
Chiudi
Per dedicarsi al cento per cento al padel, Simone Cremona ha lasciato un posto sicuro nell’azienda di famiglia, ma non ha rimpianti. Perché la vita da professionista gli piace sempre di più e i risultati sono in linea con le sue grandi ambizioni. Ha vinto cinque scudetti, un Oro europeo con l’Italia e tanto altro, ma vuol fare ancora tanta strada
di Marco Caldara | 10 agosto 2021
Nella storia recente del padel tricolore, nessuno ha vinto quanto Simone Cremona. Nel palmarés del 34enne piacentino figurano cinque titoli di campione italiano; un oro, un argento e un bronzo agli Europei con la nazionale italiana, e un lunghissimo elenco di altri successi. In quanto tempo? Cinque anni scarsi, da quando un ex seconda categoria di tennis senza (più) particolari ambizioni si è trasformato in fretta in uno dei simboli italiani dello sport del momento, grazie a dedizione, lavoro e tanta voglia di emergere. “Il vero segreto – spiega – è la passione. Non c’è nessun trucco: quando metto i piedi in campo sono la persona più felice del mondo. Che sia un torneo o un allenamento non fa differenza, prendere la racchetta in mano mi fa stare bene. Fin da subito ho sentito grande voglia di impegnarmi per diventare sempre più forte, e credo sia stato questo che mi ha permesso di arrivare fra i migliori”.
Ci ha messo pochissimo, passando anche da un’importante scelta di vita, dato che per dedicarsi al cento per cento al padel ha mollato un posto sicuro nell’azienda di famiglia, stracciando le garanzie per puntare tutto su se stesso. “Poteva sembrare rischioso – aggiunge –, ma non mi ha mai spaventato. Sapevo che era la strada giusta e oggi vivo solo di padel: fra montepremi, sponsor, qualche clinic e lezioni a un bel gruppetto di ragazzi che puntano a crescere in questo mondo. Non ho alcun rimpianto e anzi, questa scelta mi sta dando grandi soddisfazioni”.
Prima di dedicarsi al padel, il rapporto di Cremona col tennis non è sempre stato rose e fuori. “Giocavo, smettevo, riprendevo, senza una vera logica. In cinque anni di padel, invece, non mi è mai capitato una sola volta di rinunciare a un allenamento perché ne avevo piene le scatole. E credo che mai succederà”. Il suo è un progetto a lungo termine, da compiere passo dopo passo, con grande professionalità.
“Sto cercando di fare tutto alla perfezione: preparazione fisica, allenamenti in campo, alimentazione. Sono seguito da un team molto preparato, proprio nell’ottica di lavorare sempre meglio e di preparare a dovere gli appuntamenti più importanti della stagione. Oggi vediamo giocatori che a più di quarant’anni riescono ancora a essere molto competitivi, quindi mi piacerebbe dedicarmi totalmente alla mia attività ancora per una decina d’anni, per provare a esprimere il massimo delle mie potenzialità e vedere fino a dove mi porterà questo percorso”.
Cremona è un ottimo giocatore di destra, di quelli che manovrano il gioco con pazienza e senza badare troppo allo spettacolo, preferendo – giustamente – solidità e concretezza. Nei primi anni di attività ha vinto tantissimo con Denny Cattaneo, poi ha cambiato partner e ha fatto altrettanto con Marcelo Capitani, col quale ha vinto gli ultimi Campionati Italiani (difenderanno il titolo a fine mese a Riccione) e molto molto altro. Compresa, lo scorso week-end in Abruzzo, la seconda tappa del Circuito Slam padel by Mini, che nel 2020 li vide vincere 4 tappe su 5 e poi anche il Master finale. Numeri di un dominio con pochi precedenti, che a livello nazionale li vedrà fare coppia fissa anche quest’anno, in primis con l’obiettivo di bissare lo scudetto.
A livello internazionale, invece, il giocatore piacentino ha iniziato da poco un percorso ricco di ambizioni con Marco Cassetta, il 22enne torinese che ha perso buona parte della scorsa stagione per la rottura del crociato, ma è tornato più forte di prima. “Sono certo – dice ancora Simone – che in futuro Marco sarà uno dei giocatori italiani di punta, e per questo abbiamo iniziato insieme un progetto a lungo termine, col suo maestro Raul Rodriguez. Vogliamo provare a crescere insieme, giocando il maggior numero possibile di tappe del World Padel Tour e anche i tornei del Cupra FIP Tour. E per il prossimo anno l’idea è di completare il progetto giocando insieme a tempo pieno, anche in Italia”.
Nel World Padel Tour la coppia Cremona-Cassetta ha disputato tre degli ultimi cinque tornei, a Marbella, Valencia e Malaga. La prima vittoria deve ancora arrivare, ma pare sempre più vicina. “Il nostro livello – continua l’emiliano – non è così lontano, e parlo in generale per i giocatori italiani. Oggi ce ne sono almeno sette o otto che potrebbero giocarsela con continuità anche nei primi turni dei tornei del World Padel Tour. Certo, all’inizio bisogna essere disposti a viaggiare sapendo di prendere delle bastonate, ma con la costanza e l’impegno i risultati arrivano”.
La differenza, al momento, è soprattutto nell’esperienza. “Ci troviamo di fronte giocatori che hanno alle spalle anni e anni di tornei, e sono abituati a giocare sempre a un certo ritmo. Per noi non è così, ma più frequento certi livelli e più mi accorgo che ci stiamo avvicinando, sempre di più. A ogni torneo si accumula un po’ di esperienza, e con Marco siamo sulla strada giusta, pur avendo iniziato soltanto da poco più di due mesi. Abbiamo giocato degli incontri che ci hanno dato grande fiducia dei nostri mezzi e nel percorso che stiamo facendo. Sono certo che già quest’anno ci sapremo togliere belle soddisfazioni”.
Insieme al percorso da compiere per arrivare in alto, Cremona ha ben chiari anche gli obiettivi, fondamentali per valutare passo dopo passo la propria crescita. “Entro fine anno con Cassetta dovremmo giocare ancora una dozzina di tornei fra World Padel Tour e FIP. Serviranno per fare esperienza, e mi piacerebbe raccogliere i punti necessari per arrivare intorno alla posizione numero 120 del mondo (oggi è n.142, ndr). Poi sarà molto importante la prossima stagione, nella quale vorrei entrare fra i primi 100. Sembrano vicini, mentre in realtà lo step da compiere è molto grande, anche perché il livello è veramente altissimo. Dovessi farcela, da lì in poi lavorerei per crescere sempre di più. Col sogno di arrivare fra i primi 50”.
Un altro, di sogno, l’ha invece già realizzato nella Serie A italiana, giocando per due volte a fianco della leggenda Fernando Belasteguin. “Poter condividere il campo con un giocatore che è stato numero 1 del mondo per 16 anni è qualcosa di unico, una soddisfazione enorme. La prima volta che abbiamo giocato insieme, la notte prima del match non ho chiuso occhio. Solamente la sua presenza mette una pressione enorme. Quest’anno invece ero più tranquillo e più consapevole: sapevo di essere pronto”. Se n’è accorto anche “Bela”, che a maggio l’ha applaudito per i progressi fatti negli ultimi anni. “Ma non – precisa Simone – per il modo in cui sto giocando, bensì per come sto interpretando il padel”. Differenza tutt’altro che banale, perché dimostra che le idee che ha in testa sono quelle giuste per fare strada.