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Padel

“Il padel? Riempie il cuore”. Parola di Marcelo

Dopo una grande carriera da “pro”, nel 2016 Marcelo Capitani ha mollato il World Padel Tour per sposare i progetti di sviluppo del padel italiano. E' fra gli artefici della grande crescita e a 46 anni continua a raccogliere titoli a livello nazionale: “Fino a quando il fisico me lo permette vado avanti: è la passione che comanda”

di | 12 settembre 2021

La carta d’identità dice 46 anni, oltre trenta dei quali passati sui campi da padel di tutto il mondo, ma Marcelo Capitani ha ancora l’energia di un ragazzino. Sia in campo, come ha dimostrato cucendosi (di nuovo) lo scudetto sul petto insieme a Simone Cremona, sia al telefono, quando di ritorno dal "Sardegna Open" di Cagliari racconta passato, presente e futuro della sua vita da giocatore.

È iniziata a 15 anni, quando in Argentina – a Santa Fe – suo padre decise di costruire due campi da padel nel circolo che gestiva, poi è proseguita a Buenos Aires, quindi in Spagna, dove per una quindicina d’anni ha giocato il Tour dei professionisti togliendosi grandi soddisfazioni. E infine a Roma, dove è arrivato nel 2016 accettando la proposta della FIT (e del suo amico Gustavo Spector) che lo voleva fra le figure di riferimento per porre le basi dello sviluppo del padel tricolore. Cinque anni dopo, a giudicare da cosa è diventato il padel in Italia, si può dire che l’idea ha funzionato.

Al tempo – racconta Marcelo – il gap con nazioni come Spagna e Argentina era parecchio, mentre oggi si è ridotto. Dobbiamo lavorare ancora tanto, ma siamo sulla strada giusta. Il livello di gioco è cresciuto tantissimo, e questo è merito di tutte le persone che ogni giorno ci mettono tanto impegno e tanta passione per la promozione del padel. Parlo della FIT, con Gianni Milan, Gustavo Spector, Sara Acquaviva, Sara Celata, Sara D’Ambrogio e tanti altri; del presidente FIP Luigi Carraro; di Roberto Agnini; di tutti gli sponsor e le persone che investono soldi e tempo per far crescere questo sport. Mi piace citare anche Richard e Irma, due amici lituani che stanno dando una grossa mano a tanti giocatori italiani, solo ed esclusivamente per passione. Tutti insieme ce la faremo”.

Marcelo Capitani è arrivato in Italia nel 2016, dopo una lunghissima carriera da professionista fra Argentina e Spagna (foto Sposito)

Fra gli incarichi di Capitani, che ha la cittadinanza italiana grazie alle origini marchigiane del nonno (era di Cingoli, provincia di Macerata), c’è quello di selezionatore della nazionale maschile juniores, che fra pochi giorni – dal 20 al 26 settembre – sarà in campo a Torreon (Messico) per il mondiale giovanile. “La prossima parte dello sviluppo – continua – passa da loro, dal lavoro sulla base e dall’apertura di sempre più scuole padel per i ragazzi. Il nostro futuro è nelle mani dei giovani che oggi iniziano ad affacciarsi a questo sport, quindi è nostro dovere impegnarci per fare in modo che da qui a 5-10 anni possano arrivare a essere competitivi ad alti livelli”.

Anche in questo caso il percorso è lungo e complesso, ma i passi avanti sono notevoli. All’ultimo raduno giovanile, svolto il 22 luglio a Roma, fra ragazzi e ragazze si sono presentati in 96, e da quel gruppo Capitani – così come Sara D’Ambrogio, ct al femminile – ha selezionato gli otto under che voleranno con lui in Messico. Si tratta di Noa Bonnefoy, Gianluca Carlini, Piergiulio Farabbi, Fabio Aldo Marcelli, Raffaele Marino, Matteo Platania, Edoardo Riso e Matteo Sargolini.

Siamo un ottimo team – dice – e siamo pronti a vivere una bella esperienza. È stato davvero difficile scegliere, perché c’erano tantissimi ragazzi che avrebbero meritato la convocazione, ma purtroppo la lista è corta e non c’è posto per tutti. A coloro che non saranno in Messico, però, voglio dire di non abbattersi e di continuare ad allenarsi come fatto sin qui. L’esclusione non deve essere altro che uno stimolo a impegnarsi ancora di più, così da guadagnarsi un posto per i prossimi appuntamenti della nazionale”.

