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Grande tecnica e varietà, Muchova è il simbolo della scuola ceca

Karolina Muchova ha sfoggiato un tennis creativo e vario fin da piccola. Chi gioca così ha bisogno di più tempo per emergere. La ceca rappresenta la forza della scuola ceca da sempre attenta alla tecnica

di | 10 giugno 2023

La finale del Roland-Garros 2023 è la 29ma nell'era Open con una giocatrice ceca o cecoslovacca in campo. Karolina Muchova prosegue una serie iniziata nel 1975 quando Martina Navratilova, che allora rappresentava la Cecoslovacchia prima del cambio di nazionalità e del passaggio agli USA, perse contro Evonne Goolagong all'Australian Open.

Muchova rappresenta al meglio una scuola tennistica che brilla tanto per continuità di risultati, ultimamente soprattutto nel tennis femminile, che per attenzione alla tecnica. Di suo, Muchova aggiunge la varietà di un tennis creativo, a tutto campo. "Già da piccola mi piaceva fare cose diverse, venivo a rete, giocavo palle corte" ha detto alla WTA la ceca, numero 43 del mondo a inizio Roland Garros. 

A Parigi ha eliminato all'esordio Maria Sakkari, testa di serie numero 8, e al secondo un'altra ex semifinalista del Roland Garros, l'argentina Nadia Podoroska. Poi ha via via eliminato Irina Camelia Begu, Elina Avanesyan e Anastasia Pavlyuchenkova, finalista nel 2021, senza perdere un set. E in semifinale ha completato la rimonta su Aryna Sabalenka da sotto 2-5 nel terzo set, dopo aver salvato un match point.

L'APPORTO DI FLIPKENS

Muchova ha condiviso il suo percorso a Parigi, e nelle tappe chiave di questa stagione, con la belga Kirsten Flipkens, che ha detto addio al singolare l'anno scorso ma rimane ancora nel circuito in doppio. La ceca l'ha voluta come consigliera d'eccezione quando iscritte allo stesso torneo. "Tutti l'hanno vista giocare e conoscono il suo stile. Sanno che non ha debolezze nel suo tennis, è solo questione di mantenere l'integrità fisica" ha detto alla WTA. "A inizio anno era numero 150, era un diamante che andava rifinito".

Flipkens ha espresso un concetto importante alla vigilia della finale. "Una giocatrice deve pensare alla palla da tennis e a nient'altro. Un coach deve cercare di togliere quanto più peso possibile dalle spalle dell'atleta. Più avanti vai in un torneo, e meno tempo puoi spendere a pensare a cose che non contano" ha detto.

Difficile, però, riuscire in campo a non pensare. Soprattutto se possiedi un tennis così vario come Muchova, con tante opzioni a disposizione su ogni palla. L'esperienza consente comunque di risparmiare energie cognitive.

"Quando sei una giocatrice da fondo, tiri un diritto, un rovescio e via. Al massimo fai cinque slice e due palle corte in una partita - ha detto Navratilova alla WTA -. Ma quando hai tante possibilità come Muchova allora ti serve più tempo per sviluppare il tuo tennis ed è bello quando tutti riesci a farcela".

La finale di Muchova non fa che rinforzare la passione tennistica di una nazione da dieci milioni di abitanti che ha festeggiato dieci vittorie Slam nell'era Open in singolare femminile e undici successi in Billie Jean King Cup (solo gli Stati Uniti vantano più titoli nell'albo d'oro della principale competizione a squadre del tennis femminile). "E' legato in parte alla cultura, perché abbiamo sempre avuto giocatrici in Top 100 e c'è un processo di emulazione permanente" ha detto all'Equipe Marketa Vondrousova, finalista al Roland Garros nel 2019.

Inoltre, come ha segnalato al quotidiano francese Barbora Krejcikova, campionessa a Parigi nel 2021, "non veniamo tutte da una stessa 'fabbrica'. Non c'è un centro, una scuola, dove sai che puoi mandare tuo figlio e che andrà bene". La varietà, dunque, non è solo la caratteristica del tennis di Muchova, ma di tutto un sistema nazionale che poggia su più centri, anche se i due aggregatori principali si trovano a Praga e Prostejov. L'attenzione alla pulizia dei gesti si vede anche nelle giovani che intanto si stanno affacciando sul circuito con l'obiettivo di emulare Muchova, Karolina Pliskova o Petra Kvitova.

All'inizio del Roland Garros, la Repubblica Ceca esprimeva le tre migliori Under 19 della classifica WTA: Linda Fruhvirtova, classe 2005, la sorella Brenda, di due anni più giovane, e Linda Noskova. Dopo Parigi si inserirà tra loro Mirra Andreeva, capace di raggiungere il terzo turno a Parigi.

Linda Fruhvirtova, già in Top 60, è senza dubbio la più in vista. Quest'anno all'Australian Open ha raggiunto per la prima volta gli ottavi in uno Slam e non ha intenzione di fermarsi. La sorellina, che è già numero 130 WTA a nemmeno 16 anni, a Melbourne ha invece giocato per la prima volta nel main draw di un Major superando le qualificazioni. 

Noskova, che in confronto alle altre sembra una veterana e invece ha compiuto 18 anni a novembre, è stata una delle primissime protagoniste della nuova stagione. E' infatti arrivata in finale ad Adelaide dove ha messo in fila Kasatkina, Azarenka e Jabeur prima di arrendersi alla Sabalenka. Insieme a Sara Bejlek, le quattro promettono di formare una generazione all’altezza di quella che fra 2011 e 2018 fu capace di vincere sei titoli in otto edizioni della Billie Jean King Cup.

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