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Il Paradiso di Iga non può attendere, anzi forse è già arrivato…

Col terzo trionfo al Roland Garros in 4 anni da aggiungere agli US Open, la polacca si aggancia già ai record delle più grandi. E, a soli 22 anni, con la sua determinazione e applicazione marcia verso il Gotha. Intanto come persona

di | 11 giugno 2023

Iga Swiatek con il trofeo del Roland Garros (Getty Images)

Iga Swiatek con il trofeo del Roland Garros (Getty Images)

Il suo terzo urrà al Roland Garros in 4 anni è tutto fuorché “irreale” come ha scritto sulla telecamera in campo. Del resto Iga Swiatek da Varsavia, viso acqua e sapone, atleta ideale con le stimmate di papà ex canoista all’Olimpiade di Seul ‘88, proprio nell’ultima trionfale corsa di Parigi ha anche lasciato il foglio bianco al momento della dedica.

Impacciatissima e insieme divertita da se stessa e dalla sua semplicità che necessita da tempo di una psicologa al seguito, Daria Abromowicz. Difficile aggiungere qualcosa ai numeri eccezionali di “cannibale” della 22enne polacca, una regina della classifica mondiale più veritiera della straripante e incontrollabile Naomi Osaka dalle esterne debolezze umane e della pur bravissima Ash Barty che, col suo delicato animo aborigeno, amava troppo la vita e l’Australia.

Swiatek, che paura: ma Parigi è ancora sua

Oggi è difficile trovare un’altra guerriera del circuito WTA così dedicata al proprio lavoro e così impegnata nella scalata all’Olimpo del tennis. Perché, sotto sotto, anche se non l’ammetterà, pur puntando direttamente alla cresciuta personale, umana e tennistica, pur lanciandosi alla conquista di nuovi territori, dopo la terra di Parigi (sul rosso in generale quest’anno è 18-0) e il cemento di New York - dove ha collezionato i suoi 4 Salam - punta all’erba di Wimbledon e al cemento nel calcio torrido di Melbourne.

E quindi, indirettamente, ma consciamente, vuole di più sempre di più. Anche perché ha avversarie anche forti che spesso la mettono in difficoltà e qualche volta la battono, come Rybakina, Sabalenka, Garcia e la nuova arrivata Muchova, ma che non hanno la sua costanza e continuità. Di una cosa è sicura: “Continuerò a lavorare giorno dopo giorno per giocare il meglio possibile e per svilupparmi come atleta. Non programmo nessun pazzo record o obiettivo. So che per me è fondamentale mantenere la calma E sto provando sempre più a farlo”.

 

SWIATEK COME HENIN

Intanto, ha confermato il titolo sulla terra di Parigi, nel Major più duro, dopo la mitica Justine Henin, che punta a quota 4 titoli a Porte d’Auteuil dopo aver agganciato a 3 Seles, Sanchez, Court e Serena (a 6 Graf, a 7 la primatista Evert che l’ha premiata sabato).

Più giovane pluri-vincitrice dopo Seles (1990, 1991, 2992), più giovane detentrice di 4 Majors da Serena (1999 US Open, 2002 Roland Garros, 2002 Wimbledon, 2002 US Open), più giovane a conquistare 7 titoli sulla superficie da Conchita Martinez.

Con un bollettino di guerra al Roland Garros impressionante: 28 partite vinte, ha perso solo con Halep negli ottavi 2019 e con Sakkari nei quarti 2021. E, col settimo urrà in 16 tornei ha portato la sua percentuale di successi al 43.8%: inferiore, nell’era Open, solo a Evert (68.6%), Court (52.5%) e Graf (50%).

Peraltro, scendo dal feudo rosso, Swiatek ha vinto il quarto Slam in altrettante finali com’erano riuscite solo Seles e Osaka. E, dal 4 aprile dell’anno scorso, quando è salita al numero 1 WTA - il 12 giugno saranno 63 settimane -, ha un bilancio vittorie-sconfitte Slam di 25-2 (in generale è 61-3), superando così Serena Williams, l’ultima con questi numeri.

