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La pioggia di Parigi cambia le condizioni di campi e palle costringendo a scambi più lunghi, questo favorisce i soliti noti. Saltate solo due delle prime 13 teste di serie: "Toro Scatenato" Rublev (6) e Hurkacz (8)
di Vincenzo Martucci | 03 giugno 2024
“Fa più freddo che a Mosca”, si lamenta l’unico inviato russo al Roland-Garros. La pioggia non ha mai abbandonato il secondo Slam stagionale per tutta la prima settimana, con temperature basse e il solito vento tagliente di Parigi. Il mercoledì nero ha concesso meno di un’ora di gioco in tutta la giornata costringendo gli organizzatori a spostare già alle 7 di pomeriggio la programmazione al giorno dopo, creando il caos, per fortuna risolvibile grazie ai 16 campi dell’impianto, messi a pieno regime, con 5 match per campo, a partire dalle 10 del mattino.
Ma le condizioni di gioco? Soprattutto sui campi non coperti, esposti alle intemperie, cioè tutti quelli che non hanno il tetto del Philippe Chatrier e del Suzanne Lenglen vivono “condizioni molto pesanti”, come sottolinea Jannik Sinner. “Molto diverse da quelle abituali al Roland-Garros”, precisa Holger Rune. “Le palle s’impregnano parecchio di acqua e diventano pesanti sul campo già pesante. E sotto il tetto c’è molta umidità”, puntualizza Daria Kasatkina, che spiega così anche le immagini degli atleti che sudano stranamente tantissimo, pur in condizioni parzialmente indoor.
Parigi sotto la pioggia
Eppure non ci sono state grandi sorprese. Come sperava l’Argentin Tomas Martin Etcheverry alla vigilia del match contro mister concretezza, Casper Ruud: “E’ come d’inverno a Buenos Aires, sono abituato a queste condizioni sin da bambino”.
Ahilui, pesantezza e lentezza si sposano anche con il norvegese, due volte finalista sulla sacra terra di Parigi, che s’è subito adatto più di altri: “I campi non sono così veloci come nei giorni caldi e con l’aria secca, le palle diventano presto più grosse e pesanti e non viaggiano più così veloci nell’aria. Questo cambia parecchio le cose. Bisogna prepararsi mentalmente a fare meno colpi vincenti e a impegnarsi in scambi da fondo che durano più del solito. Non è più tanto facile risolvere in fretta e accorciare lo scambio”.
Con meno punti facili anche al servizio, bisogna industriarsi e non vivere la terra rossa come il cemento, la superficie dove oggi si gioca di più. “Qualcuno più grande e più forte potrebbe essere ancora in grado di colpire come al solito nonostante queste condizioni, e avere anche un po’ più di controllo, ma chi non possiede quella potenza di fuoco ha bisogno di un altro stile di gioco”, sostiene Alex de Minaur.
“Ecco quindi che entrano in gioco la smorzata e lo slice. Bisogna cercare gli angoli e spezzare il ritmo. Bisogna giocare una partita completamente diversa rispetto a quando c’è il sole”. Perché la palla, in queste condizioni diverse dettate dal meteo, rimbalza meno alta, soprattutto se colpita con l’effetto.
“Più fa caldo e per me meglio va”, Sascha Zverev che ha eliminato al primo turno Rafa Nadal. “In quel match la palla rimbalzava davvero bassa e i miei colpi non avevano velocità”.
Eppure è ancora in gara, da favorito numero 1. Come anche Stefanos Tsitsipas, l’altro campione dell’età di mezzo, stoppato dai Big 3 e poi sorpassato anche dai nuovi giovani terribili, Alcaraz e Sinner, nella corsa agli Slam. “Io sono cresciuto giocando in condizioni più calde, con rimbalzi più alti, ma oggi questa cosa non ha più un grande impatto sul mio gioco e sulla sua efficacia”. Fino agli ottavi, delle prime 13 teste di serie era saltata solo la 6, Rublev; ieri poi è uscito Hurkacz, la 8. Evidentemente i più esperti risentono meno degli altri delle novità e compensano con l’esperienza. Chissà che davvero queste condizioni di pioggia e quindi campi e palle pesanti perdurino fino al termine del torneo.