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Il padel secondo Bela: “è lo sport del futuro”

In un’intervista la leggenda del padel ha parlato dell’attuale stato di salute della disciplina: “si sta consolidando – ha detto –, ma ha ancora grandi margini di crescita”. Secondo l’argentino l’espansione sarà costante perché il padel è adatto a tutti, e fra 10-15 anni sarà fra gli sport più diffusi al mondo. Anche grazie alla tv

di | 10 gennaio 2022

Oggi ci sono giocatori più popolari e più vincenti, ma fino a quando deciderà di frequentare il circuito, il simbolo globale del padel sarà sempre uno solo: Fernando Belasteguin. È stato prima l’idolo, poi il modello e quindi l’obiettivo della gran parte dei suoi colleghi, e anche se non vince più come un tempo rimane di gran lunga uno dei più forti padelisti in circolazione, anche a 42 anni compiuti e con un fisico che inizia a presentargli il conto di anni e anni di battaglie nelle gabbie.

Se oggi il padel è diventato così popolare è anche merito suo, splendido testimonial per il gioco in sé ma anche per la sua essenza, fatta di fair play e di campioni che tutto sommato rimangono umani, normali. Lui il gioco che l’ha reso grande l’ha visto crescere e cambiare, fino all’esplosione degli ultimi anni, eppure continua a credere che il percorso di espansione della disciplina sia solamente all’inizio.

“Nel padel – ha detto in un’intervista col quotidiano argentino Olè, aprendo a un cronista le porte della sua casa di Pehuajò – vedo uno sport che si sta consolidando, ma ha ancora tanti margini di crescita. Non mi stanco di ripetere che siamo di fronte allo sport del futuro. Non ne conosco un altro che abbia tutte queste condizioni: è sociale; non richiede chissà quale condizione fisica per potersi divertire fin dal primo minuto; uomini e donne posso giocare insieme; e l’età dei praticanti può andare dai 4 agli 80 anni. In più, la durata degli incontri non è mai esagerata”.

Uno degli appunti che vengono mossi al movimento del padel, in particolare in Italia, è che c’è il rischio che si tratti solamente di una moda passeggera. Molti fanno l’esempio dello squash, che ha avuto vita relativamente breve, ma le differenze sono all’occhio di tutti. E al dì là della passione della gente per il gioco, a dire che il padel è qui per restare ci sono anche una lunga serie di dati, oltre all’opinione di chi al mondo lo conosce meglio di chiunque altro.

“In Argentina – continua Belasteguin – a padel si è giocato tantissimo negli Anni ’90, poi l’interesse per la disciplina è un po’ calato. E molti oggi credono che anche il boom attuale sia prima o poi destinato a fare la stessa fine di allora. Ma i tempi sono cambiati, ed è cambiata anche la società. Stavolta il padel non passerà, perché va molto forte anche fuori dal nostro paese, e sta crescendo rapidamente dappertutto”.

“Al padel – ha detto ancora – non manca nulla: l’unica cosa che serve per un ulteriore consolidamento del gioco è il tempo. Siamo pur sempre uno sport con soli quarant’anni d’età, e che in tanti paesi è arrivato da pochissimo. È come se si trattasse di un bambino appena nato, che i genitori stanno educando. Nel giro di 10 o 15 anni diventerà uno sport dalla portata impressionante, in tutto il mondo. E continuerà a crescere anche a livello professionistico”.

Impossibile dargli torto, visto che ognuna delle ultime stagioni del World Padel Tour è stata descritta come la più competitiva di sempre. E non è retorica. “Succederà ancora – continua il “Boss” – perché il nostro sport è ancora piccolo rispetto ai risultati che può raggiungere. Oggi, fuori da Argentina, Spagna e Brasile, tanti altri paesi stanno formando delle basi importanti e investendo molte energie nel padel. Quando riusciranno a raggiungere il livello delle altre nazioni, il padel diventerà inarrivabile per tantissimi sport”.

Nella diffusione globale dello sport ha avuto un ruolo fondamentale anche l’avvento del World Padel Tour, nato nel 2013 e capace nelle ultime due stagioni di proporre un prodotto sempre migliore, degno dello spettacolo espresso dai migliori giocatori del mondo. “I social – spiega Bela – hanno fatto la loro bella parte, e al World Padel Tour va dato atto di aver lavorato bene a livello di immagine, creando a tutti gli effetti un prodotto padel per le tv e rendendolo molto attrattivo, di qualità. Questo dà a tutti più serietà e maggiore professionalità, indipendentemente dal nome delle coppie che vincono, anche se sono sempre le stesse. A me vedere il padel in televisione piace un sacco, ed è così per molta altra gente”.

"Noi giocatori – ha detto ancora – facciamo più o meno ciò che facevamo anche prima del boom del gioco, ma il padel oggi ha una dimensione totalmente diversa. Chi organizzava il circuito mondiale quindici anni fa magari aveva già le capacità di renderlo come è oggi, ma le tecnologie non erano le stesse. Credo che, con le risorse dell’epoca, riuscissero comunque a offrire il miglior prodotto possibile. Oggi, grazie a una combinazione fra tecnologie, possibilità e capacità, il risultato è molto migliore. L’esposizione televisiva è preziosa sia per avvicinare nuovi appassionati al gioco sia per tenere tante persone agganciate al padel. Il tutto con un prodotto che è già buono ma si può ancora migliorare tantissimo. Anche per questo sono certo che il calo di interesse capitato 25 anni fa in Argentina non si verificherà una seconda volta”. Se lo dice lui c’è da fidarsi.

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