Iga Swiatek bacia il trofeo del Roland Garros con la Tour Eiffel sullo sfondo (Getty Images)

IL FUTURO DI SWIATEK

Parigi è appena finita e la corsa all’erba di Swiatek è già cominciata. L’anno scorso soffrì già al secondo turno contro la 138 del mondo Lesley Pattinama Kerkhove e perse al terzo contro quella volpe di Alizé Cornet in due set troppo netti. Nel 2021, dopo il ko al secondo turno di Eastbourne contro Kasatkina, uscì a Wimbledon al quarto contro Jabeur, comunque lottando. Nel 2019, dopo le qualificazioni perse malissimo contro Ostapenko a Birmingham, al primo turno nelle qualificazioni di Eastbourne contro Stosur e all’esordio a Wimbledon contro Golubic. Ma non dimentichiamo che, ancora da junior, nel 2018, firmò il titolo di doppio al Roland Garros e ai Championships fece di più, trionfando in singolare. 

 

Del resto la sua espansione nel nome delle grandi per scalare l’Olimpo del tennis deve necessariamente passare attraverso il torneo più famoso, dov’è transitata anche la numero 1 della socialità rossa, Chris Evert, che ai 7 urrà a Parigi ha aggiunto 3 successi ai Championships in ben 10 finali.

Il profilo di Iga somiglia molto a quello di Rafa Nadal per la capacità anche di migliorarsi come atleta spingendosi sempre più in là anche nella scoperta di sé stesso come persona, e quindi come ambizioni.

Che, in partenza, in persone così umili, semplici, dirette e rispettose, sono più modeste ma poi crescono, magari quando si fermano un attimo nella corsa sfrenata del loro personalissimo Risiko e rileggono record e campioni che li accompagnano e si staccano nel corso della loro storia.

Perciò, a quota 4 Majors, restando nell’era Open, la semplicissima Swiatek non può non accorgersi che è già superiore come qualità e potenzialità, anche in virtù dei 22 anni, delle pari-quota Mandlikova, Sanchez, Clijsters e Osaka, e può decisamente puntare all’upgrating. Perché a 5 titoli ci sono Sharapova e Hingis, campionesse straordinariamente precoci che però non hanno avuto la carriera Slam che la polacca minaccia sulla scia della fantastica pioniera Aga Radwanska.

Poi, cammin facendo Iga avrebbe a quota 7 Henin e Venus Williams, ma anche la fantastica belga aveva nel fisico il suo deficit decisivo e la maggiore delle sorellone del tennis  non ha mai fatto il salto di qualità per vincere fuori dalle superfici più veloci. Insomma, il Paradiso l’attende a 9 urrà con la più sfortunata delle star del tennis, Monica Seles. Un traguardo raggiungibile.

Iga Swiatek con il trofeo del Roland Garros 2023 (foto Getty Images)

Anche grazie all’apertura mentale di una numero 1 che, chiamata ad esprimersi sull’invasione dell’Ucraina e  il rifiuto della stretta di mano a russe e bielorusse da parte di Svitolina e compagne, dichiara: “Il mio sostegno va a tutti gli ucraini, perché so che la loro situazione non è facile. Se fossi nei loro panni, non so se sarei in grado di competere, onestamente. Quindi li rispetto davvero, e voglio concentrarmi sul fare ciò che sarà giusto per loro. Questo è quello che posso dire, onestamente”.

Ecco, onestamente, ripetuto più volte. Magari non ce ne siamo accorti, ma Iga Swiatek è già nell’Olimpo. Onestamente. Ci aiuta una immagine che magari nel tourbillon dei su e giù, anche inspiegabili, spesso clamorosi, conditi da errori grossolani e perle straordinarie della finale contro la deliziosa Karolina Muchova, la regina ha fatto una cosa che un anno fa non avrebbe mai fatto. Sul 3-4, con la ceca al servizio che aveva appena messo giù un ace per andare 40-30, a un solo “15” dal ben più solido 5-3, Iga s’è cercata il punto a rete e ha chiuso la volée di dritto. Causando poi l’errore dell’avversaria, una smorzata piena di dubbi e di paura. Esattamente come il doppio fallo decisivo del definitivo 6-4. Gesti unici da campioni. Gesti che a Wimbledon sono indispensabili.

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