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Moutet, il giorno della gloria è arrivato

Il Next Gen francese batte Pella, festeggia la più importante vittoria della carriera e raggiunge il terzo turno al Roland Garros. Affronterà Londero. La Francia conferma di non avere difficoltà nel ricambio generazionale: dietro i big crescono Ugo Humbert e Elliot Benchetrit

di | 10 giugno 2019

Corentin Moutet

Ha abbandonato il disordine, non la creatività. Corentin Moutet, mancino svelto di braccio e di lingua, ha un look più vissuto al Roland Garros di quest'anno: capello corto e barba incolta. La grande promessa del tennis francese, talento raffinato e carattere fumantino, ha battuto Alexey Vatutin e Guido Pella, che finora ha vinto più match di tutti sulla terra battuta tra ATP e Slam. L'enfant de la patrie sfiderà Juan Ignacio Londero, che ha cancellato la possibilità di un derby generazionale contro Richard Gasquet. Moutet sembra davvero pronto a guidare la nouvelle vague del tennis francese.

Prima di Parigi, Mouter aveva completato solo quattro vittorie nel circuito maggiore. Numero 110 del mondo, ha fatto sembrare semplice la complessità del suo gioco contro l'argentino Pella, n.23. Nei primi due set la partita non è praticamente esistita. Pianista a tempo perso, Moutet si è aperto il campo col dritto, ha cambiato ritmo con l'eleganza del musicista che conosce a memoria la partitura, ha arricchito poi la melodia con le abituali palle corte, il suo vero tratto identitario. Di meno abituale, invece, c'è la tenuta di testa nel quarto, dopo il lungo calo di fisico e testa nel terzo. Pella rimonta da 0-5 a 5-5 e salva due match point. Moutet, che per stile di gioco e libertà di espressione al confine della sbruffoneria rischia di rimanere un nuovo Benoit Paire, fa virtù di equilibrio e sostanza, squaderna anche il carattere che accompagna le sue mani. Vince 63 61 26 75. Non passava due turni di fila in un torneo ATP da Quito 2018.

 

Aumentano così gli indizi di un cambio di rotta, dopo il secondo turno della scorsa settimana a Lione: vittoria sul “gigante” Reilly Opelka, sconfitta dopo 2 ore e 20 minuti di battaglia contro lo spagnolo Bautista-Agut, n.21 del mondo. “Sono deluso perché ero venuto per vincere. Mi sto costruendo, sono giovane, è dura rendersi conto di quello che mi manca ancora”.

"Con Planque lavoriamo duro"

Vent'anni compiuti da poco più di un mese, campione nazionale under 12, 14, 16 e 18, per anni Moutet si è rivelato una testa calda, difficile da gestire. “Ci hanno provato in tanti, ma per ora tutti i coach sono durati meno degli allenatori del Palermo di Maurizio Zamparini” scriveva Alessandro Nizegorodcew.

 

Da fine 2018 lo segue Emmanuel Planque, ex coach di Lucas Pouille. I risultati si vedono. Ha vinto un Challenger all'anno nelle ultime tre stagioni, a Brest nel 2017, a Istanbul nel 2018 e a Chennai a inizio 2019. E' il primo a riuscirci da teenager dopo il kazako acquisito Evgeny Korolev che ci riuscì tra 2005 e 2007.

 

“Planque mi fa lavorare tanto, mi sento pronto per farlo” ha detto in conferenza stampa dopo il primo turno. “Voglio lavorare duro. Ogni giorno diamo entrambi il massimo, passiamo ore a ripetere esercizi positivi, è questa la strada giusta. Certo, ce n'è ancora tanta, di strada, da fare. Stiamo lavorando bene, soprattutto per migliorare il mio atteggiamento in campo. Emmanuel è molto serio, e cerco di esserlo anch'io allo stesso modo”.

 

Appassionato di Baudelaire e Rimbaud, di Chopin e Ludovico Einaudi, col suo tennis che sembra uscito dall'epoca delle racchette di legno e dei gesti bianchi, oggi Moutet sarebbe qualificato per le prossime Next Gen ATP Finals di Milano. Insieme all'Italia - che con Jannik Sinner, “Jimbo” Moroni, Lorenzo Musetti sta invertendo la tendenza alla tardiva maturazione – la Francia mantiene la tradizione di costante sviluppo di buoni giocatori. Tra i primi dieci della Race to Milan c'è anche Ugo Humbert, quattro titoli Challenger e un secondo turno allo Us Open all'attivo.

Le prime volte di Benchetrit

La Francia è una delle sole due nazioni, insieme all'Australia (de Minaur, Popyrin, che ha battuto Humbert al Roland Garros, Purcell) con tre Next Gen tra i primi 25 della Race to Milan. La terza punta nel trio di speranze Bleus è Elliot Benchetrit, che ha dominato al primo turno Cameron Norrie. Prima di questo successo, non aveva mai sconfitto un top 50 e non aveva mai superato il primo turno di un major. Numero 273 del mondo, non parla della vittoria sul mancino britannico come di un passaggio a uno stadio successivo.

 

“Non è che sali al prossimo step. Certo, conosci te stesso sempre di più, sempre meglio. Comprendi le tue emozioni, riesci a gestire lo stress e a mantenere uno stato di benessere che poi si traduce in campo” ha detto Benchetrit, che ha preso il posto in tabellone di Nick Kyrgios e affronterà Dusan Lajovic, sconfitto da Fabio Fognini nella storica finale di Montecarlo. Un anno fa, aveva resistito poco più di un set al primo turno contro Gael Monfils.

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“Poi sono crollato” ha ammesso. “Da quella partita ho imparato molto. Ho cercato di gestirmi sulla lunga distanza, sono riuscito a rimanere più calmo e continuo”. Ha parlato molto con Tsonga, ha detto, durante il Challenger di Bordeaux di aprile. “Mi ha dato molti consigli. Mi ha detto di non farmi troppo influenzare, di essere indipendente. Mi ha fatto capire che un grande giocatore riesce a mantenere lo stesso livello per cinque, sei, sette partite di fila. È questa la differenza tra un top 5 e uno che magari è 20 o 30. è su questo che voglio lavorare adesso”. L'elogio dell'ordine, la forza di un modello che si alimenta di ottimi giocatori in attesa del grande campione.

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