fino al punto in cui non si trova con l’acqua alla gola, ecco allora che il processo mentale si complica e combina guai. E quindi dubbi, frustrazione, difficoltà, vulnerabilità e sconfitte spesso inattese.
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“Mi trovo bene a giocare con lui”. Sicuramente nel pronunciare queste parole l’allievo di Juan Carlos Ferrero voleva piuttosto elogiare il bel gioco di Tsitsipas. Che però, un po’ sanguigno lo è sempre stato e sicuramente somatizza le 5 sconfitte in 5 confronti con lo spagnolo, e quindi gli ha risposto, scontroso: “Spero che questa volta si troverà peggio”.
Noi, da appassionati di tennis, speriamo proprio che sia così, che Stefanos soffra meno nella diagonale dritto spagnolo-rovescio greco e che Tsitsipas riesca a spingere e far gioco lui, evitando di correre di qua e di là del campo sprecando inutilmente le energie. Sarà fondamentale il servizio, sarà ancor più decisivo lo spirito col quale i due affronteranno la contesa che si svolge quasi a fari spenti, con tutta l’attenzione che stanno rubando sulla scena re Djokovic con le sue rimonte, Jannik Sinner con la scalata al numero 1 e Sascha Zverev nel suo ritorno al futuro con la partita doppia in un tribunale tedesco. Chi fra Stefanos e Carlitos si guarderà meno allo specchio, cercherà meno il colpo a effetto e l’apprezzamento del pubblico, avrà fatto quel passo avanti, anche in campo, per comandare ed influenzare lo scambio. All’altro andranno magari più applausi e più incitamenti e coretti del pubblico, ma anche più frustrazione e difficoltà.
Finora a guardar bene, la sacra terra di Francia, superficie sulla quale peraltro Alcaraz è cresciuto, è stata avara di grandi soddisfazioni per il bell’atleta spagnolo che l’anno scorso, proprio dopo aver battuto tre set a zero Tsitsipas, arrivò in semifinale carico e speranzoso e invece, bloccato dal tensione e dalle troppe aspettative, si arrese, rabbioso, in 4 set a Djokovic.
Parigi è stata addirittura crudele per il greco. Che nel 2021 perse in finale contro Djokovic da due set a zero avanti, completamente frastornato dal toilette-break dell’avversario e della sua magica trasformazione al rientro in campo, tanto che nei giorni scorso, quando tutti davano in crisi Nole I di Serbia, lui per contrasto lo vedeva ancora come primo favorito del Roland Garros. Memore anche del secondo ko in una finale Slam, l’anno scorso in Australia, sempre contro il terribile Novak. Due finali Majors giocate e due perse, mentre Alcaraz le sue due occasioni le ha concretizzate. Tutto questo troverà un perché nello scontro diretto fra questi due tennisti e atleti bellissimi?
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