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Padel

Chingotto, un piccolo Davide nel padel dei Golia

In un padel orientato verso potenza e fisicità, Federico è numero 8 del ranking mondiale pur senza arrivare al metro e 70. Merito di energia, grinta, visione di gioco e del rapporto fraterno col compagno Juan Tello: partiti insieme dall'Argentina, passo dopo passo sono sempre più in alto

di | 08 settembre 2021

Il padel è uno sport sempre più fisico? Vero. Ma in mezzo a tanti super atleti, che hanno nelle qualità fisiche il loro punto di forza principale, c’è ancora qualche eccezione. Una su tutte è quella di Federico Chingotto, il peso piuma classe 1997 col sorriso e la voce da bambino. L’argentino di Olavarria (Buenos Aires) non arriva a un metro e 70, non ha grande forza né troppa esplosività, e il por tres non lo tenta nemmeno più da anni, tanto sarebbe solo un assist per gli avversari. Eppure, è numero 8 del ranking mondiale e insieme a Juan Tello forma la quarta coppia più forte del World Padel Tour.

Come? Semplice: le palle alte spettano al suo compagno, che invece è uno dei più potenti del circuito, mentre Chingotto si smazza tutto il resto, con gambe veloci, solidità, grande visione di gioco e tanta, tantissima energia. Da sette anni, ovvero da quando i due argentini hanno deciso di giocare insieme, il suo è un padel quasi esclusivamente al servizio del compagno: difende, lotta, costruisce e cerca di mettere Tello nelle migliori condizioni di far male, compito che al 26enne di Cordoba viene bene e sempre meglio, vista l’ascesa che nel giro di cinque stagioni li ha consacrati fra i giganti, un passettino alla volta.

Tello e Chingotto fanno coppia fissa dal 2014, ma il loro vero percorso professionale è iniziato nel 2016, quando dopo essere diventati la coppia numero uno in Argentina hanno deciso di fare il grande salto e trasferirsi in Spagna. “Se ci ripenso oggi – ha raccontato Chingotto in un’intervista al portale argentino Olè –, nella nostra decisione c’era un pizzico di follia, soprattutto per la questione economica. Io e Juan veniamo da due famiglie umili, cambiare continente così giovani era un bel rischio. E all’inizio è stato un disastro: i primi giorni ci sentivamo molto soli, e nei primi incontri in Spagna eravamo nervosissimi. Sentivamo la pressione di dover fare subito bene, e non siamo riusciti ad adattarci all’erba, ai vetri, a nulla. Ma poi è andata meglio, sempre meglio, e nel giro di qualche settimana ci siamo trovati sul Centrale ad affrontare Paquito e Sanyo. Eravamo noi i protagonisti di una partita che solo un mese prima avremmo guardato in streaming, dall’Argentina”.

Quel match lo persero per 6-1 6-1, senza avere grandi chance, ma per la loro ascesa ha rappresentato un passaggio fondamentale. Hanno lasciato presto le qualificazioni, nel 2017 hanno continuato a migliorare, nel 2018 hanno vinto un paio di Challenger, l’anno dopo hanno raggiunto la loro prima finale in un Master e nel 2020 si sono presi il primo titolo, a Las Rozas. Una gioia a metà visto che la finale non si è giocata a causa del forfait di Lima/Navarro per infortunio del brasiliano, ma destinata a non rimanere l’ultima.

Nel 2021 i due argentini hanno avuto una grande chance di bissare quel titolo a Valladolid, perdendo in finale dai connazionali Sanchez/Capra, e ci sono andati molto vicino anche la scorsa settimana a Cascais, arrendendosi in finale ai numeri uno Galan/Lebron dopo una dura battaglia.

Ma oltre ai picchi di rendimento, di Chingotto/Tello piace la continuità: negli ultimi sei tornei sono sempre arrivati almeno ai quarti, e puntano a fare sette al Sardegna Open di Cagliari, dove esordiranno giovedì contro Moyano/Botello o Mati Diaz e Josè Sanchez. Eppure, Chingotto non è del tutto soddisfatto. “Siamo contenti per alcuni risultati – ha detto – e meno per altri. Il livello è incredibile, e basta poco per perdere contro chiunque, anche perché molte coppie partono per vincere e quindi in campo sono disposte a dare tutto. Noi crediamo di essere in quel gruppo di giocatori che ogni settimana può puntare al titolo, e lavoriamo ogni giorno per questo”.

Addirittura, sia secondo Ale Galan sia secondo Seba Nerone (ex big del padel e oggi apprezzato telecronista del WPT, nel quale compete ancora), la coppia Chingotto/Tello ha chance da numero uno. “Lo pensiamo anche noi – dice Chingotto, senza girarci troppo intorno – perché ci rendiamo conto di ciò che sappiamo fare in campo. Ma dobbiamo cercare di essere ancora più regolari, più solidi, e ci manca ancora qualche dettaglio anche a livello di esperienza. Stiamo imparando anche ad affrontare la pressione, che aumenta in continuazione, anche se al ranking non badiamo troppo. L’importante è rimanere fra le teste di serie”.

Oltre al fatto che si completino alla perfezione, e abbiano sempre ben chiaro – anche per questioni fisiche – a chi spetti un compito piuttosto che un altro (e nel padel non è banale), il segreto del successo del tuo Chingotto/Tello è il loro rapporto umano. Sono arrivati in Spagna insieme, da giovanissimi, senza le rispettive famiglie, e hanno dovuto fare squadra per superare le difficoltà, come due fratelli.

“Sono il padrino del figlio di Juan – racconta ancora Chingotto –, e questo la dice lunga. Ci sono dei giorni nei quali in campo uno gioca meglio dell’altro, ma il nostro legame umano rende facile superare anche dei possibili momenti di difficoltà. In più, credo che per il nostro rapporto sia stato importantissimo raggiungere insieme gli obiettivi che ci eravamo prefissati”.

“Siamo partiti dall’Argentina insieme, abbiamo iniziato a giocare la Previa, poi siamo entrati costantemente nel Cuadro Final, poi abbiamo raggiunto la Top-8 e quindi il Master Final, e ora siamo nelle prime 4 coppie. Sappiamo che dei tornei possono andare storti, che possiamo perdere delle brutte partite, ma il progetto sta continuando a funzionare, e su questo non ci sono dubbi. Vogliamo fare ancora un passo in più, e per questo sono certo che la nostra coppia durerà a lungo”.

Grazie ai proventi della sua attività nel World Padel Tour, uniti a quelli delle sponsorizzazioni e delle gare a squadre (come la Serie B italiana al Circolo Canottieri Aniene), Federico ha anche deciso di dar vita a un progetto imprenditoriale nella sua città natale Olavarria, aprendo “Chingoland”, un impianto da tre campi gestito dai suoi genitori, che punta non solo a diffondere il padel, ma anche a garantire la possibilità di fare sport a tanti ragazzi del luogo. 

“Quando è apparsa questa possibilità – ha detto – non ho esitato un momento. È un modo per far crescere il padel a Olavarria, ma anche per dare una tranquillità ai miei genitori, che ora hanno un lavoro sicuro e quindi una buona fonte di reddito. Il mio sogno sarebbe quello di continuare a espandere questo progetto, passando da un club a un’accademia, nella quale i ragazzi possano allenarsi con l’obiettivo di diventare in futuro dei giocatori professionisti. Deve essere un luogo per divertirsi su un campo da padel, ma che possa anche dare la chance di fare le cose sul serio a chi ne ha la necessità”. Proprio come i tanti giovani che desiderano ricalcare le sue orme.

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