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Nel 2019, nella sua Roma, regalò all'Italia il punto del successo sulla Francia nella finale degli Europei in coppia con Britos. Un'emozione che il 32enne proverà a rivivere a Marbella, da miglior italiano (di nascita) nel ranking del World Padel Tour: "Soddisfatto, ma c'è ancora tanto da fare. Verso il sogno primi 100"
di Marco Caldara | 27 giugno 2021
Ogni volta che sente parlare di Europei, a Michele Bruno vengono ancora i brividi. Perché quando nel 2019 l’Italia ha conquistato il titolo per la prima volta, in campo nel match decisivo a fianco dell’italo-argentino Andres Britos c’era proprio lui, romano nella sua Roma. Una soddisfazione impareggiabile. “Ho ancora i video del match archiviati nel cellulare – racconta –, e mi capita di riguardarli. Era stata una partita complicata, difficile, e rivederla mi regala ogni volta le stesse emozioni. Portare il punto decisivo alla mia nazione nella mia città: mi ricordo la carica, d’adrenalina, il tifo del pubblico. È stata un’esperienza importante, molto formativa. Posso dire che da quell’Europeo in poi ho iniziato a vedermi sempre di più come un vero giocatore di padel”.
I risultati gli danno ragione, visto che oggi fra gli italiani “puri” il laziale è il più avanti di tutti nella classifica mondiale del World Padel Tour, al numero 161. E da ieri è a Marbella, di nuovo con la maglia azzurra, pronto per un altro Europeo e col sogno di rivivere le stesse emozioni di due anni fa.
“Stavolta – precisa – vincere sarà ancora più difficile, perché rispetto al 2019 c’è anche la Spagna e tutti sappiamo che ha qualcosa in più rispetto a noi. Naturalmente si va sempre in campo per vincere, ma è più realistico fissare come obiettivo un posto sul podio. Siamo una squadra competitiva, c’è ancora fra noi Andres Britos che rappresenta un bel valore aggiunto (è fra i primi 100 al mondo e frequenta tutti i tornei del World Padel Tour, ndr), e rispetto a due anni fa siamo cresciuti tutti di livello. Ci siamo allenati molto, ci teniamo costantemente in contatto nel gruppo di squadra su WhatsApp, e siamo tutti pronti e carichi per fare bene”.
Ad attenderli, un’altra esperienza importante per la crescita del movimento azzurro. Per alcuni sarà la prima in nazionale, all’estero e in mezzo ad alcuni dei più forti al mondo, mentre Michele a certi palcoscenici ci è ormai abituato, e vive l’attesa con più serenità. “Non vedo l’ora di giocare, divertirmi e vivere l’evento, ma soprattutto di stare in campo per ore e ore. Uno degli aspetti che più mi piacciono del padel è che ogni singola volta che scendo in campo mi sento a mio agio. Quando giocavo a tennis (è stato un buon seconda categoria ma ha messo via le ambizioni a 19 anni, ndr) non era sempre così. Accusavo molto ansie e paure, anche se va detto che ero più giovane e meno maturo”.
Il padel, invece, il romano lo vive con più serenità, da quando l’ha scoperto qualche anno fa nello stesso modo di tanti colleghi di oggi. Come? Facile: al circolo dove lavorava come insegnante di tennis (è maestro nazionale, ndr) sono spuntati dei campi di padel, e tentativo dopo tentativo ha capito che la sua strada era quella. “Perché il mio modo di interpretare il tennis – spiega – era servizio, diritto e via a rete. Uno schema che non si può applicare a ogni punto. Pertanto mi è sempre piaciuto il doppio, e quando ho scoperto il padel mi sono accorto che era lo sport giusto per me. Anche se per crescere ho dovuto lavorare tanto e colmare varie lacune, in particolar modo nella fase difensiva”.
Già, perché quando c’è da attaccare in Italia sono tutti bravi, Bruno per primo, tanto che il suo smash è considerato il più pericoloso insieme a quello dell’altro nazionale Lorenzo Di Giovanni. Mentre sulla difesa anche i nostri migliori giocatori possono e devono crescere ancora. “Nella gestione della palla in difesa – continua – facciamo più fatica, e il divario con tanti spagnoli è ancora ampio. Ma non è detto che sia un male: vuol dire che abbiamo ancora grandi margini di miglioramento. Il prossimo step da compiere passa da una crescita nella fase difensiva”.
Bruno arriva agli Europei in ottima forma e col pieno di fiducia, dopo il recente successo – il primo in un Master per una coppia tutta italiana – al primo turno del torneo WPT giocato a inizio mese proprio a Marbella, con Denny Cattaneo. “È la prova – dice Michele – che in Italia il livello cresce sempre di più. Ci sono ormai una decina di giocatori che iniziano a spostarsi spesso per disputare i tornei internazionali, ci stiamo allenando sempre di più e sempre meglio, e i risultati si vedono. Un paio d’anni fa una partita così non avremmo avuto alcuna possibilità di vincerla, invece ora a certi livelli ci sappiamo stare. La speranza è che sia solo l’inizio”.
A Marbella, l’azzurro giocherà anche il torneo Open, insieme a Britos. Fra le 128 coppie del tabellone, sono la numero 6. Una bella occasione per fare strada e acquisire altra esperienza. “Giocare con un compagno come Andres – dice ancora – serve molto. È un ottimo giocatore di destra, che gestisce bene le palle al centro e prova a costruire il punto per mettermi nella situazione più agevole possibile. E poi ha grande esperienza nel giocare certe partite: per uno come lui sono la quotidianità”.
Europei a parte, nei sogni di Bruno – che oggi lavora come insegnante di padel – c’è quello di aprire una struttura tutta sua (“ci vorrà tempo, ma ho individuato qualche soluzione”), mentre a livello sportivo il grande obiettivo è la top-100 del ranking mondiale. La strada è lunga e per farcela dovrà quasi quadruplicare i suoi attuali 70 punti, ma un traguardo che un tempo pareva impossibile oggi non spaventa più, anche perché Michele è arrivato al numero 161 senza fare tantissima attività internazionale.
“Per salire ancora sarà necessario intensificarla, ma è il momento giusto. Tant’è che dopo Marbella noi italiani ci sposteremo direttamente a Valencia, per la tappa del World Padel Tour. L’idea è di giocarne presto anche altre, così come di prendere parte al maggior numero possibile di tornei del Cupra FIP Tour. Lo sviluppo di questo circuito, così come la Serie A italiana che ci permette di giocare a fianco di grandi campioni, ci ha dato la possibilità di alzare il livello. Non mi sarei aspettato di arrivare vicino ai primi 150 del mondo – chiude –, ma non voglio fermarmi qui. Ho tanta voglia di fare di più”. Fino a quell’obiettivo top-100 mai raggiunto da nessun giocatore (uomo) nato in Italia. Fra i candidati per riuscirci Bruno ha un posto in prima fila.