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Questo indimenticabile trionfale Roland Garros esalta lo spirito dei giocatori azzurri che, grazie a lavoro e dedizione, esprimono anche un gioco più completo
di Vincenzo Martucci | 07 giugno 2024
Piacere, sono un tennista italiano! E sorrido, felice di esserci, contento da quando sono bambino di giocare a tennis e di scoprire i miei limiti. Piacere, voglio imparare con tutto me stesso tutto quello che posso e lavoro tutti i giorni pensando soprattutto a come migliorarmi, penso soprattutto a quello, guardo soprattutto quello, mi dedico soprattutto a quello perché mi interessa veramente.
E quindi lo studio pure, io che magari la scuola proprio non la mandavo giù, perché non mi piacevano la materie, ma vuoi mettere quanto sono più interessanti e varie racchette e palle, incordature e impugnature, fisioterapia e pesi? Lo stimolo non mi viene dai soldi, dalla fuga da una realtà che non mi piace: figurati, l’Italia da qualsiasi parte la guardi e la vivi è sempre meravigliosa, il posto migliore al mondo per viverci.
Il desiderio di andare oltre non mi nasce da una irresistibile voglia di riscatto umana o sociale. Anche se oggi col tennis si può guadagnare molto bene, ma solo se entri e resti fra i top 100, che non una cosa facile come sembra.
No, la spinta mi viene naturale, da dentro, e se ho un dubbio, una perplessità, un ripensamento, mi ricarico subito guardando quelli che conosco da sempre, quali coi quali ho giocato le prime partitelle a 10 anni, li scopro impegnati nei tornei, li seguo di risultati, li chiamo anche solo per scambiare due chiacchiere, per non perderci di vista, per rinnovare un’affinità indissolubile, e subito mi ritrovo, mi rigenero, mi ricarico. Perché il tennis è duro, è mentale, è fisico, è mondiale, è sempre nuovo e ogni settimana ti butta giù e poi ti tira su, mettendoti continuamente alla prova.
Ma è anche una ragione di vita, l’adrenalina ideale, la sfida più eccitante che conosco.
UNICITA?
Ecco, osservando le storie degli azzurri in questo Roland Garros da favola viene da pensare che gli italiani sono finalmente unici anche nel tennis, soprattutto in un giorno in cui una ragazza solare come Jasmine Paolini prorompe con un uragano di allegria in un mondo spesso caratterizzato da problemi esistenziali e dubbi e pianti come quello del WTA Tour.
Intanto un ragazzo semplice e diretto come Jannik Sinner, educato e attento, con pensieri lineari e incontrovertibili come spesso succede alla gente di montagna, scala al classifica fino a piantare per la prima volta la bandiera italiana al numero 1 e a sfidare la terra rossa mano nella mano col rivale-amico che l’accompagnerà negli anni a venire in una battaglia cruenta ma corretta e onesta.
Nel mentre due ragazzi con la faccia da buoni, come Andrea Vavassori e Simone Bolelli, sprizzano gioia dagli occhi per la rivincita che si stanno prendendo sul tennis e sul passato, unendo i loro destini in doppio, dimostrando ad ogni difficoltà sul campo com’è bello reagire in coppia, insieme, nel rispetto reciproco delle proprie debolezze.
Con l’intramontabile Sara Errani che non sta più nella pelle perché si rivede, anche lei, piccola e intelligente, nella nuova “sorellina” Jasmine che accompagna volentieri nello studio del doppio e delle alchimie tattiche più segrete di una scienza affascinante, a dispetto del continuo tentativo di tecnologia e soldi di svilirla in mera potenza e residenza.
Con l’aggiunta di un junior sardo che s’allena da Riccardo Piatti a Bordighera, Lorenzo Carboni che, al primo match era sperduto, irriconoscibile e aveva quasi perso, come ci ha raccontato quel nocchiero dei giovani sempre sorridente di Giancarlo Palumbo. Ma che poi ha portato avanti il man isto della gioia del tennis italiano che sta sbancando il Roland Garros e sorprendendo il mondo, qualificandosi a sorpresa per le semifinali che tante altre star annunciate hanno mancato.
SEGRETO
Forse non dovremmo rivelarlo, ma il segreto di tanto successo di massa, che deve per forza avere un significato molto più importante di quello di un “front man”, pur straordinario come il Profeta dai capelli rossi Sinner, sta in un una parola semplice e ovvia. Forse troppo. Si chiama tennis. Eh, già! Perché tutti respiro, ma alcuni hanno imparato. Farlo col, diffama. Tutti vivono, ma alcuni vivono molto meglio, più sereni. E, ugualmente tutti giocano a tennis, ma sembra proprio che gli italiani da un po’ di tempo in qua lo interpretino in modo più totale, meno legato ai due colpi e via.
Non è solo questione di terra rossa perché anche sul cemento gli azzurri stanno costruendo la loro fortuna, è proprio questione di filosofia di gioco, a tutto campo, con tutti i colpi, attivando sempre il binomio cervello & cuore. Così, anche qualche limite fisico, leggi peso e altezza, svaniscono. Del resto, in Italia si è sempre giocato bene a tennis e ci sono sempre talenti, adesso c’è anche conoscenza e spirito di gruppo. Insieme a quel famoso sorriso di cui la fantastica 'Jas' detiene il copyright ma che avevamo già visto sul viso di Martina Trevisan e che scopriamo su quello di Arnaldi, di Cobolli, di tutti i tanti protagonisti di un momento magico.