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Il 2020 resterà nella storia come l'anno del Covid-19. Dopo un lockdown di cinque mesi, il tennis ha provato a ripartire. Con nuovi protocolli, senza pubblico, e mascherine su tutti i campi. Le conseguenze della crisi economica e sanitaria. A questo tema è dedicata anche la prima puntata di "2020 Reloaded ": all'interno il video integrale
di Alessandro Mastroluca | 30 novembre 2020
Coprono, proteggono, rivelano. Se ne vedono di nere, bianche, colorate, in tinta con le magliette. Sono il segno distintivo del 2020, l'anno della pandemia da Covid-19. Sono le mascherine, con cui i tennisti entrano in campo, con cui lo lasciano dopo la partita, che indossano ai cambi campo.
La mascherina diventa simbolo del tennis ai tempi del Covid-19 (tema della prima puntata di "2020 Reloaded" stasera alle 21.00 su SuperTennis). Riveste di normalità una situazione globale che normale non è.
Dopo cinque mesi di lockdown iniziato a marzo, subito prima di Indian Wells, il tennis è ripartito da Palermo, città di incontri e mescolanze. E' ripartito senza pubblico, e anche senza giudici di linea in qualche caso, vedi le ATP Finals. Si protesta lo stesso per le chiamate dubbie, però. Diventa un accessorio anche per lanciare messaggi: Rafa Nadal ha aggiunto il suol logo al Roland Garros, e poi un 20 a Bercy per celebrare il ventesimo Slam. Naomi Osaka, campionessa dello US Open, ha sfoggiato i sette nomi di neri vittime della violenza della polizia nei sette turni del torneo.
La mascherina, simbolo di questo 2020, diventa icona. Sintesi della volontà di difendere nell'eccezionalità una parvenza di normalità. E' la barriera tra fermarsi e continuare a giocare. E infati gioca, negli stessi stadi, negli stessi campi, con le stesse regole.
Si gioca dentro le mille “bolle”, una per torneo, che non sono nemmeno blu. E nemmeno il cielo è sempre più blu. Per qualcuno le maglie restano troppo larghe, se ne lamentava Noah Rubin sul suo profilo Instagram Behind the Racquet in cui illumina le storie di tennisti della seconda fila normalmente nell'ombra.
Proprio a New York è esploso il caso Paire. Galeotta fu una partita a carte con Richard Gasquet, Greoire Barrere, Edouard Roger-Vasselin e Adrian Mannarino. Paire, positivo, viene escluso. Mannarino rischia di non giocare l'ottavo con Alexander Zverev, per intervento superiore delle autorità sanitarie statali.
Zverev aspetta il verdetto guardando una partita su un lettino per massaggi in una delle suite trasformate in stanze d'hotel per i giocatori sull'Arthur Ashe. Alla fine si gioca, Zverev arriverà in finale e perderà da Thiem.
Paire parlava di “falsa bolla”, Kiki Mladenovic, a contatto con lui in allenamento, di “una prigione, di un incubo”. Per i giocatori, ha ammesso il coach Patrick Mouratoglou, non è stato facile adattarsi alla nuova situazione e a un calendario densissimo dopo sei mesi di pausa forzata.
Eroi mascherati: le foto dei tennisti a volto coperto
“Dal punto di vista fisico è stato uno degli anni più leggeri della mia carriera finora. Ma mentalmente è stato difficile. I fan danno così tanta energia – ha detto Thiem durante le ATP Finals -. È faticoso continuare a motivarsi per oltre due ore di partita. Così come non è facile avere una giornata così lunga, essere in una grande città come Londra o New York e non poterne trarre beneficio”.
Per i giovani, che da poco si sono affacciati sul circuito, l'adattamento potrebbe essere stato più facile. Per la naturale flessibilità che si associa all'età, ma non solo. L'ha spiegato bene Cori Gauff, la baby prodigio del circuito WTA che non ha ancora sedici anni e non può per ragioni anagrafiche disputare una stagione completa come le rivali. “Non so ancora come sia una stagione normale nel Tour” ha spiegato. Il confronto con quel che era prima, con quel che si è perso, pesa meno.
E' difficile anche stare in isolamento per venti giorni, ventiquattro ore al giorno, come ha spiegato Grigor Dimitrov, uno degli atleti contagiati dal coronavirus nel corso del 2020. “I conti sono presto fatti, ho passato da solo 5 mila ore. Per la testa ti passano un sacco di cose. E pensieri negativi ti vengono, per quanto forte tu possa essere mentalmente”.