Marcelo Capitani al lavoro durante l'ultimo raduno di selezione della nazionale juniores, lo scorso luglio a Roma (foto Sposito)

Malgrado abbia già gettato ottime basi per il futuro, lanciando anche un suo progetto di academy personale, Capitani è ancora un signor giocatore, che esprime un padel di qualità dal quale c’è tanto da imparare. Il fisico non certo statuario lo identificherebbe come un giocatore di destra, invece l’italo-argentino gioca – e sa far male – dal lato del reves, sopperendo alla mancanza di centimetri con un’enorme intelligenza tattica e grandissima esperienza. Il passato da numero 20 del mondo si vede a occhio nudo, così come le partite giocate a fianco di fenomeni come Sanyo Gutierrez, Paquito Navarro e tanti altri.

Campioni che ha ritrovato questa settimana in Sardegna, dove dopo parecchi anni è tornato a giocare – grazie a una wild card – nel Cuadro Final di un torneo del World Padel Tour, insieme al fido Simone Cremona. “È stata un’esperienza molto emozionante – dice – e me la sono proprio goduta. Abbiamo perso all’esordio (6-3 6-3 contro Garrido/Belluati, ndr), ma è stata una bella partita e ce la siamo giocata punto su punto. Nel secondo set avremmo potuto fare qualcosina in più, specialmente sulle due chance di break per il 4-4, ma non siamo riusciti a sfruttarle. Ma ci può stare: avevamo di fronte due ottimi giocatori”.

A Riccione, Marcelo Capitani e Simone Cremona hanno vinto il titolo nazionale per il secondo anno consecutivo (foto Sposito)

Per il duo Cremona/Capitani la prima esperienza in coppia nel World Padel Tour è arrivata subito dopo il secondo scudetto consecutivo, vinto a Riccione battendo in finale la coppia Bruno/Restivo. È stata l’ennesima conferma del fatto che la coppia numero uno in Italia non si tocca: l’asticella continua ad alzarsi, ma spesso e volentieri vincono loro. “È stata una soddisfazione immensa – continua Marcelo –, e ha ribadito la qualità del lavoro fatto con Simone. Non è stato facile, ma era uno dei nostri obiettivi più grandi e l’abbiamo centrato di nuovo”.

Per farcela sono stati obbligati agli straordinari, giocando – e vincendo – quarti, semifinale e finale nello stesso giorno. Uno sforzo non banale, a maggior ragione a 46 anni. “Come ci riesco? Semplice: allenandomi e prendendomi cura della preparazione fisica, dell’alimentazione e di tanti dettagli. Ci sono sempre stato molto attento durante la mia carriera, ascoltando il mio corpo. Oggi, per esempio, so che per me sono fondamentali il riposo e il recupero, ancora più dell’allenamento. Ma anche quello conta: la settimana prima degli italiani, per esempio, sono stato a casa di Gianluca Vacchi (il dj e influencer che qualche mese fa ha dato una grossa mano anche a Fernando Belasteguin, ndr) e lavorando con l’ausilio delle sue attrezzature all’avanguardia sono arrivato a Riccione in grandissime condizioni”.

Marcelo Capitani è stato numero 20 della classifica mondiale, giocando anche a fianco di Paquito Navarro e Sanyo Gutierrez (foto Sposito)

Tuttavia, per continuare a impegnarsi tanto a 46 anni, e con alle spalle una carriera come la sua, lo stimolo non può arrivare soltanto dai risultati positivi. Dev’esserci per forza altro. “È vero, un’enorme passione. Il padel è uno sport divertente, che riempie il cuore, e ogni volta che entro in campo provo grandi emozioni. Ogni anno mi domando se sarà l’ultimo, ma fino a quando il mio fisico me lo permetterà ho intenzione di andare avanti. Anche perché non si finisce mai di imparare, e la crescita del movimento è un grande stimolo: ci sono tanti bei tornei, che mi fanno venire voglia di giocare e viaggiare. In più, prima di smettere vorrei anche giocare una stagione accanto a mio figlio Alex. Ha 20 anni e i mezzi per ottenere buoni risultati: mi piacerebbe dividere il campo con lui per aiutarlo a crescere come giocatore”.

Un altro degli stimoli sono gli obiettivi sempre più importanti del padel tricolore, che dopo il secondo posto agli Europei di Marbella può iniziare a pensare al prossimo Campionato del mondo, dal 15 al 21 novembre in Qatar. “Insieme a Gustavo Spector stiamo lavorando tanto per crescere, e ogni anno che passa riuscire a essere un po’ più vicini alle nazioni più forti. Parlo di Spagna e Argentina, ma anche di Francia e Svezia che sono cresciute tanto, grazie agli investimenti fatti in questa direzione. In Italia stiamo facendo un grande lavoro di squadra, quindi ci auguriamo che possa venir fuori un bel mondiale. Quanto a me, spero che il capitano mi possa convocare un’altra volta, per vivere una bellissima esperienza. A 46 anni varrebbe ancora di più, e sinceramente penso di essermelo meritato”. Impossibile dargli torto.

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