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Nole no limits: "L'Oro olimpico un orgoglio, ma sono qui per vincere ancora"

“Gli Slam - spiega il serbo davanti alla stampa - sono i pilastri del nostro sport e se vado avanti ancora e trovo le motivazioni è proprio per vincere tornei come questo"

25 agosto 2024

Novak Djokovic, secondo alcuni osservatori che non hanno imparato nulla dalla sua carriera, avrebbe trovato nell'Oro olimpico la conclusione ideale delle sue fatiche. Il successo con cui poter serenamente chiudere una carriera straordinaria. Solo che lui, in merito a questa idea, non è affatto d'accordo. Ed è la cosa che mette in chiaro subito, nel media day che precede l'inizio degli Us Open.

NOVAK DJOKOVIC

“Sono felice di tornare qui a New York dopo il grande risultato che ho ottenuto a Parigi. Per come si è evoluto il torneo olimpico, è stata la mia migliore prestazione da tanti anni a questa parte. Vista la mia età, poteva essere la mia ultima chance di prendersi un Oro per il mio Paese, e me la sono giocata al meglio. Sono orgoglioso per me e per la Serbia e questo è stato senz'altro uno dei più grandi traguardi della mia intera carriera”.

“Gli Slam sono i pilastri del nostro sport e se vado avanti ancora e trovo le motivazioni è proprio per vincere tornei come questo. Gli Us Open inoltre, per l'energia che sanno produrre attorno, sono un evento unico, non paragonabile agli altri. Dal 2008 nessuno conferma il titolo? Cercherò di farlo io, cercherò di sfatare questo tabù che dura da così tanti anni. Quando la gente mi chiede dove trovo lo stimolo per andare avanti dopo aver vinto l'Oro alle Olimpiadi, la mia risposta sta proprio qui, nei titoli Slam”.

“Quando giocai a New York per la prima volta era il 2003, torneo Juniores, ma per via della pioggia i match degli Under 18 furono spostati in un'altra location al coperto. Dunque non ci fu la possibilità di sperimentare la vera atmosfera di Flushing Meadows. Per fortuna non tardai troppo nel tornare tra i professionisti (era il 2005, ndr), con due match che ancora ricordo, due maratone vinte contro Monfils e Ancic”.

“Le sfide con i giocatori della nuova generazione, con Carlos e Jannik ma anche con Zverev, Medvedev, Tsitsipas, sono la benzina per andare avanti e dimostrare che sono ancora competitivo nonostante la differenza d'età ci sia e sia importante. Ma non sento ancora tutto questo come un peso, al contrario trovo piacere nel confronto con i più giovani e nelle sfide che mi propongono. L'unica differenza rispetto al passato è che devo essere più attento nella scelta dei tornei e nella costruzione del mio calendario”.

Molta fiducia, nonostante qualche acciacco fisico, anche dalle parti di Carlos Alcaraz.

CARLOS ALCARAZ

“Il problema alla caviglia? Già rientrato, nessun fastidio particolare. Mi sono fermato solamente per precauzione, ma già dal prossimo allenamento sarò pronto al cento per cento. Dovrò solo cercare di fare attenzione e prendermi cura del mio fisico”.

“Cosa dà più fastidio ai miei avversari? Penso che sia la mia capacità di essere aggressivo, di inventare sempre qualche colpo nuovo. Chi mi sta davanti non sa cosa accadrà durante lo scambio e questo impone a tutti, a loro volta, una certa aggressività. E allo stesso tempo devono essere efficaci in difesa se vogliono rimanere nel punto e avere delle chance”.

“Non ho giocato molti match sul duro arrivando agli Us Open, è vero, ma era accaduto lo stesso prima del Roland Garros e prima di Wimbledon, eppure non è stato un problema per il mio rendimento. Lo stesso succederà qui: mi so adattare in fretta e non ho bisogno di una preparazione lunga specifica per la superficie”.

“Le Olimpiadi? Al momento ci sono rimasto male, anche se avevo vinto l'Argento. Ho pensato che le Olimpiadi ci sono solo ogni 4 anni e che non sapevo se avrei avuto un'altra chance del genere. Poi giorni dopo ho realizzato che dovevo essere comunque orgoglioso di me stesso: ho perso da un avversario che ha giocato meglio di me e ha meritato l'Oro. Ci riproverò la prossima volta”.

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