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Tsurenko riaccende la polemica: ancora un attacco al CEO della WTA

L'ucraina Tsurenko ha fornito ulteriori dettagli sulla conversazione con il CEO della WTA Steve Simon che ha associato all'attacco di panico sofferto a Indian Wells. Al centro la posizione dello stesso Simon sulle giocatrici russe e bielorusse nei tornei e alle Olimpiadi. Il capo della WTA ne ha parlato a sua volta alla BBC

17 marzo 2023

Lesia Tsurenko non arretra di un millimetro. La tennista ucraina ha riaffermato la sua posizione contraria verso l'attuale gestione della WTA per quanto riguarda la presenza delle giocatrici russe e bielorusse nelle competizioni internazionali.

Tsurenko, 33 anni, numero 95 del mondo ma salita fino al numero 23 nel 2019, si è ritirata prima di scendere in campo contro Aryna Sabalenka a Indian Wells per una crisi di panico. Alla testata Tribuna l'ha descritta come l'effetto di una conversazione definita "scioccante" con il CEO della WTA Steve Simon. Di quella conversazione è tornata a parlare con il quotidiano francese L'Equipe, a cui ha confessato di sentirsi abbandonata dalla WTA.

"Quella conversazione con Simon mi ha scandalizzata - ha detto Tsurenko -. Ho capito subito che non avrebbe aiutato le tenniste ucraine in nessun modo. Dobbiamo risolvere i nostri problemi da sole, senza alcun sostegno da parte della WTA". L'ucraina aveva fatto riferimento a una richiesta di facilitazioni extra per alloggi o cibo durante i tornei per le tenniste ucraine, raccolta dagli organizzatori dell'Australian Open ma non da parte della WTA.

Secondo Tsurenko, il CEO Simon "è favorevole alla partecipazione di russe e bielorusse ai Giochi Olimpici. Per lui, non viola alcun principio olimpico. Ha detto che alle Olimpiadi andrà come nel tennis - ha detto ancora all'Equipe -. La cosa peggiore è che ritiene che russe e bielorusse possano sostenere l'invasione dell'Ucraina senza essere sanzionate. Secondo lui, è semplicemente la loro opinione e non dovrebbe ferirmi. E invece mi ferisce eccome! E' difficile capire come qualcuno possa pensare che l'invasione di un Paese, il genocidio di una nazione, siano tollerabili".

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Simon ieri aveva dato la sua versione in una prudente intervista alla tv pubblica britannica BBC. "Continuiamo a fare tutto quello che possiamo - ha detto -. Abbiamo fatto molto per le nostre atlete, so che al riguardo ci sono tante opinioni diverse. Quel che sta accadendo in Ucraina è riprovevole, e non si può sostenere in alcun modo quel che sta facendo il governo russo".

Simon si è difeso dalle accuse di aver allentato la presa verso le conseguenze del conflitto. "Continuiamo a parlare con le giocatrici russe e bielorusse, ci assicuriamo che comprendano le sensibilità coinvolte e il fatto che possono competere solo in qualità di atleti neutrali. Siamo sempre stati convinti, in ogni caso, che ogni giocatrice in possesso dei requisiti per essere ammessa dovrebbe giocare nei tornei. Indipendentemente dalle decisioni dei governi locali. Siamo stati e saremo fedeli a questo principio. Credo che ammettere russe e bielorusse come atlete neutrali sia appropriato".

Certo, l'effetto è comunque limitato e Aryna Sabalenka l'ha fatto capire chiaramente dopo aver vinto l'Australian Open a gennaio. "Posso anche giocare senza bandiere, ma tutti sanno che sono bielorussa" ha detto.

Intanto, secondo quanto riporta la BBC, sarebbe sempre più vicino l'accordo con l'All England Club e la LTA, la Federtennis britannica per la riammissione di russi e bielorussi, come atleti neutrali e dunque senza bandiere associate al nome e senza inno in caso di trionfo, a Wimbledon e negli altri tornei in Gran Bretagna del 2023. 

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