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Rinviato quando tutti lo invocavano, rincorso come si va incontro a qualcosa che ormai non fa più paura, lo scozzese ha giocato il suo ultimo match in carriera al fianco del connazionale Evans facendo così calare il sipario su una carriera contraddistinta da gioie e dolore, discese agli inferi e resurrezioni inattese
di Ronald Giammò | 01 agosto 2024
Alla fine ci è riuscito. Dove voleva lui, quando voleva lui. Non era scontato. Perché sul come, anche altri hanno voluto dire la loro. In primis il tennis: sport che si premura di stravolgere destini, e si diverte a far riavvolgere e srotolare striscioni preparati per congedi in costante divenire, in anticipo o in differita sullo stupore altrui. E poi la sfortuna. Una maledizione, all'inizio; un'abitudine, strada facendo, compagna di viaggio a cui far posto, ormai certi che non ci abbandonerà fino alla fine del viaggio.
Sconfitto in coppia -62, 64 - con Dan Evans dal duo americano Fritz/Paul, Andy Murray ha infine mandato agli archivi l'ultimo atto della sua carriera. Per ben sette volte era riuscito a rinviarlo nei due match giocati in precedenza in questo torneo olimpico: sette match point annullati, sette rintocchi a ricordarti che l'ora è arrivata soffocati rimandando indietro le lancette del tempo regalandosi altro tempo per giocare ancora un po'.
End of an era. Thank you for everything, #SirAndy ?? pic.twitter.com/REtm1BDXL4
— ATP Tour (@atptour) August 1, 2024