La mascherina protegge, per quanto possibile, dalla rottura di un'illusione. Il Covid-19 frantuma l'illusione dell'atleta come invulnerabile guerriero, di fronte al suo essere semplicemente corpo attaccabile dal virus, la paura fa capolino e porta anche a scelte discusse come la fuga da San Pietroburgo di Sam Querrey (con moglie e figlio), di notte come in un romanzo di John Le Carré ai tempi della Guerra Fredda. Solo che come spia dietro le linee nemiche non sarebbe durato molto, perché si fa riprendere dalle telecamere di sicurezza dell'albergo.
Di fronte al timore per il virus, di fronte alla sfiducia verso il sistema sanitario locale in caso di ricovero obbligato, Querrey è fuggito. Dal suo punto di vista, ha protetto la famiglia. Il meccanismo del “prima noi e poi gli altri”, che scatta a livello individuale, familiare, nazionale non è solo sportivo. È una risposta conosciuta e frequente, per quanto inefficace, alle questioni che richiedono sguardi ampi e soluzioni integrate.
Il tennis, sport globale per eccellenza, si è scontrato ad ogni torneo con norme diverse delle nazioni in cui si giocava, con la difficoltà di armonizzare i protocolli da una settimana all'altra. Lo spiega Rohan Bopanna, numero 39 del mondo in doppio, ha giocato sei tornei in sei città diverse negli ultimi mesi. “E' stata un'esperienza molto dura viaggiare senza sapere cosa mi aspettava la settimana successiva Ogni compagnia aerea si regolava diversamente” ha detto a ESPN. “Una lasciava vuoti i posti di mezzo nelle file, altre no ma facevano viaggiare tutti i passeggeri con le mascherine. E ogni torneo aveva un grado diverso di controlli. Negli USA ad esempio, ci siamo presi da soli i campioni nasali.”
La difficoltà di combinare la tutela delle esigenze individuali e la necessità di una risposta di sistema è emersa in tutta evidenza sulle questioni economiche, come la redistribuzione dei prize money alla luce della contrazione dei montepremi. L'obiettivo di tutelare soprattutto i giocatori in posizioni non di vertice ha portato a far pesare la riduzione soprattutto sui vincitori, sui finalisti, su chi arriva in fondo al torneo.
E così, la mascherina come simbolo di questo 2020 rivela lo scarto fra le posizioni, fra le strade possibili per sentirsi protetti. O ancor di più tutelati. Nemmeno il Player Relief Program ha messo tutti d'accordo. Il fondo di oltre sei milioni di dollari creato da ATP e WTA, i tornei del Grande Slam e l’ITF è destinato ad 800 tra giocatori e giocatrici, di singolo e doppio. E' una misura di uguaglianza, privilegia chi ha meno e paga di più le conseguenze dell'inattività. Ma c'è chi dice no.
“Se stanno dando soldi anche gli Slam, allora questi soldi dovrebbero andare almeno a chi gli Slam li gioca. Se non ti qualifichi, non hai niente” ha detto Aliaksandra Krunic alla tv BTU.
La prossima sfida del mondo del tennis, per l'anno che verrà, è destinata a dividere. In fondo, sta già dividendo i giocatori: bisogna rendere o no obbligatori i vaccini anti-Covid nel circuito ATP, WTA o ITF? E negli Slam? Andy Murray è favorevole, Novak Djokovic più restio all'obbligo. “Vedremo che succederà, ma credo che tutti i giocatori alla fine accetteranno se volesse dire riportare il circuito alla normalità” ha detto Murray.
Il dibattito, che certo non riguarda solo il tennis, ci riporta all'uso e all'obiettivo delle mascherine. Servono a proteggere noi dagli altri e insieme gli altri da noi. Ogni soggetto può ritenere di venire prima, ma come in una partita di tennis dell'avversario c'è bisogno. È nella relazione che si delinea la strategia vincente, nella capacità di guardare il quadro d'insieme.
“Il mondo sta soffrendo tanto e noi siamo fortunati a poter giocare a tennis” ha detto Nadal durante le ATP Finals. “Dobbiamo dire ringraziare chi ci permette di lavorare. Stanno perdendo tanti soldi, ma comunque tengono in piedi il circuito”. Per continuare a giocare, finché le mascherine non saranno soltanto un ricordo. Una curva nella memoria.
IL TEMA DEL GIORNO
"2020 Reloaded" vi consentirà di ripercorrere con cadenza quotidiana i momenti chiave della stagione appena conclusa,: dalle imprese azzurre ai record di Djokovic e Nadal, dal ritorno di Azarenka alle sfide di Osaka, dall’assenza di Federer alla crescita di Sinner.
Trentadue racconti testuali al mattino sul nostro sito, trentadue appuntamenti televisivi, ogni sera alle 21 a partire da lunedì 30 novembre per approfondire, riflettere, rivivere con SuperTennis le grandi emozioni di questo anno unico e, a suo modo, indimenticabile.