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Le emozioni di Sara & Jas: "Una finale pazzesca: un sogno diventato realtà"

"Abbiamo iniziato malissimo ... non sappiamo come l’abbiamo ripresa. E’ stata durissima, è una gioia immensa”, commentano sll'unisono Errani e Paolini, le ragazze d'oro del tennis tricolore. E sara sottolinea che "di sicuro non è ancora arrivato il momento di smettere”

di | 04 agosto 2024

Sara Errani e Jasmine Paolini con la medaglia d'oro olimpica (foto Getty Images)

Lo avete fatto, ragazze. E un giorno ci direte cosa si vedeva dall’orlo del precipizio, quando sembravate sul punto di cadere giù, perdersi e perdere. Chissà, cosa è scattato a quel punto, quale molla vi abbia ritirate su, dove abbiate trovato la forza. Le energie per giocare quel super tie-break, in quel modo, con quella ferocia. Di chi voleva a tutti i costi vincere.

Non c’erano alternative. No. E chissà, cosa si vede ora da lassù, in cima all’Olimpico. Sara e Jasi guardano il panorama abbracciate, sorridenti, entrambe con una medaglia d’oro al collo. Pesantissima, storica, bellissima. E soprattutto, meritatissima. “Una finale pazzesca – dicono all’unisono a caldo -, abbiamo iniziato malissimo, sembrava andata, una tragedia, ma non sappiamo come l’abbiamo ripresa ed ora eccoci qui. E’ stata durissima, è una gioia immensa”.

Sara e Jasmine, sorrisi d’oro: le foto di un trionfo storico

Campionesse olimpiche, fa impressione a dirlo, figuriamoci a realizzarlo. Nella gloria eterna che si riserva agli olimpionici. Un’impresa pazzesca, cercata, inseguita, ostinatamente voluta. Mai oro fu più meritato, forse. Dopo cento anni di astinenza, il tennis italiano rientra prepotentemente nella storia olimpica, e dalla porta principale: l’oro di Errani e Paolini, il bronzo di Musetti. Il vecchio e nobile de Morpurgo può riposare finalmente in pace, nessuno lo chiamerà più da qua. 

“E’ un sogno che diventa realtà – racconta Sara -, ho sognato tante volte questo momento, e l’ho rincorso lavorando duramente per un anno. Ora voglio dormire un po’ con la medaglia, che ancora non ci credo”. “E’ qualcosa di speciale tenere questa medaglia al collo – le fa eco Jasmine -, è stato tutto bellissimo: vincere, vincere in doppio e vincere qui. E’ un’emozione e una soddisfazione che solo pochi mesi fa non potevo nemmeno immaginare. Provo tanta gioia, solo tanta gioia. E’ una medaglia speciale, nella mia carriera prima di ricevere la prposta di Jasmine non avevo mai pensato in effetti a provare a centrare un obiettivo simile”.

Sara Errani e Nole Djokovic, nello stesso giorno, entrambi realizzano il Golden Slam, Sara nel doppio, Nole nel singolare. Due splendidi trantasettenni- “Due colossi”, li ha definiti Angelo Binaghi. “Che posso dire? E’ davvero incredibile, se penso alle difficoltà incontrate nella mia carriera, ritrovarmi qui, con questo primato, incredibile”. Un’impresa da hall of fame.

Tutta la gioia di Sara Errani (foto Getty Images)

“Non ci avevo mai pensato. Alla medaglia sì, era un obiettivo che sentito difficile ma non impossibile. Ripeto, ci tenevo di più a una medaglia che a uno Slam. Non esserci riuscita a Rio, uscita ai quarti, mi fece piangere due giorni. Dopo otto anni, a questa età, non era scontato. Sono troppo soddisfatta”. Sara ha una dedica, sacrosanta. “Devo ringraziare innanzitutto la mia famiglia, ma la dedica la faccio a me stessa, perché sono io che sono stata sempre sul pezzo, la forza che trovato l’ho avuta dentro di me, devo essere orgogliosa di quello che ho fatto. Sicuramente non ce l’avrei fatta senza le persone che mi sono state vicine, anche Jas col suo sorriso mi ha aiutato. La sua vicinanza mi ha migliorata umanamente e tennisticamente”.

Nel 2012, Errani giocava la finale al Roland Garros contro la Sharapova. Oggi, vince l’oro olimpico. In mezzo, ha toccato il fondo, i Challenger, gli Itf, il telefono che non squilla più. “Ma io non cercavo il sostegno di nessuno, ho sofferto, certo, sono stati momenti durissimi, ma sono rimasta lì, solo per amore di questo sport, del tennis. Ricordo di aver fatto un intero torneo servendo da sotto, la gente mi prendeva in giro. Ed ora sono qui, solo perché io non ho mollato”. Qualcuno la sprona… Los Angeles 2028? “Direi che prima mi godo questo successo, ma di sicuro non è ancora arrivato il momento di smettere”. Vacanze? “Ancora niente, non c’è tempo, ne riparleremo a fine anno”.

Sventola il tricolore, si alza il grido “Italia, Italia”, applaudono in tribuna Angelo Binaghi, Giovanni Malagò e il ministro Giancarlo Giorgetti. Le ragazze stringono mani, poi salgono nello spicchio dello Chatrier riservato al team azzurro: Pablo, Tathiana, Muso che è rimasto per loro, il Tarta che è una pasta d’uomo, una grande famiglia. Ed è tutto un abbraccio, tutto un commuoversi per queste splendide ragazze. Errani Sara detta Saretta, 37 anni. Jasmine Paolini detta Jasi, 28. Avevano di fronte due ragazzine, che hanno provato a impaurirle, a bullizzarle.

Un primo set da paura, in effetti. Qualcosa non andava, il sospetto che le fatiche straordinarie di questi giorni avessero presentato il conto, le nostre sembravano come depotenziate, poi quella lunga pausa alla toilette di Sara… “È stato difficilissimo – racconta la Paolini -. Io ero entrata molto tesa e facevo fatica, poi un pochino la tensione è andata via e abbiamo iniziato a giocare meglio. Ho iniziato a sorridere di più e a mandare via la tensione, mi sono sciolta. È stata dura ma siamo contentissime. Veramente un’emozione unica”. “Credo che ci siamo fatte sorprendere dal loro gioco – l’analisi della Errani -, non riuscivamo a trovare delle contromisure, ci siamo sentite spiazzate”. 

Poi,  il momento fisio dopo il primo set. “Mi faceva male l’adduttore, non riuscivo nemmeno a camminare, ma la forza mentale è stata superiore. Ho detto a Jasi che dovevamo scioglierci e stare più tranquille. Ho provato a stare un po’ sul fondo per variare il nostro gioco, da quel momento in poi le cose hanno cominciato a funzionare, abbiamo cambiato l’inerzia del match e ci siamo mosse meglio. Nel super tie-break è stato importante stare sempre avanti nel punteggio”

Sara Errani e Jasmine Paolini festeggiano con il tricolore (foto Getty Images)

Arrivano i complimenti di tutta Italia. Chiedono se sono arrivati quelli di Sinner. “Sicuramente Jannik ci farà i complimenti, ma non abbiamo avuto motivazioni particolari dopo il suo forfait, avevamo già tante motivazioni di nostro. C’erano tanti tifosi a sostenerci, abbiamo sentito il loro supporto, soprattutto nei momenti di difficoltà. Abbiamo avvertito che lo Chatrier tifava per noi”. Il Paese è in piedi ad applaudirvi.

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